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VACANZE, consigli per le.
Salvo casi eccezionali, non esiste nessuna indicazione medica che obblighi i genitori a dover portare i figli in particolari località di vacanza o, per esempio, a dover scegliere il mare anziché la montagna. Ai bambini fa bene stare all'aria aperta e i genitori possono andare dove vogliono.

I 10 consigli da dare ai genitori per le vacanze.
Ecco in ordine decrescente di importanza, 10 consigli da dare ai genitori:

        • Portare il gioco preferito del bambino.
        • Vivete la vacanza con il vostro bambino.
        • rispettate i ritmi del vostro bambino (soprattutto per i pasti e il riposo)
        • D’estate il bambino deve bere di più, a volontà.
        • sia al mare che in montagna applicate sulla pelle del bambino una crema solare ad alto fattore di protezione ogni 3 ore circa o ogni volta che si bagna.
        • lavatelo almeno una volta al giorno (per rimuovere il sale, la sabbia, ecc.) e ogni volta che è sudato.
        • fategli indossare indumenti di cotone per favorire la traspirazione.
        • vestitelo in maniera adeguata al clima, ricordando che sente il caldo come voi.
        • viaggiate nelle ore più fresche della giornata e fate soste frequenti (ogni due ore circa).
        • Mettete in valigia il libretto sanitario e il tesserino delle vaccinazioni.

VACANZA, DISTURBI DA.

Molti disturbi che i bambini presentavano quando andavano in vacanza venivano attribuiti al mare che li “rendeva nervosi” o al “mal di montagna”.

Una revisione scientifica della materia ha permesso di stabilire che i disturbi erroneamente attribuiti al mare o alla montagna in realtà sono dovuti al cambiamento di ambiente e la perdita, soprattutto per i bambini, dei loro punti di riferimento.
Un bambino su 4 quando va in vacanza presenta uno stress da adattamento, che provoca la comparsa di sintomi che possono simulare anche una malattia, ma non c’è da aver paura perché l’origine è solo psicologica, infatti, soprattutto i più piccoli, sono abitudinari e “conservatori” per cui lasciare la propria casa, la propria camera, i propri “riti” quotidiani gli può creare una tensione, che dà disturbi dell’organismo, che però scompaiono in pochi giorni, giusto il tempo di abituarsi al nuovo ambiente.

I sintomi

Ecco, in ordine di frequenza, i dieci disturbi e i relativi rimedi che si possono presentare durante i primi giorni di vacanza. In genere sono presenti soprattutto per i primi cinque giorni:

  • Cefalea (mal di testa). È il disturbo più frequente, si manifesta dopo che il bambino ha compiuto i sei anni, può essere riferito anche solo come sensazione di “pesantezza” o di “girar la testa”. In genere il dolore è avvertito alla nuca.

      Come antidolorifico si può usare il paracetamolo (vedi).
2)   Disturbi del sonno (insonnia e/o risveglio notturno e/o precoce al mattino): garantire un ambiente rilassante soprattutto durante le ore serali, mandare a letto il bambino o l’adolescente un po’ più tardi del solito, cioè quando “si chiudono gli occhi”, non ricorrere a farmaci
3)   Stipsi: mangiare frutta e verdura in abbondanza, bere molto. Non ricorrere ai lassativi
4)   Dolore addominale (“mal di pancia”): visita del medico se dura il dolore ininterrottamente per più di 30 minuti; se è inferiore attendere
5)   Facile affaticabilità, senso di stanchezza e svogliatezza, o al contrario irritabilità e irrequietezza: visita del medico se il disturbo dura più di 3 giorni
6)   Diminuzione dell’appetito: la presentano di più le femmine quando vanno al mare, ma nemmeno i maschi sono risparmiati: i genitori devono attendere che il bambino si adatti al nuovo ambiente e nel frattempo gli preparino cibi che gli piacciono di più, soprattutto freschi e invitanti. In genere è la sera a cena che si ottengono i migliori risultati. Mai forzare il bambino perché mangi “aspettare che passi”
7)   Dolore agli arti e al torace: se sono intensi, visita del medico, se lievi attendere
8)   Diarrea: è necessario bere molto, ma i pazienti non devono prendere di propria iniziativa nessun farmaco, né effettuare nessuna dieta: visita del medico se la diarrea dura da più di 5 giorni o le scariche sono più di 8 al giorno
9)   Difficoltà a respirare: andare dal medico se il bambino effettua più di 40 atti respiratori al minuto: Questi disturbi perciò non sono dovuti all’alta quota.
10) Vertigini: se si presentano più di una volta nell’arco di una settimana, consultare il medico: Questi disturbi perciò non sono dovuti all’alta quota.

VACANZE, FARMACI E ACCESSORI.
Cosa mettere in valigia. 
Per la scelta delle medicine da mettere in valigia non si deve lasciare nulla al caso, ma si deve pensare alle situazioni che si possono presentare durante le vacanze. Ecco le 10 più frequenti + le 5 se il bambino è molto piccolo

  • Un flacone di disinfettante, una confezione di garze sterili, cerotto a nastro, pera ferite o morsi di animali.
  • Ghiaccio secco istantaneo (sono prodotti che si acquistano in farmacia e che, con un movimento, diventano ghiaccio) per contusioni, distorsioni, ematomi, gonfiori
  • Paracetamolo  per chi ha meno di 12 anni, nimesulide per chi ha più di 12 anni da usare in caso di febbre o dolore.
  • per misurare la febbre non dimenticate mai di portare il termometro
  • uno sciroppo a base di destromotorfano in caso di tosse
  • crema protettiva da applicare prima dell’esposizione e una crema idratante ed emolliente come doposole
  • poiché il raffreddore può venire anche durante l’estate, è utile anche uno spray nasali senza vasocostrittore (va chiesto al proprio medico il nome del prodotto); chi, invece, è abbastanza “resistente” al raffreddore non ha necessità di portare questo farmaco
  • zanzare: prodotti repellenti da applicare sulla pelle, oppure gli altri “strumenti antizanzara”
  • tesserino sanitario: è bene non dimenticarsene mai per potersi rivolgere così alla guardia turistica o ad altri presidi sanitari
  • Numeri telefonici del pediatra e PS pediatrico
  • Chi parte con un bambino di meno di un anno ricordi che le cose veramente utili sono il lettino pieghevole, il seggiolino da applicare al tavolo per i pasti e il passeggino
  • due succhiotti e due biberon (di entrambi ne serve uno di riserva), nonché un’abbondante scorta di pannolini
  • Pannolini
  • Latte in polvere e thermos (se il piccolo è allattato artificialmente)
  • Qualche gioco.

VACCINAZIONI.
Le vaccinazioni obbligatorie sono quelle contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite virale di tipo B, le eseguono quasi tutti i bambini proprio perché “obbligati” per legge. Poi ci sono altre vaccinazioni definite “raccomandate” e sono quelle contro morbillo, parotite (sono gli orecchioni), rosolia, pertosse, varicella e meningite da emofilo. Queste vaccinazioni anche se non sono obbligatorie ne viene “raccomandata” l’esecuzione dai medici e dalle associazioni scientifiche perché si tratta di prevenire malattie importanti, in ogni caso la decisione finale di eseguire o meno la vaccinazione spetta ai genitori e una parte, nonostante che in molte regioni sia tutto gratuito, non fa vaccinare i figli. Su questa decisione influiscono soprattutto due motivi: chi ritiene che le malattie che si intende prevenire con le vaccinazioni raccomandate siano meno importanti delle altre, ma è un errore, perché per esempio il morbillo in un caso ogni mille determina meningoencefalite, oppure la pertosse è pericolosa nel bambino che ha meno di 6 mesi. L’altro motivo è che si ha paura delle eventuali complicanze che può dare il vaccino, ma anche questo è un errore infatti gli effetti negativi provocati dai vaccini sono sempre inferiori a quelli dovuti dalla malattia “vera”.
Calendario delle vaccinazioni (ecco lo schema di tutte le vaccinazioni da fare per tutta la vita)

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_4669_listaFile_itemName_0_file.pdf

VACCINAZIONI, OBBLIGATORIETÀ DELLE

Le vaccinazioni devono essere obbligatorie
Senza obbligatorietà dei vaccini non si raggiungerà mai la copertura vaccinale del 95% sufficiente a eliminare la relativa malattia. Il vaiolo è scomparso perché la vaccinazione era obbligatoria per legge. Al contrario il vaccino contro il morbillo, disponibile da quaranta anni, che è raccomandato, ma non obbligatorio, non viene effettuato da tutti i bambini, così la malattia è ancora presente e in alcuni casi ha determinato la morte del paziente.
Il motivo è duplice. Una parte di genitori non fa vaccinare i figli per negligenza, infatti in Italia, nelle regione del nord e del centro. Il 10% degli under 14 anni non accede spontaneamente a nessun servizio sanitario, perciò non praticano le vaccinazioni non obbligatorie. Altri, anche se in percentuale minore sono contrari alle vaccinazioni per disinformazione, paura o scelta ideologica.
In questa situazione per assicurare l'esercizio del diritto alla salute della popolazione si deve garantire la somministrazione dei vaccini per tutti e si può raggiungere l'intera popolazione che si ottiene solo rendendo obbligatorie le vaccinazioni.
Per questo, indipendentemente dall'appartenenza politica dei promotori, ho sempre appoggiato le iniziative a favore dell'obbligatorietà delle vaccinazioni e contestato quelle che intendevano abolirla, come faccio ora per la proposta del Ministero della salute e all' iniziativa a cui auguro la miglior riuscita, ma nello stesso tempo auspico che l'approvazione della proposta sia rapida, perché le uniche vaccinazioni pericolose sono quelle che non si fanno.

False controindicazioni alle vaccinazioni

Le  vaccinazioni  si  possono  fare  anche  in  questi  casi
‑ ha la tosse
‑ ha il raffreddore
‑ ha la congiuntivite
‑ ha arrossamenti sulla pelle
‑ ha solo qualche scarica di diarrea
‑ prende gli antibiotici o
‑ ne ha cessata l’assunzione da poco
‑ usa le pomate al cortisone
‑ la madre o qualche persona che vive vicino al bambino è incinta
‑ si fanno più vaccini contemporaneamente.
Tre domande e tre risposte
Non è preferibile “lasciar libera la natura” e far prendere in modo “naturale” queste malattie al bambino?
No! Perché molte di queste malattie che si intende prevenire possono determinare gravi conseguenze, pensiamo alla poliomielite ed anche i vaccini non obbligatori, per esempio quello contro il morbillo, prevengono complicanze di cui le più temibili sono quelle a carico del sistema nervoso.
Le vaccinazioni non obbligatorie sono meno importanti di quelle obbligatorie?
No! Attualmente le principali organizzazioni scientifiche le considerano tutte importanti e consigliano di eseguire, fra quelle non obbligatorie, quella contro la pertosse, la meningite (haemophylus influenzae di tipo B), morbillo, rosolia e parotite.
Si deve aver paura delle vaccinazioni?
No!, almeno per due motivi: il primo che i vaccini attualmente a disposizione sono sempre più perfezionati e perciò spesso non danno nessuna reazione e anche quando si verificano, sono in genere limitate a un rigonfiamento della sede della iniezione. Fra i vaccini non obbligatori quello che dà più spesso reazioni indesiderate è quello contro il morbillo, ma tutto, in genere, si limita a un po’ di febbre, che, peraltro, si manifesta in un numero limitato di bambini vaccinati.

I numeri a favore delle vaccinazioni.
  • In Finlandia in cui già dal 1982 viene praticata a tutti i bambini la vaccinazione contro morbillo, rosolia e parotite, non è stato mai riscontrato nessun caso di morte o di danno o invalidità permanente provocata dalla vaccinazione,
  • inoltre dal 1996 non si è avuto più nessun caso di morbillo, rosolia o parotite.
  • Al contrario è stato calcolato che se non si fosse fatta eseguire la vaccinazione in Finlandia, un paese che ha una popolazione 10 volte inferiore a quella italiana, in cui i bambini e gli adolescenti di meno di 14 anni sono 8 volte meno che in Italia, in un anno si sarebbero avuti 1000 casi di meningoencefalite e di orchite (è l’infiammazione dei testicoli) come complicanza della parotite e 50 casi di rosolia congenita che determina gravi malformazioni nell’embrione.
  • In base a una ricerca realizzata negli Stati Uniti, esattamente in Colorado, è stata valutata la probabilità di contrarre un’infezione quando ci sono soggetti vaccinati accanto ad altri non vaccinati. È stato calcolato che chi non ha eseguito la vaccinazione contro il morbillo ha una probabilità 22 volte superiore di contrarre questa malattia rispetto alla situazione in cui il virus non trovasse nessun soggetto vaccinato. Per chi non ha eseguito la vaccinazione contro la pertosse 6 volte in più. Ecco quanto rischiano i bambini che non vengono vaccinati contro queste malattie anche se i medici si “raccomandano”.

Deve essere ben chiaro il concetto che non eseguire i vaccini significa lasciare indifesi i bambini verso alcune malattie. Alcuni anni fa, una ditta produttrice di vaccini impostò una campagna propagandistica con lo slogan “vaccinarli è amore”: forse mai la pubblicità ha mandato un messaggio così vero.


Da ricordare
I vaccini possono presentare reazioni avverse, ma oggi sono sempre più tecnologicamente avanzati per cui gli effetti indesiderati sono sempre meno, inoltre mai nessun vaccino ha determinato complicanze superiori a quelle della malattia che si intende prevenire.

FREQUENZA  SCOLASTICA  E  VACCINAZIONI
IN  QUESTI  STATI È OBBLIGATORIO PRESENTARE IL CERTIFICATO DI VACCINAZIONE

 

asili nido - scuole materne

scuole elementari

scuole secondarie

università

centri di vacanze

Belgio
ab. 10.131.000

NO

-

Canada
ab. 25.263.000

NO

Francia
ab. 58.027.000

NO

Germania
ab. 81.553.000

NO

Gran Bretagna
ab. 58.276.000

NO

NO

Grecia
ab. 10.442.000

NO

NO

Italia *
ab. 57248.000

NO

Irlanda
ab. 3.577.000

NO

Lussemburgo
ab. 407.000

NO

Olanda
ab. 15.243.000

NO

Portogallo
ab. 9.912.000

NO

Spagna
ab. 39.170.000

NO

NO

Svizzera
ab. 6.454.000

USA
ab. 239.000.000

È obbligatorio presentare il certificato di vaccinazione per 98% della popolazione esaminata

* La circ. del 23-9-1998 del Ministero della Sanità e della Pubblica Istruzione ha stabilito che gli alunni della scuola dell’obbligo possono essere ammessi alle lezioni, anche se non hanno presentato il certificato di vaccinazione, ma questo non significa che le vaccinazioni non siano più obbligatorie, infatti il capo di istituto segnalerà alle USL i nomi degli alunni che non hanno presentato tale documento e se risulterà che non sono state effettuate le vaccinazioni verrà informata la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori
Solo in  questi  stati non  è  richiesto  il certificato di vaccinazione


Austria
8.040.000

NO

NO

NO

NO

NO

Danimarca
5.216.000

NO

NO

NO

NO

NO

Pertanto non è obbligatorio presentare il certificato di vaccinazione per 13.256.000 cioè il 2% circa della popolazione esaminata

VACCINI ANTIALLERGICI.
Vedi terapia desensibilizzante

VAGINA.
La neonata ha utero e vagina relativamente lunghi, le piccole labbra sono piccole, mentre le grandi labbra sono voluminose.
Nell’8% delle bambine, le piccole labbra sono chiuse fra loro e perciò non si può osservare l’imene che nel primo anno di vita è a forma di manicotto o di anello, ma dal secondo anno di vita in poi, si riduce e diventa a semiluna. Il clitoride alla nascita è relativamente voluminoso, ma le dimensioni normali fino a otto anni sono 5 mm x 3.
Questa situazione è definita come sinechie delle piccole labbra e corrisponde funzionalmente alla fimosi.
Le aderenze non vanno scollate manualmente dal medico, perché si tratta di un intervento inutile e molto doloroso, ma non si deve intervenire. Solo se creano problemi a urinare o danno forme infiammatorie si dovrà intervenire con una pomata a base di estrogeni.
Nella neonata possono esserci delle perdite dalla vagina bianche, striate di sangue, talvolta anche molto rosse e sono provocate dal fatto che non c’è più la stimolazione degli ormoni materni, come avveniva durante la gravidanza: questi fenomeni possono durare anche per sette-dieci giorni.
Si deve lavare spesso le neonate e le bambine, meglio se tutte le volte che si cambia il pannolino e, quando sono più grandi ogni volta che fanno «pipì».
Si deve lavare le bambine dal davanti all’indietro, perché le urine sono sterili, mentre le feci e l’intestino contengono normalmente batteri, che, facendo l’operazione opposta, potrebbero essere trasportati nella vagina determinando un’infezione delle vie urinarie o una vulvovaginite.
Quando la bambina inizierà a lavarsi da sola, i genitori dovranno insegnarle questa operazione e verificare che la facciano..
Le situazioni di rischio per la vagina sono:

  • Il primo sono le malattie trasmesse attraverso l’atto sessuale. La vagina(come pelle,bocca,intestino) è una di quelle strutture nell’organismo che in condizioni normali contiene dei batteri, ospiti che però sono così numerosi da stare stretti in modo che il nutrimento e  lo spazio, è poco per tutti, così le varie specie stanno in equilibrio perché nessuno può riprodursi in modo superiore alle altre. Durante l’atto sessuale però l’organo maschile può trasportarvi all’interno virus, batteri o funghi, non compresi tra quelli ospitati abitualmente e che pertanto possono determinare una malattia. Il più noto è il virus dell’AIDS che per fortuna non è molto frequente, inoltre ci sono altri agenti infettivi, meno conosciuti, ma al contrario ugualmente temibile perché spesso non sa di averli nemmeno chi effettivamente li può trasmettere attraverso l’atto sessuale. Dal 30 al 50% di tutte le infezioni dell’apparato genitale della donna sono provocate dalla Chlamydia trachomatis, ma ce ne sono molti altri, il Trichomonas vaginalis, la Candida albicans, l’Ureaplasma urealiticum, Herpesvirus. Anche in quei casi in cui i sintomi sono presenti sono abbastanza vaghi. In genere si tratta di bruciore o prurito vaginale o  secrezione bianca o giallastra . Nei casi più avanzati si può avere sanguinamento e dolore durante i rapporti sessuali. Per prevenire queste infezioni basterebbe usare il preservativo, ma in pochi lo fanno anche perché c’è l’erronea concezione che venga ridotta la sensibilità e quindi il piacere. Il preservativo infatti non è nato per essere un contraccettivo, ma solo un sistema di prevenzione delle infezioni. Purtroppo oggi lo usa solo una minoranza e vista la facilità con cui viene cambiato partner, soprattutto d’estate, classica per incontri occasionali, oggi si ha un’estrema diffusione di queste infezioni,peraltro in continua e vertiginosa ascesa.
  •  Un altro nemico della vagina sono i vestiti troppo stretti o attillati: mutandine intime o del costume troppo attillate, o di tessuto sintetico, pantaloni stretti, al primo posto i jeans. In questo caso il tessuto divarica le grandi labbra e provoca una irritazione meccanica delle piccole labbra. Si altera così quanto ha previsto la natura, infatti le grandi labbra della vagina dovrebbero proteggere l’interno più sensibile e delicato. Questa situazione può determinare perdite vaginali biancastre, marroni o verdognole, spesso maleodoranti. Talvolta vengono interpretate come forme infettive o dovute a mancanza di  igiene. In realtà si tratta di una pura e semplice irritazione, basta indossare abiti larghi, mutandine o costumi in cotone, di colore bianco (anche il colore può determinare irritazione) e usare una lavanda vaginale a ph acido (indicativamente intorno a 3,5).
  • Un altro elemento che può danneggiare la vagina sono le feci, anche in piccola quantità, pur se invisibile. Le feci possono trasportare dei batteri e dei parassiti. Infatti la vagina contiene alcuni batteri, che ci vivono dentro senza creare danni, mentre altre specie, come quelle appunto trasmesse dalle feci possono essere dannose e creare infezione. Al primo posto ci sono alcuni batteri e i parassiti intestinali. Questi agenti possono determinare una vulvovaginite infettiva oppure possono addirittura risalire nelle urine (non contengono in condizioni normali batteri o altri agenti infettivi perché sono sterili). Il sistema migliore di prevenzione è di ricordarsi sempre di lavarsi con un movimento della mano che passi prima dalla vagina e poi dall’ano, naturalmente è vietato il percorso inverso.

 

VARICELLA.

È provocata dal virus varicella zoster, indicato anche con le sigle VZV.

La varicella è la malattia infettiva esantematica più diffusa, infatti il virus che la determina è così leggero che può arrivare praticamente dappertutto, perciò, quando c’è un ammalato, vengono infettate anche persone che si trovano negli appartamenti accanto a quello del paziente, oppure bastano incontri brevissimi per essere contagiati.
Il contagio (Come si “prende” la varicella)
La madre, durante la gravidanza, non riesce a trasmettere gli anticorpi che proteggano il bambino, perciò, dalla nascita in poi, ogni momento è buono per “prendersi” la varicella, e proprio perché il virus si trasmette con facilità, la maggior parte delle persone l’hanno già contratta entro i primi dodici anni di vita.
Il contagio avviene sia attraverso le goccioline contenute nell’aria respirata sia attraverso il contatto della pelle infetta. Ma non si pensi di difendersi evitando chi ha già la varicella, perché il paziente inizia a divenire contagiante già due giorni prima che compaiano le tipiche eruzioni, quando, in genere, non presenta ancora nessun sintomo e sta bene.
Con queste informazioni si capisce perché, quando in una famiglia c’è uno con la varicella, tutti coloro che non l’hanno ancora contratta, sicuramente la prenderanno e l’attesa è lunga perché la varicella ha un periodo di incubazione che varia da 10 a 21 giorni.
Il piccolo ammalato, invece, può tornare a scuola, come è previsto dalle disposizioni ministeriali dopo 5 giorni da quando è comparsa la prima eruzione, ma è necessario presentare il certificato medico rilasciato gratuitamente dal proprio medico di famiglia.
Nonostante questi dati, non ci si deve allarmare perché la varicella è una malattia che guarisce senza dover prendere medicine, né creare complicanze. Crea problemi, mai gravi, solo se viene contratta nei primi cinque giorni di vita o nei bambini che abbiano malattie croniche o di lunga durata.

L’aspetto dell’eruzione

La febbre non è un sintomo utile alla diagnosi di varicella, perché può essere presente, alta o bassa, oppure mancare completamente.
Il prurito, in genere, compare quando già ci sono
le tipiche eruzioni sulla pelle, che perciò restano l’elemento caratteristico della varicella e che permettono, alla maggior parte dei genitori, di poter riconoscere questa malattia, infatti hanno un aspetto tipico, che passa attraverso quattro fasi ben evidenti:
1)    all’inizio si ha una piccola chiazza rossa, che spesso passa inosservata, perché rapidamente si forma nel centro una
2)    vescicola, cioè una raccolta di liquido chiaro e limpido in genere con un diametro di 1 o 2 mm che la fanno assomigliare ad una lacrima
3)    dopo circa 24 ore questo liquido non è più trasparente, ma diventa torbido e, dopo qualche giorno
4)    il liquido viene riassorbito e così, al posto della vescicola, si forma una crosta che, dopo molti giorni, cadrà senza lasciare cicatrici.
Le eruzioni della varicella non si formano tutte contemporaneamente, ma, per i primi 4 giorni, continuano a presentarsi sempre nuovi elementi sulla pelle, ognuno dei quali segue il percorso in quattro punti che abbiamo descritto.
La caratteristica della varicella, perciò, è quella di avere la presenza contemporanea di elementi nelle varie fasi di maturazione.
Dopo i primi quattro giorni non compaiono più nuovi elementi e quelli già presenti progressivamente si essiccano trasformandosi in crosta.
La cura
Esistono dei farmaci antivirali, molto efficaci, ma che sono riservati ai pazienti con malattie gravi, al neonato, all’adolescente o all’adulto.
In ogni momento del decorso della varicella è bene lavare spesso il bambino, compreso i suoi capelli, infatti, oltre che evitare le infezioni, si allevia anche il prurito che senza dubbio è il sintomo più fastidioso, per asciugare non si dovrà strofinare troppo e si dovrà usare una spugna morbida. Si devono tenere le unghie molto corte al bambino per evitare che grattandosi si lesioni eccessivamente la pelle.
Può darsi che per la prossima estate il bambino non si abbronzi uniformemente, perché in corrispondenza della zona in cui era presente la crosta, si veda una piccola zona, come un “puntino”, di pelle chiara perché non abbronzata. Non ci si deve preoccupare perché questa alterazione della colorazione della pelle sarà presente, eventualmente, solo per la prossima estate e poi la pelle “guarirà” completamente e l’abbronzatura tornerà ad essere uniforme.


Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Dopo 5 giorni dalla comparsa della prima vescicola.

VARICOCELE.
È la dilatazione delle vene a livello del funicolo spermatico, a livello dello scroto, che può provocare tumefazione e dolore. Poiché può causare sterilità, nonostante l’imbarazzo degli adolescenti all’ispezione dei genitali esterni è sempre bene eseguire una visita accurata sia in posizione supina che eretta, e, in caso positivo, fare eseguire anche un’ecografia.

VASCOLARIZZAZIONE.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: presenza di vasi sanguigni.

VEGETARIANI.
La dieta vegetariana.

È permessa

  • agli adolescenti dopo i 18 anni
  • agli adulti

perché possiedono nel fegato una sufficiente “scorta di vitamina B12 accumulatasi nei periodi precedenti in cui hanno mangiato ogni tipo di cibo. Le sacorte accumulate sono sufficienti a coprire il fabbisogno dell’organismo per alcuni anni: ecco perché in questa fascia di età la dieta vegetariana non crea danni.

È vietata

  • al bambino
  • all’adolescente fino al compimento del 18° anno
  • alla donna in gravidanza

perché in queste fasi si ha un rapido accrescimento e perciò una maggior necessità di calorie, proteine, vitamine (soprattutto vitamina B12) e minerali (soprattutto ferro). La dieta vegetariana può determinare uno scarso apporto di vitamina B12 e di ferro con il rischio di causare anemia e, mangiando meno grassi, può determinarsi una insufficiente introduzione di calorie. Vietata anche alla mamma che allatta
perché il bambino, essendo appena nato, non ha avuto la possibilità di accumulare nel proprio fegato la vitamina B12 e, se la mamma non gliela fornisce, gli manca e si può creare anemia.

VERDURA.

I bambini, come tutti gli esseri umani, dovrebbero mangiare verdura e frutta  sia a pranzo sia a cena perché sono gli alimenti più ricchi in fibra alimentare che offre innumerevoli vantaggi: vediamone i tre più importanti.

  • Il primo è la regolarità intestinale,infatti le fibre alimentari fanno aumentare la massa fecale,e  richiamano anche  acqua, perciò le feci procedono con maggior regolarità lungo l’intestino e così si evitano quei dolori addominali (“mal di pancia”) provocati dalle contrazioni dell’intestino che cerca di far procedere le feci.
  • Per lo stesso motivo le feci  verranno espulse con maggior facilità e così si eviterà la stipsi che si determina proprio quando c’è difficoltà a espellere le feci.
  • Le fibre alimentari nell’intestino favoriscono sia la formazione dei batteri “amici” soprattutto delle specie bacteroides e bifidobacterium, sia ne migliorano il metabolismo cioè il “funzionamento” e regolanoanche il ph dell’intestino. Tutte queste modificazioni favoriranno una buona   digestione per cui si eviteranno  tutti quei processi putrefattivi che determinano alitosi (alito maleodorante).

Ecco i tre importanti effetti positivi delle fibre alimentari che fanno evitare tre disturbi. Gli stessi disturbi descritti, visti dall’angolatura opposta possono essere il segno che il bambino non mangia frutta e verdura a sufficienza, perciò quando ha

    • stipsi,
    • spesso dolori addominali (“mal di pancia”) soprattutto avvertito nella parte sinistra e in basso dell’addome, o ha
    • alitosi (alito maleodorante), la prima cosa che i genitori devono osservare è se il bambino mangia sempre a pranzo e a cena la verdura e la frutta.

Spesso la risposta dei genitori a questo quesito è “non la vuole mangiare”, e qualcuno aggiunge “non gli piace”.
L’assunzione di fibre alimentari servono anche a ridurre il consumo dei grassi, infatti già a 10 anni si ritrovano strie di grasso nei vasi sanguigni, mentre a 15 ci sono già piccole placche aterosclerotiche. Anche per questo vanno usati grassi vegetali che sono meno “pericolosi” di quelli animali.
Non è vero, c’è sempre qualche tipo di verdura o di frutta che ai bambini piace. Sta ai genitori di scoprirlo.
Devono ricordare che non c’è un tipo di frutta o verdura che abbia tali caratteristiche da preferirlo e perciò farlo imporre rispetto a un altro.
L’elemento che deve portarci a una scelta è le preferenze e i gusti del bambino.
Lasciamo stare tutte le enunciazioni teoriche.
Si sa che i cibi a più alto contenuto di fibra alimentare, perciò in teoria da preferire sono la crusca al 100%, il germe di grano, i carciofi grandi, le more fresche, i fichi secchi o i datteri secchi, ma se non piacciono è inutile insistere. Invece se si guarda bene tra  i cibi che hanno un contenuto medio di fibre, si può trovare qualcosa  che piaccia al bambino.
Ecco fra quali si può scegliere: fagiolini freschi, fagioli e piselli secchi, legumi, piselli freschi, cavolfiore, radicchio, verza, rucola, zucca, zucchine, peperoni, broccoli, cavolini di Bruxelles.
Fra la frutta: avocado, frutti di bosco (eccetto le more), fichi, pere (con la buccia).
A parità di gradimento si sceglierà uno dei cibi che abbiamo indicato, però se il bambino preferisce altri tipi di frutta e verdura andranno preferiti questi ultimi. Il “trucco” per far mangiare frutta e verdura ai bambini è infatti quello di scegliere i tipi che preferisce.
Ancora prima di scegliere in base al gusto individuale ci sono tre elementi che condizionano il gradimento e l’accettazione di verdura e di frutta: la forma, la sicurezza e l’ambiente.

  • La forma: il bambino vuole sempre riconoscere ciò che mangia, perché non ha ancora la possibilità di eseguire operazioni mentali complesse di poter immaginare che per esempio una zucchina viene tagliuzzata in tanti pezzettini, che mischiati ad altri diventano uno sformato. Per questo vuole riconoscere ciò che mangia, allora sono graditi  piselli, zucchine tagliate a fettine, insalata a foglie, anche se tagliata in pezzi grandi, oppure pomodori a pezzi. Lo stesso discorso vale anche per le patate (vanno bene anche quelle fritte). Stessa logica nella scelta della frutta, piacciono i mandarini perché ogni spicchio ha una forma ben precisa, lo stesso vale per le banane, gli spicchi di mela o pera, l’uva. Per questo la verdura fritta o con salse non è mai ben accetta perché il bambino non capisce esattamente cosa stia mangiando in quanto il cibo risulta “nascosto”.
  • Sicurezza: ai bambini non interessa tanto il rischio di contaminazione dei cibi, mentre sono molto attenti alla “comodità” per mangiarla, perciò è meglio se la frutta non ha i semi o la buccia (è tollerato un nocciolo, tanto si riconosce e lo si elimina facilmente), inoltre non  devono far troppa fatica  a masticare (è appurato che i bambini masticano troppo poco tutto il cibo). Per questo si deve scegliere sempre verdura e frutta che si mangi “senza troppa fatica”: le zucchine  per esempio piacciono sia  perché se ne riconosce la forma, sia perché con una masticata si manda giù  tutto.
  • Ambiente:in questo caso c’è una sola indicazione;grandi e piccoli devono sempre mangiare gli stessi tipi di frutta e verdura. Avere lo stesso cibo dei “grandi” per i piccoli è un irresistibile stimolo a mangiare!

VERGINITA’ IMMUNOLOGICA.
Si chiama “verginità immunologica”, la presentano i bambini dopo i primi mesi di vita, quando esauriti gli anticorpi trasmessi dalla madre, si trovano senza più difese contro i più comuni agenti infettivi. Ogni contatto con i vari tipi di virus e batteri provocherà la formazione di anticorpi che resteranno a lungo, evitando che il bambino si ammali,ma è  inevitabile però che “la prima volta” il bambino si ammali,per questo nel bambino di meno di sei  anni sono attese fino a sei  infezioni all’anno.

VERRUCHE.

Le verruche sono tumori benigni della cute e che per giunta si “attaccano” cioè sono contagiose e si possono trasmettere da una persona all’altra. Però si può stare tranquilli perché non diventano mai “maligne”, sono facili da curare e da eradicare, anzi, spesso spariscono da sole. Le verruche sono causate da un virus a DNA, il Papillamavirus umano del tipo Papova, fra i più piccoli di questa categoria. Il virus penetra con maggior facilità quando la pelle è macerata, come avviene in piscina o in chi si morde le unghie.

Le verruche possono essere localizzate al dorso delle mani, e sono le più frequenti, alle ginocchia, al volto, ai piedi, all’apparato genitale, dove prendono il nome di conditomi acuminati.
I vari tipi di verruca e perciò le diverse localizzazioni sono dovute ognuna da un differente tipo del virus Papova.
Le verruche a carico del dorso delle mani sono le più frequenti: colpiscono soggetti da 10 a 20 anni, si presentano con l’aspetto di un bottoncino rilevato di colore che va dal rosa al marrone, con un diametro variabile da 1 a 5 millimetri; la superficie è liscia all’inizio per divenire poi rugosa.
Le verruche piane sono più piccole delle precedenti, hanno un colore che va dal rosa al marrone, più frequentemente sono localizzate al volto. Questo tipo ha una maggior tendenza alla regressione spontanea, che fa in tempi abbastanza rapidi (in pochi mesi).
Le verruche della pianta del piede sono più grandi e di colore più scuro rispetto alle precedenti: tendono a confluire fra loro dando un tipico aspetto a mosaico.
Le verruche della pianta del piede e quelle vicino alle unghie provocano dolore, le altre generalmente no.
Un tipo particolare di verruca, il condiloma acuminato è localizzato nella zona genitale e anale e può essere trasmesso anche tramite i rapporti sessuali.
Abbiamo detto che le verruche “attaccano”, non solo si possono trasmettere da una persona all’altra, ma lo stesso individuo se le può trasportare da una parte all’altra dell’organismo. Il contagio comunque è basso perché è condizionato da molti fattori. Semmai bisogna stare attenti alle verruche della pianta del piede che possono essere trasmesse con facilità in piscina o dove si cammini a piedi nudi.
La cura.
Conviene sempre attendere una eventuale regressione spontanea che avviene in media nel 70% dei casi entro 2 anni e nel 90% dei casi dopo 5 anni, perché il sistema immunitario riesce a eliminarle da solo. Quando non avviene la regressione spontanea le verruche possono essere asportare chirurgicamente, oppure si può praticare la crioterapia, l’elettrocauterizzazione, la laserterapia.

VESCICOLE.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice:“bollicine”.

VIAGGI INTERCONTINENTALI.
Che cosa fare  prima della partenza
l   Se si va in zone dove è presente la malaria (ci si informa attraverso la USL) si devono assumere farmaci che vanno iniziati una settimana prima della partenza e continuati 4-6 settimane dopo il ritorno.
l   Vaccinazioni: andranno effettuate preferibilmente alcune settimane prima della partenza, in modo da avere la massima protezione.
l   Utili in tutti i casi i vaccini contro epatite B e tetano.
l   Vaccino contro tifo ed epatite A quando si va in zone con cattive condizioni igienico-sanitarie, soprattutto chi va in Africa, Asia, America Centro Meridionale, Europa dell’Est e alcune zone del Mediterraneo.
l   Febbre gialla: chi va in alcune zone dell’Africa e del Sud America
l   Colera: viene richiesto raramente, perché il vaccino è poco efficace e il rischio di contrarre la malattie è basso.
Durante il soggiorno
l   Nelle zone malariche dormire in ambienti con aria condizionata o zanzariera, usare i sistemi chimici o con luci che allontanano le zanzare e, quando siamo all’esterno, soprattutto all’alba e al tramonto, applicare, sulle parti di pelle scoperta, i prodotti repellenti.
l   Per i cibi evitare tutti quelli crudi.
l   Evitare tutti i cibi manipolati da altri, per esempio creme, maionese, macedonia.
l   Frutta, solo se può sbucciare al momento del pasto
l   Bibite, solo se sigillate.
l   Niente ghiaccio.
Attenzione alle zanzare:il rischio è che la relativa disinvoltura che si acquisisce nel nostro paese si mantenga anche quando si va in altri continenti, soprattutto Africa, Asia, America Centrale o Meridionale. Infatti in queste regioni le zanzare possono trasmettere, oltre alla malaria, altre gravi malattie, alcune forme di encefalite (per esempio l’equina orientale o quella di  St. Louis) o vari tipi di febbre talvolta anche con emorragie e invece si nota che gli italiani che si recano in queste regioni effettuano alcuni solo 1) un primo livello di prevenzione con i vari tipi di farmaci antimalarici (vedi box), 2) un numero minore si cautela ulteriormente cercando le camere con l’aria condizionata che impedisce il volo delle zanzare o fanno attenzione all’uso delle zanzariere, ma pochissimi 3) si applicano sulla pelle gli appositi repellenti per impedire di essere punti quando escono all’aperto, soprattutto al tramonto e all’alba, che sono i periodi in cui maggiormente le zanzare sono più attive.
Si deve ricordare, invece, che questi tre interventi di prevenzione sono tutti egualmente validi e importanti.

VIDEOGIOCHI.

Il rischio è duplice, i giochi violenti fanno divenire aggressivi e usarli troppo incide negativamente sia sul fisico che sulla mente, chi guarda complessivamente per più di due ore al giorno televisione, computer o videogiochi presenterà mal di testa, dolori al torace, all’addome, nausea, si affaticherà con facilità.

Il rischio di perdere l’autostima: quando si usa un videogioco, si intraprende una gara contro una macchina che non sbaglia mai e questo può far perdere autostima (la stima in se stessi) da parte del giocatore che perde quasi sempre.
Un altro rischio è l'incitamento alla violenza: si ha con quel tipo di giochi definiti “sparatutto”, dove vince chi al termine del percorso sarà riuscito a uccidere il maggior numero di avversari, oppure superare vari tipi di conflitto a fuoco. Il rischio è di abituare i bambini e gli adolescenti alla violenza, a risolvere i problemi, anziché con il ragionamento, con la sopraffazione.
Che cosa fare
Spiegare ai figli che non è bene ricorrere alla violenza per risolvere i problemi, ma che, come fanno i genitori, è importante cercare la soluzione in modo “pacifico” usando le idee e il ragionamento, anziché la violenza e la sopraffazione.
Poiché li usano tutti, il bambino o l’adolescente che non li conosce si sente emarginato e diverso dagli altri, ma è importante seguire 10 regole e accorgersi di 5 segnali di allarme che potrebbero indicare che i videogiochi “stanno facendo male”.
Istruzioni per l’uso: 10 regole per i genitori
1)   Spiegare al figlio che il videogioco “non sbaglia mai”: si evita così che perda la stima di se stesso (si chiama autostima), perché contro il videogioco non vince quasi mai
2)   Non deve mai passare più di due ore al giorno fra guardare la televisione e giocare con il videogioco
3)   Si devono creare alternative a Tv e videogiochi con giochi diversi e invitando in casa i coetanei, per esempio i compagni di classe anche a giocare insieme con il videogioco
4)   I genitori si devono interessare e qualche volta giocare con i videogiochi insieme ai figli: si evita così di creare una barriera fra gli interessi dei grandi e dei piccoli
5)   Rispettare i videogiochi del figlio: per lui sono una cosa importante e perciò i genitori ne devono avere cura quando per esempio spolverano o riordinare le stanze.
6)   Non far mangiare mai il figlio mentre usa un videogioco: se lo fa durante i pasti principali si esclude dalla conversazione familiare, negli altri casi si potrebbe incrementare il fuori pasto che è dannoso perché fa introdurre inutili calorie
7)   Non lo deve usare nemmeno prima di addormentarsi; l’attività mentale potrebbe disturbare il necessario rilassamento indispensabile per il sonno
8)   Mai prima di andare a scuola: si potrebbe svegliare presto o saltare la prima colazione per dedicarsi al videogioco
9)   Mai come premio o punizione: si darebbe al videogioco un’importanza superiore a quella che effettivamente ha
10) In ogni caso il tempo dedicato ai videogiochi non deve occupare quello dell’attività sportiva che deve essere almeno di 5 ore alla settimana
I 5 segnali di allarme
Quando si presentano una o più di queste 5 situazioni significa che il videogioco sta iniziando a far male, soprattutto perché il bambino o l’adolescente presenta un disagio e tende a rinchiudersi in se stesso, in un “piccolo mondo” costituito in gran parte dai videogiochi
1)   Presenta mal di testa (è dovuto alla tensione e non è “stanchezza visiva”), mal di pancia, dolori agli arti.
2)   Ha difficoltà ad addormentarsi alla sera, si sveglia di notte o troppo presto al mattino
3)   Tende ad isolarsi dagli altri, è taciturno, dice ogni tanto frasi del tipo “a me non mi riesce”, “non ci provo perché non ne sono capace”, “sono uno stupido”…
4)   Ha presentato un calo del rendimento scolastico: non è perché passa troppo tempo con il videogioco, ma è il disagio che non lo lascia libero di dedicarsi allo studio e il videogioco è una fuga dai problemi
5)   Lo chiama un amico per giocare insieme e lui declina l’invito più di 2 volte in un mese: è il segno che preferisce star solo che con i coetanei.

VIE DI SOMMINISTRAZIONE DEI FARMACI.  
(vedi Farmaci)

VISITA MEDICA ATTESA

I genitori in attesa  che il bambino venga visitato dal medico, non devono mandarlo a scuola quando:
-     ha la febbre superiore a 37,5°C
-     ha tosse incessante (più di 15 colpi in un’ora)
-     piange per più di un’ora
-     ha difficoltà a respirare (compie più di 40 respiri al minuto)
-     è particolarmente irrequieto o sonnolento
-     ha diarrea
-     ha vomitato più di due volte in 24 ore
-     mangia con difficoltà e ha una abbondante salivazione
-     ha una congiuntivite purulenta (occhi con secrezione giallognola)
-     sulla testa si vedono pidocchi.

Ecco quanto si può attendere a consultare il medico.


SINTOMI

CARATTERISTICHE DA OSSERVARE

QUANTO ATTENDERE O COSA FARE

Febbre

inferiore a 38,5°C
superiore a 38,6°C
se il paziente non riesce a camminare, né a stare in piedi

24 ore
l         colloquio telefonico con un medico o, se è impossibile,
l         visita

  • visita urgentissima, ridurre al minimo l’attesa

Tosse

diurna e/o notturna; secca o produttiva
quando il bambino effettua più di 50 respiri al minuto se ha meno di 1 anno o 40 se ha più di 1 anno o ha difficoltà a respirare

48 ore

visita urgente

Vomito

fino a 3 episodi al giorno
da 4 a 6 episodi al giorno
oltre 7 episodi al giorno

48 ore
24 ore
visita

Diarrea

se si vedono tracce di sangue e/o il bambino effettua più di 8 scariche al giorno

 

in tutti gli altri casi

l         colloquio telefonico con un medico o, se è impossibile,
l         visita
48 ore

Dolore addominale

se dura ininterrottamente per più di 1 ora o aumenta quando il bambino si muove
in tutti gli altri casi

Visita
48 ore

Mal di testa

In tutti i casi

48 ore

Mal d’orecchie

se dura costante per più di 3 ore o fuoriesce liquido e/o sangue dall’orecchio
in tutti gli altri casi

visita
24 ore

Eruzioni cutanee

se associate a febbre superiore a 38°C

 

 

In tutti gli altri casi

l         colloquio telefonico con un medico o, se è impossibile,
l         visita
48 ore

Congiuntivite

In tutti i casi

48 ore

 

VISTA.
I processi visivi sono molto sviluppati nei primi mesi di vita; per la percezione è importante il contrasto: il bambino fissa meglio lo sguardo su un oggetto a strisce bianco-nere che su uno grigio; il movimento: il bambino preferisce seguire un oggetto in movimento.
A 1 mese iniziano a svilupparsi maggiormente i movimenti e le funzioni degli occhi.
ð   Si guarda intorno.
ð   Fissa un oggetto che gli sta davanti.
ð   Guarda le persone che gli stanno intorno, in particolare il volto.
ð   Segue con gli occhi, anche se per poco tempo, una sorgente luminosa o un oggetto in movimento.
Dai 2 mesi in poi lo stimolo visivo è la faccia umana; a 3 mesi il bambino ha il senso della profondità: a un viso in fotografia preferisce un viso tridimensionale. L’acutezza visiva a 1 anno è di 3-4 decimi, a 3 anni è di 10 decimi.
Acutezza visiva nel bambino.
Crescendo i bambini, ci vedono sempre meglio, infatti il complesso meccanismo che permette la visione si perfeziona e si allena sempre di più. Ecco, allora, come aumenta


Età in anni

Ecco l’acuità visiva

1 anno

5/10

2 anni

7/10

4 anni

9/10

9 anni

12/10

16 anni

16/10

Il calendario della vista


I° mese

II° mese

III° mese

IV° mese

V° mese

Reagisce, fissa e segue per brevi istanti una fonte luminosa

Si guarda intorno. Fissa un oggetto. Quando guarda il volto di una persona, rallenta le proprie attività

Segue gli oggetti per un raggio di 180°, cioè quanto può fare stando disteso. Ha le percezioni dei colori

Fissa la propria mano e ne segue i movimenti. Osserva con maggior interesse il volto della persona se gli sorride

Guarda il giocattolo che tiene in mano ed è in grado di portarlo alla bocca. Se vede un giocattolo muove le braccia per afferrarlo.

Ecco come usa gli occhi
Gli esami “fatti in casa”
Per valutare se le pupille sino in asse o meno, cioè il bambino “storca gli occhi”, lo si deve porre di fronte a una sorgente luminosa, meglio una finestra, ma va bene anche una lampada, poi si osserverà il punto in cui si riflette la luce, che dovrebbe essere il centro dell’occhio, ma lievemente spostato verso il naso: dovrà essere uguale sia per l’occhio destro che per l’occhio sinistro. Se dovesse cadere in due punti diversi, ci si deve accertare se la luce arrivi frontalmente, cioè esattamente davanti al bambino. Se l’asimmetria persiste si deve riferire il sospetto al proprio medico.
Test dell’occhio coperto.
Questo esame serve per osservare se il bambino guarda con tutti e due gli occhi. Nella grandissima maggioranza dei casi, quando il bambino “storce gli occhi”, lo fa perché guarda con l’occhio che tiene “diritto”, mentre quello “storto” può guardare “dove vuole”, perché è “pigro” e allora fa il “furbo” e fa lavorare quell’altro occhio. Quando il bambino guarda con tutti e due gli occhi, si vedrà quello pigro “storto”, tanto a “lavorare” ci pensa l’altro. Quando, però, l’altro occhio è coperto, sarà costretto a fare tutto da solo, e perciò dovrà “raddrizzarsi” perché, anche se “pigro”, dovrà guardare.
L’esame, che possono fare anche i genitori:
l         consiste nel coprire con una mano l’occhio “dritto”, cioè quello che “lavora”
l         e così si dovrà vedere che l’occhio che è “storto” si raddrizza.
Poi andrà coperto l’altro occhio. L’esame andrà ripetuto due volte, prima facendo osservare al bambino un oggetto da vicino, alla distanza di 30-40 cm, poi uno lontano che si trovi a 5-6 m.

Per misurare la vista   
Un bambino, dai 3 a i 5 anni, ha una acuità visiva di 9/10. Solo se l’acuità è inferiore ai 6/10 per ciascun occhio, si deve sottoporre il bambino ad una visita oculistica.
La misurazione della vista  la può eseguire qualunque genitore, usando le lettere  riportata di seguito nelle tre pagine successive che andranno stampate rispettando il formato di un A4,cioè dovranno occupare un intero foglio della stampante.
I fogli andranno posti in orizzontale  andranno poste a una distanza di 5 metri  dal bambino in una parete ben illuminata.
Se a questo esame si vuole aggiungere anche una componente di gioco, si possono stampare e ritagliare  le lettere che ho  riprodotto di seguito, si potranno  ritagliare, darle in mano al bambino e dirgli di cercare quella uguale sul foglio attaccato ala parete.
È bene prima fargli osservare le lettere con ambedue gli occhi e poi con ognuno singolarmente, coprendo l’altro occhio con la mano, per esempio della mamma. Se non riesce a riconoscere o a leggere le lettere, che corrispondono all’acuità visiva di 6/10 si deve  riferire questa osservazione al proprio medico.

VITAMINA A.
È considerata una vitamina capace di prevenire  e combattere le infezioni, soprattutto le forme più frequenti, quelle a carico dell’apparato respiratorio e intestinale. Anche in questo caso il bambino inappetente o l’adolescente e l’adulto che “fanno la dieta” potrebbero introdurne una quantità troppo bassa e perciò ammalarsi con più facilità.
Ecco la quantità di vitamina A da assumere ogni giorno

 

Età  in anni

Fabbisogno giornaliero
(g di retinolo)

0,5-1

350

1-3

100

4-6

130

7-10

150

Maschi

11-14

600

da 14 in poi

700

Femmine

da 11 in poi

600

Ecco dove si trova la vitamina A (i valori sono riferiti a 100 gr di alimento commestibile): principalmente si trova in frutta e vegetali.

Fegato bovino e suino                                   g 16500
Carote                                                          g 1148
Tuorlo d’uovo                                             g  640
Zucca gialla                                                 g  599
Radicchio verde                                           g  542
Mascarpone                                                g  430
Gorgonzola                                                  g  420
Agretti                                                        g  392
Albicocche                                                  g  360
Pecorino                                                     g  280
Bietole                                                        g  263
Cachi                                                          g  237
Lattuga                                                       g  229
Foglie di broccoletti di rapa                           g  225
Cicoria                                                        g  219
Invidia                                                        g  213
Melone                                                       g  189

VITAMINA D. 
Le radiazioni ultraviolette contenute nei raggi solari sono il principale (quasi esclusivo) sistema di far produrre la vitamina D all’organismo, infatti gli alimenti ne forniscono una quantità trascurabile. La vitamina D è essenziale per l’organismo perché è l’unica sostanza che può stimolare l’assorbimento intestinale del calcio, introdotto con gli alimenti, che è un minerale essenziale per l’organismo soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza quando si formano le ossa. Se il calcio  è insufficiente le ossa si formeranno con poco “cemento” e nelle persone anziane e nelle donne dopo i 50 anni si determinerà l’osteoporosi, per cui le ossa diventeranno più “fragili” e soggette a fratture. L’unico modo efficace di prevenire l’osteoporosi è fare in modo che si formino, durante l’infanzia e l’adolescenza, delle ossa ricche in calcio che perciò risultino “forti”.
Un primo elemento che condiziona la tendenza ad avere ossa “deboli”, cioè la predisposizione all’osteoporosi è trasmessa dai genitori cioè è condizionata da motivi genetici, ma non si può certo scegliere la famiglia in cui nascere, mentre altri tre elementi importanti possono essere condizionati dall’individuo e sono rappresentati dall’assunzione del calcio, l’attività fisica e lo stile di vita.
La mineralizzazione, (cioè la formazione) delle ossa  raggiunge il massimo, nelle femmine, a 15 anni e nei maschi a 18-19: dopo rimarrà stabile per alcuni decenni, poi inizierà a diminuire, nelle donne dopo i 50 anni, negli uomini più tardi.
Che cosa fare

  • Sole. Da aprile  alla fine di ottobre, i raggi solari sono in grado di stimolare la produzione di vitamina D. Nei mesi successivi verranno utilizzate le scorte accumulate durante la primavera e l’estate. Non è necessario stare immobili al sole per ore, basta che i bambini e gli adolescenti stiano all’aria aperta. Per avere un termine di confronto per raggiungere la quantità minima necessaria per la produzione di vitamina D per l’organismo è sufficiente che bambini e adolescenti indossino una comune maglietta, cioè esponendo al sole mani, braccia e volto per 10-15 minuti 2-3 volte la settimana.
  • Sport. Sono da scegliere quelli che sottopongono lo scheletro al maggior “lavoro” possibile cioè in cui il peso si scarica proprio sulle ossa,per esempio  la corsa, il salto, l’atletica, la ginnastica artistica,ma sono discipline non particolarmente graditi a bambini e adolescenti. Si può scegliere allora,perché vanno ugualmente  bene,  il calcio, che è il più preferito dai maschi e  la pallavolo che lo è per  le femmine. Questi due sport che  si praticano all’aria aperta offriranno un doppio vantaggio. Meno efficaci sono invece  il nuoto e il ciclismo proprio perché hanno un ridotto carico sulle ossa.
  • Stile di vita. Fumare e bere alcolici rendono le ossa fragili, come pure introdurre troppe proteine animali, per esempio mangiare la carne più di 4-5 volte la settimana(è bene non mangiarla tutti i giorni,ma alternarla 2 o 3 volte con il pesce)  e alimenti  troppo ricchi in sodio come insaccati o cibi molto salati. Anche il caffè favorisce l’osteoporosi soprattutto quando sostituisce il latte, infatti è stato dimostrato  che il cappuccino anche se  fa assumere solo  un “pizzico” di calcio , alla fine si nota la differenza.
  • Prima colazione. Purtroppo bambini e adolescenti assumono solo il 60% del calcio di cui hanno bisogno. L’errore inizia al mattino con la prima colazione che è un pasto importante della giornata perchè fornisce all’organismo sia  l’energia, dopo il digiuno notturno, sia una buona parte  del calcio necessario. Purtroppo spesso la prima colazione viene consumata in fretta,talvolta  addirittura saltata. e il latte sostituito da tè, succo di frutta o merendine preconfezionate.

È invece facile introdurre la quantità giusta di calcio. Sono sufficienti,ogni giorno,  300 cc, perciò una tazza di latte, 30-40 g di formaggio, che corrisponde a una fetta media, e uno yogurt. Particolarmente ricco di calcio è il parmigiano che è molto gradito a bambini e adolescenti.
Il percorso.
1) nella pelle
l’assorbimento di vitamina D attraverso l’intestino è scarso perché è contenuta solo in alcuni pesci di acqua salata come sardine, sgombri, aringhe, salmoni e negli oli di fegato di alcuni pesci.
La sintesi maggiore di vitamina D si ha nella pelle, dove i raggi ultravioletti fanno trasformare un derivato del colesterolo in previtaminaD3, che, con la temperatura della pelle, in 2-3 giorni diventa vitamina D3 (è chiamata anche colecalciferolo). Dalla pelle viene riversata
2) nel sangue
dove, trasportata da una proteina (si chiama DPB), arriva
3) nel fegato
e viene trasformata in calcifediolo (25-idrossicolecalciferolo) che è la sostanza di “pronta disponibilità” che viene immessa
4) nel sangue
in cui circola legata a una proteina (è una globulina) e a cui l’organismo attinge quando ne ha bisogno, in questo caso viene trasportato
5) nel rene
dove viene trasformato in calcitriolo (1,25-didrossicolecalciferolo) che è la sostanza che l’organismo può utilizzare direttamente e che è considerato il vero ormone che agisce sul metabolismo del calcio in tre sedi:
A) Nell’intestino: aumenta l’assorbimento di calcio
B) nel rene: fa “recuperare” il calcio dall’urina

C) Nell’osso: favorisce sia il deposito che il riassorbimento del calcio

VITAMINE.

In quali alimenti sono presenti.

Carne: B2, B6, Niacina, B12,
Fegato: B1, B2, B6, Niacina, B12, acido pantotenico, acido folico, H, A, D, K.
Uovo: B1, B2, B6, B12, acido pantotenico, H, A, D.
Latte: B1, B2, niacina, B12, acido pantotenico, A
Formaggio: B2, B12, A.
Verdura a foglia verde: B2, niacina, acido folico, E, K
Verdura: B1, pantotenico, A
Pesce: B2, niacina, B12
Legumi: niacina, acido pantotenico, E
Cereali: B2, B6, niacina, acido pantotenico, acido folico, H, E.
Frutta secca: niacina, acido folico, H, E
Frutta: B1, A, C (agrumi, fragole, meloni)
Fagioli: acido folico
Lenticchie: B1
Frattaglie: B2, B12
Rene, cuore, cervello: Acido pantotenico, H
Pollame: Niacina (PP)
Burro: A, D

 

VOMITO.
Il vomito è provocato da una contrazione della muscolatura gastrica ed addominale con l’emissione forzata del contenuto dello stomaco. Il cibo, che è già stato a contatto del succo gastrico, risulterà modificato. Il latte apparirà coagulato e in parte già digerito. Il vomito non è una malattia, ma un sintomo, espressione di altre forme patologiche, perciò è sempre bene consultare un medico. Un vomito abbondante, incoercibile, che continui per parecchie ore e che crei sofferenza al lattante richiede senz'altro la consultazione tempestiva di un medico.. Invece si può dire, in linea di massima, che un vomito che non sia abbondante e che non si ripeta più di una o due volte il giorno non è espressione di una patologia organica come ernia iatale o stenosi ipertrofica del piloro  In questo caso si può attendere ventiquattro ore per valutare l'evoluzione clinica: se il vomito si arresta spontaneamente e il bambino riprende ad alimentarsi con regolarità, si può riprendere il ritmo normale di vita e non dare importanza alla cosa, a meno che non sia proprio il bambino a voler mangiare, ma è sempre bene non costringerlo ad alimentarsi per forza. I genitori, soprattutto le madri, fanno in genere l'esatto contrario "perché - pensano - avendo lo stomachino vuoto, avrà più fame"!. Se pensiamo però, che gli adulti, quando hanno anche un semplice disturbo digestivo, vanno a letto senza cena, per risolvere il problema, si capirà bene come il povero lattantino che rifiuta il cibo, ma viene costretto a mangiare, non vomita perché stia male, ma perché è l'unico modo per saltare il pasto!


Il questionario per i genitori
Come ti comporteresti nelle seguenti situazioni? Rispondi SI o NO alle varie domande.
Cosa fai se il bambino vomita?                   SI        NO
Gli dai un farmaco contro il vomito                           
Non lo fai mangiare                                                 
Non fai nulla e aspetti che gli passi                           
Gli dai un farmaco contro l’acetone                          
Non lo fai bere                                            
La risposta è contenuta nel testo seguente.
  • Se il bambino presenta uno o due episodi di vomito, ed è la situazione più frequente, difficilmente la causa sarà una malattia, perciò si tratta di un episodio isolato e di scarsa importanza.
  • Se il vomito avviene dopo aver mangiato in abbondanza, troppo velocemente o i genitori lo hanno forzato perché mangiasse, è provocato proprio dallo stomaco, che vuole espellere il cibo giunto in quantità eccessiva o “non gradita”
  • Se il bambino vomita dopo aver preso il latte, anche a distanza di qualche ora, la causa potrebbe essere un’intolleranza a questo alimento: (parlarne con il proprio medico).
  • È quasi “normale” se si verifica nei primi giorni di vacanza della famiglia: il vomito può essere provocato dalla tensione emotiva determinata dall’adattamento del bambino al cambiamento di ambiente, di abitudini, di ritmo di vita: infatti i bambini sono molto metodici e abitudinari, perciò hanno bisogno di alcuni giorni di adattamento. Tale sintomo, quindi, non è provocato né dal mare che fa “innervosire” il bambino, né è “mal di montagna”: basta aspettare qualche giorno e tutto si risolve (vedi Vacanze, mal di).
  • Se c’è anche diarrea, quasi certamente il vomito è un sintomo provocato da un’infezione intestinale: anche in questo caso, niente paura, né assumere medicine (vedi Diarrea).

Il bambino che ha vomitato avrà l'alito che odora di acetone. Un tempo si pensava che il bambino vomitasse perché avesse l'acetone, oggi al contrario si è scoperto che il vomito provoca lo svuotamento del contenuto alimentare dello stomaco: il complesso meccanismo fisiologico, destinato a produrre energia, gira a vuoto producendo acetone. E' 1'opposto di quanto si pensava. Allora sono inutili i farmaci per mandare via l'acetone e gli stick per rilevare la sostanza nelle urine. Per mandar via l'alito che odora di acetone basterà dare acqua zuccherata, infatti lo zucchero formerà materiale da "digerire", e così, per un po' di tempo, il processo biologico non "girerà più a vuoto". Però dopo qualche ora, potrà ricomparire l'odore aromatico dell'acetone perché sarà ancora presente la causa di base, cioè il vomito che provoca digiuno e, finché non si supererà del tutto quest'ultimo sintomo, il lattante, come anche il bambino più grandicello, potrà, in ogni momento, innescare nuovamente l'intero meccanismo, e noi gli potremo ridare l'acqua zuccherata.
In questi casi si deve consultare il medico

  • Se il bambino continua a vomitare per molte ore, oppure
  • il vomito è molto intenso o contiene sangue.
  • Se rigurgita, cioè il cibo non viene espulso con energia dalla bocca, ma esce fuori, in modo passivo, dai lati della bocca o dalle labbra: il rigurgito è normale e innocuo fino al termine del primo anno di vita, dopo è da considerare patologico, perciò è opportuno consultare il medico.

A parte queste ultime situazioni, si può stare tranquilli e non ci deve preoccupare, ma è importante sapere le cose da fare e, per evitare errori, quelle da non fare.
Che cosa fare
- Tranquillizzare e rassicurare il bambino
- Dargli da bere, se lo chiede o offrirglielo se piange: per evitare che vomiti tutto il liquido, sarà bene che beva un po’ alla volta, a sorsi piccoli, ma frequenti
- Anche i cibi, se li vuole, dovrà mangiarli in quantità piccole.
- Dare acqua (o altre bevande) zuccherata, se l’alito “puzza” di acetone (vedi).
- Se c’è febbre, sopra i 38°, si può somministrare il paracetamolo, per via rettale (in supposte). Se c’è diarrea, si può dare il farmaco per bocca, ma suddividendo l’intera dose in quattro-cinque piccole somministrazioni ravvicinate.
Che cosa non fare
- Dare medicine contro il vomito di propria iniziativa, perché alcune, se somministrate ad un dosaggio troppo elevato, possono provocare gravi disturbi del linguaggio e del sistema nervoso.
- Dare farmaci contro l’acetone, perché sono inutili.
- Forzare il bambino a mangiare, quando non vuole.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Nessuna limitazione, cioè il bambino può stare a scuola, se c’è febbre può rientrare un giorno dopo la scomparsa.

 

VULVOVAGINITI.

La vulvovaginite è l’infiammazione della parte esterna dei genitali (vulva), soprattutto grandi e piccole labbra, e del primo tratto della zona interna (vagina).
Non si conosce la percentuale esatta delle bambine che presentino questa malattia, ma è certo che rappresenta il disturbo ginecologico più frequente durante l’infanzia (si presenta soprattutto fra i 2 e i 6 anni di età), infatti le grandi labbra che dovrebbero “chiudere” l’ingresso alla vagina e perciò non far entrare i “nemici”, nella bambina sono piccole, perché ancora poco sviluppate, perciò non riescono a proteggere sufficientemente bene l’interno, dove, peraltro, il rivestimento ha uno spessore molto basso, perché non è ancora stimolato dagli ormoni sessuali, ed essendo “a riposo”, non riesce nemmeno a difendersi bene dagli agenti che potrebbero danneggiarla: ecco perché le vulvovaginiti sono così frequenti fra le bambine.
I sintomi sono caratteristici:
leucorrea (perdite vaginali che macchiano le mutandine) di colore chiaro, in genere avorio-paglierino, inoltre
prurito alla vagina, bruciori e dolore durante la minzione
i genitali possono essere arrossati anche esternamente.
Una nuova scoperta
Fino a poco tempo fa si riteneva che la principale causa della vulvovaginite fosse la scarsità di igiene che favoriva le infezioni, oppure la conseguenza di un abuso sessuale. Oggi si ritiene che la causa risiede negli  indumenti molto attillati, mutandine strette di tessuti sintetici, comprese quelle del costume da bagno, o pantaloni attillati, per esempio i jeans che divaricano le labbra e con facilità determinano una irritazione vaginale, che perciò è la principale causa, perciò, della vulvovaginite nelle bambine.
La cura
Non è necessario assumere antibiotici perché non c’è un’infezione, ma sarà sufficiente eseguire dei lavaggi con sali da bagno o detergenti con pH acido, cioè inferiore a 5, e fare indossare mutandine bianche in cotone, non strette e pantaloni non attillati.

 
 
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