S2
 

SORRISO.

È un’importante forma di comunicazione del bambino, soprattutto da i 3 ai 24 mesi che perciò sostituisce il linguaggio. È un importante segno che esprime non solo lo stato di benessere e gradimento dell’ambiente, ma è espressione anche dello stato di salute del bambino, perciò per il medico è un importante segno clinico. Un bambino dai 3 ai 24 mesi che sorride in prima istanza non ha una malattia grave.

SPASMI AFFETTIVI.

Gli spasmi affettivi sono estremamente diffusi, perché li presenta il 5% di tutti i bambini, cioè, in pratica, 1 ogni 20, perciò, in ogni classe di scuola, almeno un alunno ha avuto simili episodi e in Italia ogni anno li presentano circa 70.000 bambini.

Non ci sono differenze, cioè maschi e femmine hanno la stessa probabilità di presentare gli spasmi affettivi, l’inizio è fra i 6 e i 12 mesi, sono più frequenti fra i 12 e i 18 mesi, si presentano in media una volta alla settimana, ma il 30% dei bambini cioè 1 ogni 3 ne presentava uno o più ogni giorno. In un caso su 3, anche il padre o la madre, da piccoli, avevano avuto spasmi affettivi.
Non si presentano più fra i 37 e i 42 mesi; al massimo entro i 7 anni.
Tutto inizia con un pianto vigoroso, così intenso che il bambino ha espulso tanta aria che si trova quasi “bloccato” per cui non riesce a riprendere fiato, e l’organismo resta senza ossigeno, il sangue non arriva al cervello e per un attimo il bambino perde conoscenza: 1 bambino ogni 8 ha convulsioni anche se di breve durata, mentre la maggioranza resta immobile, senza fiato, talvolta in posizioni starne, soprattutto degli arti. Il battito cardiaco si riduce notevolmente, a volte anche si arresta, comunque sempre per un periodo inferiore a un minuto. In genere la pelle diventa cianotica, cioè bluastra ed è la forma di gran lunga più frequente. In questo caso il pianto è provocato da un rimprovero dei genitori o, comunque, da un’arrabbiatura, cioè da una situazione emotiva. Se, invece, il pianto è provocato da un dolore intenso, la pelle può divenire pallida. In entrambi i casi, dopo pochi secondi, che, però, per i genitori sembrano interminabili, il bambino riprende a respirare, arriva nuovamente l’ossigeno al cervello e tutto si risolve senza danno.
Nella maggioranza dei casi sono dovuti a mancanza di ferro 2 bambini su 3 che hanno gli spasmi affettivi hanno anemia da mancanza di ferro, con emoglobina inferiore a 10,5 e volume corpuscolare medio inferiore a 75 che bastava.

La cura

Controllare la quantità di ferro nel sangue, in caso di carenza, assumere farmaci per bocca contenenti.
Una volta esclusa non si deve fare né altri esami (nemmeno l’elettroencefalogramma), né cure per gli spasmi affettivi, perché sono un fenomeno innocuo, senza importanza che non è legato a nessuna malattia del sistema nervoso (perciò non si deve pensare all’epilessia) dovuto al fatto che l’organismo del bambino è ancora “in rodaggio”, cioè non funziona ancora perfettamente ed è per questo che il pianto “blocca la respirazione”.
L’unico rischio degli spasmi affettivi è che i genitori, per paura che il bambino li presenti quando piange, evitino di rimproverarlo e questo è l’unico pericolo, infatti quando si ha la maggior frequenza degli spasmi affettivi, cioè fra i 18 e i 36 mesi, è il periodo in cui il bambino inizia a essere autonomo e per dimostrarlo tende a disobbedire alle indicazioni degli adulti, perciò inizia a essere “terribile” e i genitori devono, al contrario, educarlo per fornirgli quegli insegnamenti che gli saranno utili per la vita, perciò si capisce quanto sia sbagliato evitare di contraddirlo quando sbaglia o rimproverarlo quando non voglia seguire le indicazioni dei genitori, perciò l’unica conseguenza negativa degli spasmi affettivi è proprio allevare un bambino senza limiti.
Riassumendo ecco il meccanismo degli spasmi affettivi:


La sequenza
Lo stimolo è:
traumi lievi
                        frustrazioni
                        spaventi
                        fattore sorpresa che è importante
Si ha pianto vigoroso che determina:
Apnea (mancanza di respiro)
Cianosi (colore blu della pelle) o pallore
Perdita di coscienza dovuta ad anossia (assenza di ossigenazione del sangue) cerebrale acuta
Convulsioni di breve durata.
Frequenza cardiaca diminuita fino alla asistolia (arresto) di durata inferiore a 60 secondi.

SPORT.

È necessario che durante l’età evolutiva venga svolta molta attività sportiva per combattere la tendenza alla vita sedentaria favorita dalla televisione sempre più accattivante e dalla vita in città in cui non è facile trovare spazi a dimensione di bambino.

Lo sport deve essere scelto secondo le preferenze del bambino e dell’adolescente e dovranno essere liberi di cambiarlo quando lo vorranno. Lo sport andrà praticato per motivi ricreativi e per divertimento. Alla “dose” giusta i vantaggi dello sport sono infiniti perché, innanzitutto è un valido sistema per prevenire la tendenza all’obesità che è ormai una vera epidemia. Conferirà inoltre un miglior aspetto della persona, correggendo tanti piccoli difetti, facendo assumere alla figura un aspetto più tonico e armonico. Lo sport è una valida forma di socializzazione, perciò permette di incontrare coetanei, fare nuove amicizie, particolarmente importanti durante l’infanzia e l’adolescenza, quando si sta costruendo la propria personalità. Ancora prima di pensare a quale sport praticare è importante modificare lo stile di vita del bambino e dell’adolescente, favorendo tutte quelle attività e abitudini che tendono a favorire il movimento e l’attività fisica e combattere allo stesso tempo la tendenza alla vita sedentaria.
La dose giusta:la  piramide dell’attività fisica,.
E’ stata realizzata una piramide dell’attività fisica, in cui alla base è previsto di praticare attività fisica di tipo moderato, per esempio passeggiare, preferire la bicicletta all’auto, o andare a scuola a piedi o portare  i bambini a giocare nei parchi pubblici, anziché tenerli in casa alla televisione. Questo tipo di attività va praticata almeno per 30 minuti al giorno (meglio se più), tutti i giorni.
Nel livello superiore ci sono le attività aerobiche che prevedono un impegno del cuore e dell’apparato respiratorio (per esempio nuotare, pattinare, andare in bicicletta) o attività ludicoricreative da praticare almeno 20 minuti, ma meglio per 60 minuti, da 3 a 5 volte la settimana. Fra questi sport ricordiamo che il calcio e la pallacanestro sono gli sport preferiti dai maschi e la pallavolo dalle femmine. In particolare i giochi di squadra sono sempre più accettati da bambini e adolescenti rispetto ad altri, come l’atletica, che richiedono una lunga fase preparatoria. A un terzo livello si trovano i tipi di sport che richiedono un maggior allenamento di forza e di flessibilità che andrebbero intrapresi per 2 o 3 volte alla settimana.
All’apice della piramide tutte le attività sedentarie cui non dedicare più di 2 ore al giorno. In particolare vanno evitati anche i periodi lunghi di inattività.
Lo sport è compatibile con la quasi totalità delle malattie croniche o di lunga durata ma in alcuni casi sarà necessario dare consigli al bambino o all’adolescente e ai genitori.
Però, affinché sport coincida con salute tutti devono seguire cinque regole:

  • Quando vuole cambiare disciplina. La scelta di uno sport anziché un altro è influenzata dalle mode del momento e dalla presenza o meno degli amici “del cuore”, tutte cose che possono mutare rapidamente perciò quando vuole cambiare disciplina va accontentato.
  • Allenamento. Soprattutto nelle fasi iniziali deve interessare tutte le parti del corpo per migliorare il movimento delle articolazioni, rendendo il soggetto più agile.
  • Alimentazione. Non è necessario introdurre più calorie perché si fa attività sportiva, basta che il bambino mangi quando ha fame, ma in modo vario, introducendo ogni giorno latte o formaggi; carne; cereali. La frutta e la verdura vanno date due volte al giorno e non è indicato nessun alimento in particolare né integratori, né
  • Bevande. Qui si corre il rischio opposto al precedente cioè di dare pochi liquidi. Bisogna, però, che beva a volontà: la bevanda migliore è sempre l’acqua e va bene anche quella gassata. Quando suda molto o fa caldo, dovrebbe bere anche ogni 20 minuti e sempre prima e dopo l’inizio dell’esercizio sportivo, infatti non deve attendere di aver sete, infatti questo è già un segnale che l’organismo si sta disidratando.
  • Agonismo. Non dovrebbe mai iniziare prima di 18 anni perché durante l’età evolutiva si deve permettere uno sviluppo armonico di tutto il corpo mentre la preparazione a uno specifico sport incrementa di più certe parti a scapito di altre.

Il bambino può iniziare a praticare attività sportiva non agonistica dopo aver compiuto i 6 anni di età, ad eccezione di nuoto e ginnastica, possibili già a 3 anni, mentre per tennis e scherma si deve attendere che abbia compiuto 8 anni. Purtroppo i nostri bambini praticano poco sport e spesso nel modo sbagliato, infatti ne servirebbe almeno un’ora al giorno per 5 giorni alla settimana e scelto e praticato solo per divertimento. Spesso non avviene così: a scuola viene dedicato poco tempo all’educazione fisica e i genitori, al massimo, iscrivono i figli a qualche corso sportivo, ma spesso la frequenza non è così assidua e puntuale come per la scuola, ma succede anche peggio, quando i genitori si aspettano che i figli vincano e possibilmente diventino dei campioni.
Scelgano i bambini
Al contrario, perché lo sport faccia bene, deve essere impostato sulla massima libertà di scelta: il bambino dovrà praticare lo sport che vuole e spesso la scelta è basata sulle mode, su qualche programma televisivo, per esempio la moda della pallavolo è dovuta ai programmi di cartoni animati di Mila e Shiro, giocatori della nazionale giapponese di pallavolo. I bambini, però, scelgono soprattutto lo sport praticato dagli amici. Spesso cambiano anche le motivazioni che hanno condizionato la scelta, si fanno nuovi amici, nascono nuove mode, il bambino cresce e vuole cambiare. Anche in questo caso i genitori lo devono lasciare libero di decidere, ma possono stare tranquilli perché lo sport fa sempre bene alla salute e allora scelga quello che vuole in modo che possa divertirsi.
Per alcuni ci vuole uno sport particolare
Per i bambini gracili, “paffutelli”, impacciati o poco agili sarebbe, invece, indicato praticare un determinato sport, ma come è possibile, visto che abbiamo detto che devono essere lasciati liberi nella scelta? Ci sono due possibilità: se, come spesso avviene, i bambini volessero praticare più di uno sport, a parità di preferenze, i genitori possono consigliare quello più adatto alle esigenze fisiche del figlio. Un’altra possibilità è quella che i genitori facciano sport insieme ai figli: in questo caso i vantaggi, oltre che fisici, saranno anche psicologici e affettivi. Vanno evitati, ovviamente, gli sport di squadra, perciò è bene che calcio, pallacanestro e pallavolo vengano fatti solo con i coetanei, ma il tennis, il nuoto, la ginnastica o una passeggiata in bicicletta si prestano benissimo ad esser fatti da genitori e figli. Ecco, allora, gli sport indicati.

  • Il bambino gracile, con i muscoli degli arti piccoli: si dovrà aumentare la potenza muscolare e perciò sono indicati ciclismo, nuoto, ginnastica, calcio e pallacanestro
  • chi è rigido o poco coordinato nei movimenti dovrà divenire più agile, gli sport indicati sono pallavolo, tennis, ginnastica e baseball
  • chi è impacciato e lento nei movimenti dovrà aumentare la rapidità dei riflessi e la mobilità delle articolazioni: per questo sono indicati calcio, pallacanestro, pallavolo. Calcio e pallacanestro sono sport preferiti dai maschi, mentre la pallavolo lo è per le femmine
  • chi è sovrappeso: fa bene qualunque tipo di sport, infatti si consumano calorie anche solo camminando, ma andare in bicicletta è il modo migliore per perdere peso, infatti il bambino “paffutello” cerca di fare sport senza fatica, è per questo che il nuoto risulta poco efficace, infatti cerca più di “galleggiare” che di usare i muscoli e d è per questo che in bicicletta si deve obbligatoriamente pedalare per andare avanti. Fa bene anche correre.  

Per chi è sovrapeso ecco con quale sport si “consuma” di più?

Disciplina sportiva

Calorie spese per minuto

Baseball

4,5

Calcio

6 - 12

Camminare

5 - 9

Canoa (remare)

5 - 15

Ciclismo

3,5 -10

Corsa

10

Danza aerobica

5

Equitazione

3

Judo

13

Karate

13

Nuoto

5 - 10

Pallacanestro

3,5 - 11

Pallavolo

3,5 - 8

Pattinaggio a rotelle

6 - 10

Scherma

7,5 - 12

Tennis

7 - 11

Tennis da tavolo

3,5 - 6

Vela

3 - 6

L’attività per perder peso
Ecco alcuni criteri validi per gli adulti:ricordiamo che per bambini e adolescenti è necessaria un’attività ancora maggiore di quella indicata.

  • 30 minuti  giornalieri in cui si compia un’attività d’intensità moderata effettuata tutti i giorni della settimana riducono il rischio di malattie croniche come a carico del cuore e il diabete. E’ sufficiente anche il solo camminare a passo svelto per 30 minuti.
  • Se il soggetto è in soprappeso per evitare un ulteriore incremento  che faccia arrivare all’obesità è necessario compiere da 45 a 60 minuti giornalieri di attività di intensità moderata, oppure 20 minuti di attività vigorosa.
  • Per prevenire o ridurre l’obesità sono necessari almeno da 60 a 90 minuti di attività moderata.

Il certificato medico
Per praticare attività sportive non agonistiche, è sufficiente il certificato rilasciato dal proprio medico curante, ma non è sempre uguale:
l         è gratuito, come previsto dal Decreto del Ministero della Sanità del 28 febbraio 1983 e va presentato una volta all’anno per i bambini che svolgano attività sportiva organizzata dalla scuola, compresi i Giochi della Gioventù, oppure dal CONI e dalle società affiliate. In questi casi la scuola o la società sportiva rilasceranno al medico una richiesta a cui è allegato un apposito modulo.
l         le associazioni sportive private, che perciò non rientrano nelle categorie precedenti non sono obbligate a richiedere il certificato medico, perciò i genitori non lo dovranno presentare, purtroppo spesso viene richiesto ugualmente e in questo caso alcuni criteri che servono a perder peso , validi per gli adulti possono essere applicati anche in campo pediatrico: ricordiamo che per bambini e adolescenti è necessaria un’attività ancora maggiore di quella indicata.

  • 30 minuti  giornalieri in cui si compia un’attività d’intensità moderata effettuata tutti i giorni della settimana riducono il rischio di malattie croniche come a carico del cuore e il diabete. E’ sufficiente anche il solo camminare apasso svelto per 30 minuti.
  • Se il soggetto è in soprappeso per evitare un ulteriore incremento  che faccia arrivare all’obesità è necessario compiere da 45 a 60 minuti giornalieri di attività di intensità moderata, oppure 20 minuti di attività vigorosa.
  • Per prevenire o ridurre l’obesità sono necessari almeno da 60 a 90 minuti di attività moderata

SPUNTINO A METÀ MATTINATA.

È il rito dell’intervallo dalle lezioni, cioè l’attesa ricreazione. È una buona abitudine, perché la prima colazione fornisce energie sufficienti soprattutto nelle due ore successive al pasto, perciò è opportuna un’ulteriore dose di energia. Per la scelta dei cibi per questo pasto si dovrà essere ancora più elastici che per gli altri, infatti le richieste del bambino saranno basate non solo sulle proprie preferenze alimentari, ma anche su quello che scelgono i compagni. Si dovrà assecondare anche quest’ultimo motivo: infatti è importante che i bambini si identifichino nel gruppo dei coetanei, cioè, in pratica, si sentano uguali ai compagni e sarebbe sbagliato se la famiglia gli imponesse cibi diversi dagli altri. Poiché è ovvio che in una classe non mangino tutti le stesse cose, i genitori dovranno informarsi sulle scelte dei compagni, in modo da evitare cibi che possono essere dannosi ed inserire quelli che “fanno bene”, ed ecco quali sono: le scelte migliori, perciò sono il classico panino con prosciutto, che comunque potrà essere farcito come meglio gradisce il bambino (per gli insaccati si deve attendere che abbia compiuto quattro anni). Vanno evitati il più possibile i cibi preconfezionati, perché gli additivi alimentari che contengono (coloranti e conservanti) possono dare allergia. La bevanda migliore è l’acqua (va bene anche quella gassata), infatti i succhi di frutta o le altre bibite zuccherate non solo fanno introdurre calorie in eccesso e gli zuccheri che contengono, depositati sui denti possono favorire la carie dentale.

STATI D’ANIMO.
Nel bambino di meno di sei mesi: si valutano osservando l'associazione di più segni, come è riportato nella tabella seguente.
Guarda che segni fa e ti dirò cosa dice

 

Segnali

 

 

 

 

Comportamento

Movimento del corpo e/o degli arti

Chiude gli occhi

Sorride

Sbadiglia

Emette suoni

Pianto 1ª variante  Piange, ma riprende fiato ogni volta che respira

Pianto 2ª  variante Piange, ma cessa quando viene preso in braccio, ma gli si dà il succhiotto

Pianto 3ª variante Piange e l’intensità resta costante o aumenta nel tempo

INTERESSE/ CURIOSITÀ

aumentati

NO

NO

NO

 

 

 

GIOIA

aumentati

NO

NO

NO

NO

NO

SORPRESA

assenti (si ferma)

NO

NO

NO

NO

NO

NO

NO

APPETITO

aumentati

NO

NO

NO

NO

NO

DISAGIO (ha fame, freddo, dolore)

aumentati

NO

NO

NO

NO

NO

SOLITUDINE

aumentati

NO

NO

NO

NO

NO

DOLORE

aumentati

NO

NO

NO

NO

NO

 STENOSI IPERTROFICA DEL PILORO.
È un ingrossamento eccessivo del piloro che è l’ “anello” attraverso cui il cibo esce dallo stomaco e va nell’intestino. E’una malattia congenita che significa che è presente già alla nascita. È 5 volte più frequente nei maschi rispetto alle femmine:la presenta 1 maschio ogni 150 neonati e 1 femmina ogni 750 neonate. E’,per frequenza, la 2^ malattia congenita che richieda un intervento chirurgico(dopo l’ernia inguinale).  
I sintomi
I sintomi sono provocati dal fatto che il cibo non riesce a transitare dallo stomaco all’intestino. L’organismo allora lo eliminerà “da sopra” vomitando. Il sintomo più caratteristico è il vomito. È di tipo proiettivo e si verifica durate o dopo il pasto. È costituito dal contenuto dello stomaco, talvolta può contenere il sangue, mai bile (ce se ne accorge perché dà al vomito una colorazione giallo-verdastra). Le feci sono poco abbondanti, il bambino ha sempre fame, perde peso ed è disidratato (vedi). La stenosi ipertrofica del piloro va sospettata ogni volta che un bambino che ha meno di un mese di vita presenta vomito, pianto ripetuto, rifiuto del cibo, perdita di peso. Il vomito non apparirà appena nato quando il bambino mangia piccole quantità di cibo, ma in genere si manifesta nella seconda-terza settimana di vita ma talvolta anche più tardivamente al secondo-terzo mese. Il vomito comunque si presenta sempre poco dopo la fine del pasto, il bambino ha fame, mangia ma vomita e perciò non cresce. Le feci sono scarse proprio perché la gran parte del cibo si perde con il vomito.
La cura
L’intervento è semplice,l’unico problema lo può presentare l’anestesia quando il bambino non presenta un peso appropriato,per esempio se è nato pretermine, ed è bene eseguirlo prima possibile proprio per permettere al bambino di alimentarsi e crescere in modo normale. Veloce anche il recupero dopo l’operazione chirurgica:il bambino può essere rialimentato con latti adatti già dal 1°-2°giorno dopo l’intervento.

STEREOTEST DI LANG.
È una piastra di dimensioni simili a una cartolina illustrata che contiene tre figure (in genere un auto,un gatto e una stella) formata da quadratini bianchi e neri ravvicinati e si può vedere solo se la si osserva con i due occhi. Si svela così l’occhio pigro, cioè l’ambliopia (vedi).

STIPSI.
La stipsi è più frequente nel bambino allattato artificialmente. Prima di prendere provvedimenti è bene attendere almeno tre giorni. Se ce n'è veramente bisogno possono essere usati microclismi di glicerina, facendo attenzione però a non abusarne. Se il neonato allattato artificialmente ha la tendenza a formare feci particolarmente "dure", è consigliabile diluire la polvere del latte in acqua nella quale abbiano bollito delle prugne oppure l'orzo. Se il lattante con questo rimedio normalizzerà la consistenza delle proprie feci si potrà usare sempre questo piccolo espediente.
Nel bambino è quasi sempre dovuta a motivi funzionali o psicologici (può avere un’origine organica solo in situazioni di compromissione delle condizioni generali. Il motivo può essere un’alimentazione povera di fibre. Ci può essere anche una cattiva relazione con i genitori, quasi sempre provocata dalla loro ansia e apprensione nei confronti delle evacuazioni dei figli.
I genitori devono ricordare di fare assumere sempre al figlio (già dalla fine del 1° anno) frutta e verdura sia a pranzo che a cena. Spiegare che un bambino può stare anche una settimana senza evacuare, che il bambino allattato al seno non è mai stitico e che non si deve stimolare l’ano con nessun mezzo per indurre l’evacuazione. Il ristagno delle feci può determinare dolore addominale, anche intenso, nel quadrante inferiore sinistro dell’addome. Solo per interrompere il “circolo vizioso” della stipsi, si può ricorrere ai lassativi (lactulosio come prima istanza). Spiegare che è controindicato l’uso prolungato di lassativi orali o clismi.

Che cosa fare

Vanno attuati 5 tipi di interventi per cercare di eliminare la stipsi: si deve iniziare dal primo e dal secondo insieme e, solo in caso di insuccesso, passare al successivo
1)   Il primo punto su cui agire è l’aspetto psicologico, cioè lasciare libero il bambino di evacuare quando vuole, infatti il numero “giusto” delle scariche varia da soggetto a soggetto, per alcuni una volta al giorno, ma, per altri, anche ogni 4-5 giorni.
2)   Si devono rendere più molli le feci, in modo che possano essere evacuate con minor difficoltà: per questo è utile far bere molto il bambino e fargli mangiare sempre sia a pranzo che a cena frutta e verdura, che peraltro sono consigliate per tutti.
3)   Far controllare il bambino dal medico, perché la mucosa intorno all’ano potrebbe essere infiammata, oppure presentare le ragadi, che sono “piccole cicatrici” lineari o a forma di V e che tendono a “rompersi” al passaggio delle feci, determinando dolore, per cui il bambino cerca di non evacuare. In questo caso si dovrà curare prima di tutto la malattia della pelle; per la terapia è molto efficace una pomata, a base di trinitroglicerina,
4)   Se il bambino presenta altri segni di allergia, per esempio raffreddore allergico, asma, dermatite atopica, cioè eczema, da far sospettare la presenza di una allergia alle proteine del latte vaccino, si potrà eliminare dalla dieta per 15 giorni latte e formaggi e osservare se si regolarizzano le evacuazioni.
5)   In alcuni casi si cerca di rendere più molli le feci anche con dei farmaci, a base di lattitolo o lattulosio, anche se è bene non abusare mai dei lassativi, per evitare che l’intestino si abitui all’aiuto esterno, cioè al farmaco, senza il quale non sia in grado di evacuare più, cioè di divenire un vero “stitico doc”.
In generale la prevenzione e la cura della stipsi si basano sull’assunzione delle fibre alimentari, che, richiamando acqua, rendono le feci più molli e che, perciò, scorrono con maggior facilità nell’intestino e vengono espulse senza difficoltà. Le fibre alimentari si trovano nella verdura cotta e cruda (va benissimo il passato di verdura che piace perfino ai bambini), e particolarmente raccomandato è il cavolfiore; legumi (i fagioli contengono più fibre dei ceci); naturalmente la frutta, che come la verdura andrebbe assunta regolarmente due volte il giorno, a pranzo e a cena; il pane dovrebbe essere scelto quello integrale e la pasta condita con l’olio extravergine di oliva, da preferire sempre, perché è il miglior condimento, infatti i grassi animali sono da evitare. Come si vede, è la “buona dieta mediterranea”.

STRABISMO.

Lo strabismo si ha quando il bambino “storce” gli occhi, in pratica quando non ha le pupille che guardano nella stessa direzione. Lo strabismo è una spia utile per capire che c’è un difetto della vista. Fino a 8 mesi è normale che un bambino “storca” gli occhi, perché ancora non ha il sistema nervoso sufficientemente sviluppato per elaborare contemporaneamente e fondere insieme le immagini che provengono dai due occhi, per questo guarda “con un occhio per volta” e per questo fissano oggetti diversi, perciò ognuno guarda per conto proprio dove gli pare.

Dopo gli 8 mesi il bambino deve guardare contemporaneamente con i due occhi, perciò dovrà fissare la stessa immagine. Se ciò non avviene si deve andare dall’oculista e, prima si fa, meglio è, perché più precoce è la correzione del difetto, migliori e più rapidi sono i risultati, cioè in pratica imparare a guardare con ambedue gli occhi.
Attenzione, perciò, a notare quando il bambino “storce” gli occhi.
In alcuni casi lo strabismo è ben evidente, talvolta è latente, cioè si presenta solo saltuariamente. I genitori se ne accorgono soprattutto quando il bambino guarda lontano o è stanco,  e questi sono i due momenti in cui, in caso di dubbio, i genitori devono osservare il figlio con maggiore attenzione.
Lo strabismo, in genere, è presente in un occhio solo, quasi sempre sul piano orizzontale, cioè il bambino “storce” gli occhi ai lati ed è più frequente che avvenga verso l’interno, cioè il naso. Lo strabismo si corregge con tre tipi diversi di terapia, quella ottica, servendosi di lenti o occhiali, quella ortottica, “tappando” un occhio, in genere con l’ausilio di bende, infine con l’intervento chirurgico, agendo sui muscoli dell’occhio.

STREPTOCOCCO.
Lo Streptococco betaemolitico di gruppo A. Il periodo da febbraio ad aprile è quello in cui si ha il maggior numero di casi di mal di gola dovuti a tale germe, la cui presenza viene rilevata con il tampone faringeo. La paura è legata alla possibilità, oggi è estremamente bassa, che lo streptococco dalla gola possa danneggiare il cuore o i reni.
presenteranno il mal di gola provocato dallo streptococco betaemolitico, responsabile del 10-15% di tutti i casi di faringite fra i bambini e gli adolescenti (si arriva al 40% fra i bambini di età compresa fra i 5 e i 10 anni. Dai primi di febbraio agli ultimi di aprile si avrà il trimestre in cui si verificherà  il maggior numero di casi. Un importante problema è la paura dei genitori del mal di gola da streptococco perché temono le complicazioni a carico del cuore e dei reni. Questa paura ha fatto dilatare nei decenni scorsi molti concetti che così si sono ingigantiti e consolidati. Alcuni sono ingiustificati. Ogni volta che il bambino dice che ha dolore alla gola i genitori cercano di guardargliela e si impauriscono quando vedono delle “placche bianche”. Ritengono che siano provocate proprio dallo streptococco e che sia necessario assumere antibiotici. In altri casi viene richiesto al pediatra di eseguire il tampone faringeo. Oggi è un esame che si esegue in pochi minuti anche presso lo studio del proprio medico, ma purtroppo si creano molti equivoci, infatti, riscontrare lo streptococco nella gola non significa essere ammalati perché in molti casi lo streptococco è un ospite innocuo della gola, infatti, gola pelle ed intestino, e nella donna anche la vagina, ospitano abitualmente certe specie di batteri. Ecco allora il primo errore:  quando viene trovato uno streptococco in gola ,cioè nel tampone, anche se il bambino sta bene, gli viene prescritto ugualmente un antibiotico. C’è anche un altro errore. Vengono eseguiti esami del sangue al bambino e tra gli altri viene richiesto anche il titolo antistreptolisinico (conosciuto come TASLO). Anche in questo caso trovarlo aumentato non significa essere ammalato, infatti si tratta della quantità di anticorpi che il bambino possiede contro lo streptococco che si potrebbero anche essere formati in passato. Gli anticorpi infatti restano per tutta la vita per impedire di ammalarsi nuovamente. Purtroppo anche in questo caso vengono prescritti antibiotici solo perché c’è un valore del titolo antistreptolisinico aumentato. Il risultato è che i genitori si prendono grossi spaventi, mentre i bambini ricevono in modo ingiustificato quantità enormi di antibiotici, spesso prescritti per circa 10 giorni.
È importante perciò che i genitori sappiano sospettare la presenza dello streptococco per evitare errori.

Non c’è lo streptococco

  • Quando il bambino ha tosse, raffreddore, voce rauca, congiuntivite, diarrea, infatti questi 5 sintomi sono provocati da virus.
  • Il mal di gola, senza che il bambino abbia la febbre, o comunque inferiore a 38°C esclude quasi totalmente la presenza di streptococco.

Ci può essere lo streptococco
-Se il bambino ha  malessere, mal di testa, vomito e dolore addominale.                                                   -  L’elemento più caratteristico è comunque costituito dalle “petecchie nel palato molle”, cioè piccole chiazze, rotondeggianti, di pochi millimetri di diametro sul fondo della gola di colore rosso intenso che si stagliano sul colorito roseo o rosse, ma sempre più chiaro del resto della gola.
Comuni a virus e batteri
-Le “placche bianche”sono una secrezione delle mucose del faringe  ,presente non solo quando ci sono i virus o i batteri,ma anche quando  il bambino sta bene ,per esempio se sono presenti sostanze irritanti nell’aria.

  • Nessun significato nemmeno il volume delle tonsille,spesso grosse anche quando il bambino sta bene.,perché nel bambino di meno di otto anni ,si sono ingrossate un po’ alla volta,in coincidenza di ogni infezione ,peraltro frequente in questa fascia di età..

La cura
Oggi sono state abbandonate le “punture” di penicillina benzatina (ne era sufficiente una sola dose) perché ormai tutti gli antibiotici vengono somministrati o per bocca o, in casi di urgenza per fleboclisi.
In caso di presenza di streptococco betaemolitico di gruppo A gli antibiotici da usare sono la penicillina V o l’amoxicillina, ambedue somministrate per bocca per la durata di 10 giorni. si può ricorrere all’eritromicina per chi è allergico a uno dei due precedenti antibiotici.
Dopo uno o due giorni il bambino sta nettamente meglio e i genitori talvolta fanno gli “sconti” alla cura,riducendo le dosi o interrompendo la somministrazione prima del termine indicato dal medico. Per questo sono state messe a punto delle cure “alternative” con altri tipi di antibiotici, infatti è stato dimostrato che cicli di cura di 4 o 5 giorni usando cefalosporine, hanno la stessa efficacia di penicillina o amoxicillina. La raccomandazione perciò è che i genitori somministrino ai figli l’antibiotico alla dose e per la durata indicata dal medico e  continuino anche quando il bambino sta apparentemente bene, infatti i sintomi scompaiono molto prima di aver eliminato completamente tutti gli streptococchi.

I sintomi che parlano
I sintomi del mal di gola sia quando sia provocato dallo streptococco sia da  virus, sono così tipici che è stato stilato un test chiamato “test di Breese” che  i medici usano per capire quando si possa sospettare la presenza dello streptococco e allora sia necessario dare gli antibiotici o meno. Noi  lo abbiamo modificato per essere utilizzato anche dai genitori.
Rispondete alle varie domande (quando siete incerti rispondete zero), alla fine sommate il risultato. Se il risultato ha un segno positivo probabilmente si tratta di una faringotonsillite provocata dallo streptococco ed è necessario assumere antibiotici, se il risultato è zero o con un valore negativo, molto probabilmente si tratta di una infezione dovuta ai virus e non si devono assumere antibiotici.

Domande

Risposte

Punteggio

In che mese si è ammalato?

Feb-mar-apr
Gen-mag-dic
Giu-ott-nov
Lug-ago-set

+2
+1
0
-1

Quanti anni ha?

Da 5 a 10
Da 3 a 4 e da 10 a 11
Meno di 3

+2
+1
-2

Si vedono chiazze rosse sul palato?


No o non si riesce a vedere la gola

+4
0

Si vedono “placche bianche” sulla gola?


No

0
0

Le tonsille sono grosse?


No

0
0

C’è raffreddore?


No

-5
+2

La voce è rauca o abbassata?


No

-5
+2

C’è tosse?


No

-2
+4

Gli occhi sono arrossati?


No

-5
+2

C’è febbre?

Inferiore a 30°C o assente
Da 30°C a 39°C
Da 39°C a 40°C

-2
+1
+3

C’è mal di testa?

Si
No o si è incerti

+2
0

C’è vomito?


No

+2
0

C’è “mal di pancia”?


No

+2
0

C’è diarrea?


No

-2
0

La profilassi e il contagio. Quando a scuola o per gli adulti, nell’ambiente di lavoro si sa che qualcuno ha “lo streptococco in gola” ci si domanda se sia necessario prendere qualche medicina come prevenzione. Si può stare tranquilli e non è necessario fare nulla, infatti è estremamente bassa la possibilità che il batterio possa passare da una persona ad un'altra sia a scuola sia in famiglia. Anche se si è stati in contatto con un soggetto ammalato non è necessario nemmeno eseguire un tampone faringeo o esami del sangue.
Le infezioni della pelle. Durante l’inverno  e la primavera ,soprattutto come già detto da febbraio ad aprile, lo Streptococco determina le infezioni alla gola, mentre nei mesi caldi causa soprattutto le infezioni della pelle. Non deve meravigliare un simile andamento: quando è freddo si sta maggiormente negli ambienti chiusi, a stretto contatto, “respirando la stessa aria”,ed è facilmente comprensibile come la gola rappresenta la prima struttura dell’organismo  che incontrano gli agenti infettanti e che perciò fanno ammalare. Quando  fa caldo invece  la pelle è la zona che “soffre di più” e perciò quella su cui i batteri vi si impiantano con maggior facilità. Al contrario vengono risparmiate la gola e le vie respiratorie in generale, infatti si sta maggiormente all’aperto  dove si respira aria “non riciclata” e si sta meno vicini gli uni gli altri.

STRESS.

In presenza, di uno stress può aumentare e, in alcuni casi raddoppiare, il numero dei bambini che presentano alcuni sintomi: ecco quali.

Sintomi che possono essere provocati dallo stress

Mal di testa

Stipsi o diarrea

Dolore addominale (“mal di pancia”)

Stanchezza

Dolori al torace

Diminuzione dell’appetito

 STRIAE DISTENSAE.

Sono conosciute soprattutto con il termine smagliature, sono molto diffuse, perché le presentano il 35% delle femmine e il 15% dei maschi. Sono più frequenti fra i nove e i sedici anni.

Sono cicatrici prodotte da eccessivi stiramenti (che hanno “strappato” la pelle) in genere provocati da un eccessivo aumento della superficie corporea, come avviene nelle persone obese, in gravidanza o nell’adolescente (ecco spiegata la maggior frequenza fra i nove e i sedici anni), quando, in concomitanza dello sviluppo puberale, si ha un notevole aumento in altezza.
Le smagliature sono frequenti anche nelle atlete, perché si sottopongono a stiramenti eccessivi del corpo.
Questo stiramento, che avviene “dall’interno”, sarà distribuito uniformemente su tutta la pelle e, per questo, le smagliature sono, in genere, lineari.
Oltre agli stiramenti sembra che, nella formazione delle smagliature, si inserisca anche l’azione di alcuni ormoni.
L’aspetto è quello delle cicatrici: all’inizio hanno un colore che varia dal rosa, al rosso, al violaceo e sono leggermente sopraelevate; un po’ alla volta si appiattiscono, diventano lucide e assumono un colore chiaro e nelle zone di maggior attrito: cosce, natiche, inguine, addome, seno.

La cura

Non esiste per ora una cura efficace.
Si deve evitare l’incremento eccessivo del peso  e gli stiramenti eccessivi.
È utile applicare sulla pelle pomate a base di vitamina A (è il retinolo) per tre-quattro mesi.

STRONGILOIDIASI
(vedi Parassiti intestinali)

STUDIARE.
Ecco che  cosa fare per ottenere i migliori risultati.
Regolarità: il corpo umano funziona in base ai bioritmi (orologi naturali).
Quando? Le ore migliori per studiare sono dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17 in cui la mente ha la maggior capacità di apprendere, di imparare le cose a memoria e di impararle bene. Dalle 17 alle 20 si hanno sempre delle buone prestazioni, ma più ci si avvicina all'ora della cena più diminuisce la capacità di ricordarsi le cose a memoria. Il consiglio perciò è di dedicare questo periodo all'esecuzione di compiti scritti. Mai di notte: la notte è fatta per dormire non per studiare, perché l’organismo non funziona in modo uguale durante le varie ore della giornata e la notte i processi tendono a rallentare per risparmiare energia. Sonnellino: non si pensi che andando a dormire dopo pranzo si guadagni in rendimento scolastico
Attività fisica: meglio un'ora di attività fisica al giorno anche se la si sottrae allo studio. Ognuno faccia quello che vuole, anche solo camminare.
Sonno: dopo cena non si deve studiare, infatti la notte è il momento in cui si deve dormire e l'organismo si modifica rallentando tutti i processi per risparmiare energia: aveva ragione la nonna quando diceva: "la notte è fatta per dormire, il giorno per stare svegli". Però può darsi che la tensione degli esami e delle interrogazioni rendano difficoltosa la fase dell'addormentamento. Allora dopo cena vanno privilegiate la attività rilassanti (l'ideale sarebbe una passeggiata) o comunque non andare a letto finché non si ha sonno cioè "si chiudono gli occhi". Mai stare a letto svegli, si favorisce solo l'insonnia.
Alimentazione. Prima colazione: è l’unico pasto della giornata che i genitori devono controllare e stimolare il figlio a non trascurare. Con la prima colazione infatti si introducono i principi nutritivi che devono fornire l’energia sufficiente a garantire il funzionamento di tutto l’organismo e in particolare del cervello. Il latte con pane e marmellata, biscotti o cereali secchi è sempre il più gradito, ma anche in questo caso libertà di scelta, l’importante è introdurre alimenti
Niente farmaci: non si devono assumere né farmaci a base di fosforo né gli integratori perché inutili: i giovani che studiano non hanno bisogno di "reintegrare" nulla.
Niente zollette di zucchero: il glucosio è il principale carburante del cervello, ma serve nella forma contenuta negli alimenti.
Il ferro: se è carente si ha una minor capacità di apprendimento e perciò prestazioni scolastiche scadenti. Scegliendo fra i gusti dello studente sarà bene dargli cibi che contengono ferro (vedi).
Evitare fumo caffè e alcol: momentaneamente possono ridurre l'ansia o dare un maggior tono ("grinta"), ma sono dannosi. Soprattutto per l'alcol il momento di "grinta" si paga caro, infatti dopo c'è una fase di malessere con mal di testa, stanchezza e minor concentrazione.
Ambiente: il silenzio facilita senza dubbio l’apprendimento.

SUCCHI DI FRUTTA.
Il succo di frutta è una bevanda ideale per l'estate perché fornisce liquidi, calorie, sali minerali e vitamine. I succhi di pesca o di arancia sono sconsigliabili per i bambini di età inferiore a 9 mesi perché sono potenzialmente allergizzanti. Va ripetuto ancora una volta che se il bambino è stanco, o deve eseguire un'intensa attività fisica è consigliabile il succo di albicocca perché è ricco di potassio che è un elemento importante nei meccanismi dell'organismo che producono energia.
Esistono in commercio tre tipi di bevande a base di frutta:
1. I succhi di frutta: sono costituiti esclusivamente da succo di frutta ottenuto con un processo di filtrazione o centrifugazione.
2. Succhi e polpa di frutta: rispetto al precedente contengono anche la polpa dei frutti.
3. Nettari: sono bevande ottenute dall'aggiunta di acqua alla polpa e al succo di frutta prodotto con un processo di centrifugazione che ne ha ridotto il contenuto in cellulosa.

SUCCHIOTTO.
Il bambino lo può usare fino all’età di 3 anni, dopo gli andrà tolto con molta delicatezza e senza separazioni traumatiche.
Il tipo migliore è quello interamente in gomma: infatti è il più sicuro, ed essendo costruito in un solo pezzo, si evita che il bambino possa, quando è un po’ consumato, inghiottirne una parte.

SUDORE. 
Perché si suda? Quando fa molto caldo, l’organismo deve mantenere costante il proprio interno, dove si trovano gli organi importanti per la vita (cervello, cuore, reni…). Per evitare il surriscaldamento che potrebbe essere dannoso, come per esempio lo è per i motori delle automobili, l’organismo ha un sistema “artigianale” per far uscire il caldo dall’interno dell’organismo. Negli strati più profondi della pelle viene prodotto il sudore. Il suo compito è quello di “scaldarsi” in modo da sottrarre calore all’interno e portarlo fuori nella pelle. Per farlo espelle il  calore usando  l’acqua calda (il sudore) da gettar fuori.  Quando si suda tanto si perde tanta acqua con il sudore e un’altra grande quantità si perde con “l’evaporazione” attraverso la pelle. Per questo è opportuno reintegrare i liquidi persi e questo si ottiene sia bevendo molto sia seguendo una alimentazione che abbondi di cibi ricchi in acqua (frutta e verdura) e povera in cibi secchi (pane e pastasciutta).
Errori e pregiudizi. Sono tanti con il risultato che non fanno bere per cui la gente finisce al pronto soccorso come è già avvenuto in questo inizio di estate. C’è una visione “penitenziale”e  “medicalizzata” per quanto riguarda l’assunzione di liquidi. Si pensa che si tratti più solo di una necessità che anche di un piacere. La paura che “faccia male” domina su tutto. Ecco i principali errori. “Non bere perché altrimenti sudi” (meno male che si suda così si disperde il calore!); “Si deve bere acqua a temperatura ambiente” (aggiornando la situazione in base alle temperature estive si consiglia, in pratica, di bere acqua calda!); “Non bere troppo perché si dilata lo stomaco” (non è vero!). Si potrebbe continuare. Un’ultima considerazione: non c’è la libertà nemmeno di scegliere la bibita più gradita, ma tra pubblicità che consiglia tipi di bevande e beveroni come se per bere ci volesse la laurea in una materia scientifica e i pregiudizi sulle bevande che fanno male (per esempio quelle analcoliche gassate) o quelle che fanno bene (brodo, camomilla, limonata…) alla fine si consiglia di bere liquidi che non piacciono. Una vera penitenza.
Che cosa  fare. Tutto il contrario. Bere, deve essere un piacere, allora innanzitutto scegliamo la bevanda che piace maggiormente. Ognuno ha la propria. L’unica regola è che non sia alcolica. L’alcol fa male sempre, figuriamoci quando se ne assume in abbondanza pensando di dissetarsi. È ovvio che d’estate siano più gradite le bibite fresche di quelle calde e allora traiamone le conseguenze. Scegliamo bibite fresche, perciò non a temperatura ambiente. Non si deve temere neanche che siano ghiacciate, cioè eccessivamente fredde. Si può stare tranquilli perché se sono troppo fredde provocheranno dolore appena introdotte in bocca. Se invece si bevono volentieri vuol dire che la temperatura va bene. Non si deve aver paura che “raffreddino” lo stomaco, infatti i liquidi si scaldano percorrendo l’apparato digerente. Anche questo è un ulteriore sistema di controllo dell’organismo. La quantità dei liquidi da introdurre si  calcola facilmente. Si beva finché se ne ha voglia, tenendo presente che è meglio un bicchiere in più che uno in meno. Indicativamente nei periodi di grande caldo per una persona che faccia una media attività fisica, se suda molto può darsi che abbia bisogno di bere fino a 7 litri di acqua al giorno. Nei periodi di massima sudorazione, sempre se compie un minimo di movimento come il semplice camminare, può darsi che debba bere anche ogni 20 minuti. Si cerchi di bere comunque il più possibile perché non è mai bene avvertire lo stimolo della sete che si ha quando l’organismo è andato in disidratazione cioè è andato sotto il “minimo”. Meno si avverte la sete più l’organismo funziona nelle condizioni ottimali.

  • Qual è la migliore bibita? Sicuramente è l’acqua, perché ha tutti i vantaggi delle altre senza avere punti “deboli”. Sicuramente, alla maggioranza delle persone piace frizzante. Visto che serve a renderla più gradevole e perciò a farne bere in abbondanza va benissimo. In effetti l’acqua gassata è superiore come caratteristiche rispetto a quella naturale, infatti l’anidride carbonica che vi viene aggiunta serve a preservarne maggiormente la sterilità, cioè a tenere lontano le infezioni. Si dice che però aumenti il meteorismo (è la presenza di gas) nell’intestino. Bella scoperta! È tutta colpa delle “bollicine” non è un problema, viene espulsa o dalla bocca o dall’intestino. Andrebbe meglio in vetro, ma sicuramente quando ci si sposta e si porta dietro è più pratica e meno rischiosa per gli infortuni quella nella bottiglia di plastica. Anche in questo caso scegliamola liberamente. Non serve certo un tipo particolare o con dei requisiti diversi dalle altre. Scegliamo la comune acqua da tavola, quella definita oligominerale e poi compriamo quella che si trova, che è più facile reperirla. In pratica un tipo vale l’altro e non c’è neanche bisogno di spendere di più pensando che la qualità sia maggiore. In definitiva si tratta sempre di acqua. Quella in bottiglie è controllata e sicura, ma al momento dell’imbottigliamento. In linea di massima però, soprattutto d’estate, c’è un tale smercio che ne garantisce la conservazione e la qualità. Sicuramente quella del rubinetto è sempre potabile, perché viene controllata periodicamente. Talvolta viene disinfettata con il cloro e allora è poco gradevole, però la si può bere. Nell’ottica però che si debba bere bevande gradite, meglio quelle che hanno un miglior sapore. Ognuno poi scelga le bevande che gradisce, tenendo presente però che spesso oltre ai coloranti, contengono anche calorie, perciò a forza di bere si “ingrassa” senza accorgersene. Per esempio un litro di aranciata o di bevanda a base di cola, contengono circa 400 calorie, cioè all’incirca quanto un cannolo alla crema o tre  gelati tipo cornetto. I succhi di frutta (albicocca o pera) 560 per un litro, e soprattutto gli zuccheri che contengono possono determinare diarrea.

Chi suda di notte. Non c’è nessun problema, perché è un fenomeno normale nei primi anni di vita e che scomparirà con la crescita, infatti è dovuto solo al fatto che il sistema di termoregolazione dell’organismo è ancora in “rodaggio”. Puntini da sudore (vedi Miliaria)

SURGELATI.
Vegetali. Prima di essere surgelati, per ridurre l’attività degli enzimi che potrebbero deteriorare il prodotto, vengono “scottati” in acqua bollente, ma l’alta temperatura danneggia, anche se in modo limitato, altre sostanze e perciò fa diminuire il contenuto di vitamina C e, in misura minore, di quelle del gruppo B e di alcuni sali minerali come calcio, ferro, fosforo e potassio, ma le vitamine e i sali minerali dei vegetali diminuiscono notevolmente quando vengono cotti anche da freschi. Perciò il giudizio è positivo, anche perché le altre vitamine, i sali minerali, i carboidrati, le proteine e i grassi restano inalterati.

Carne e pesce: dal punto di vista nutrizionale le proteine di origine animale sono rese più assimilabili dall’organismo dopo il surgelamento, infatti la loro struttura, che è ad elica, si apre e così gli enzimi della digestione possono “lavorare” con maggior facilità. Questo vantaggio, però, dura solo per i primi 8-10 mesi dal momento della surgelazione, dopo queste proteine si “raggomitolano” e così vengono raggiunte con maggior difficoltà dagli enzimi digestivi. Dopo tale periodo si ha anche un altro svantaggio: infatti le carni e i pesci grassi cominciano ad irrancidirsi e perciò ad essere meno gradevoli. Se l’imballaggio in cui sono conservati non è idoneo, si ha la disidratazione, cioè la perdita di acqua superficiale e così le carni restano asciutte, stoppose e perciò poco gradevoli.

SUTURE.

Le fontanelle sono gli incroci fra tre ossa craniche, mentre le suture sono la linea di contato solo fra due ossa; ai due estremi di ogni sutura si trovano le fontanelle.

Possono confluire in una o due fontanelle.

  • La metopica, si trova anteriormente fra i due frontali. Va dalla radice al naso, passando dal centro della fronte alla fontanella anteriore. Alla nascita è già saldata (chiusa).
  • Le coronaria, sono una per lato; si trovano fra ossa frontali e parietali; internamente confluiscono nella fontanella anteriore. Si saldano (chiudono) entro i 3 e i 5 mesi di età, sempre dopo la sagittale e prima della lambdoidea.
  • La sagittale, è una sola; si trova fra i due parietali e collega la fontanella anteriore con quella posteriore. Si salda (chiude) dai 3 ai 5 mesi, sempre prima della coronaria e della labdoidea.
  • La squamosa: sono due, una per lato; si trovano fra ossa parietali e temporali; collegano da ogni lato la fontanella laterale anteriore con il laterale posteriore. Alla nascita sono già saldate (chiuse).
  • La lambdoidea, si trova fra occipitale e parietale; confluisce nella fontanella posteriore. Si salda (chiude) dai 3 ai 5 mesi ed è l’ultima sutura a farlo.

SUTURE, PUNTI.

(vedi ferite)

SUZIONE.
Il riflesso della suzione è il primo a comparire ed è già presente nelle ultime fasi della vita fetale. Il riflesso è un perfetto sinergismo finalistico di molti gruppi muscolari.

 

SVEZZAMENTO.

Fra i 4 e i 6 mesi di età i bambini smettono di mangiare solo latte, inizia lo svezzamento, cioè il passaggio a cibi semisolidi e solidi e l’uso del cucchiaio: perché avvenga senza problemi, si devono seguire alcune precauzioni:

-    i bambini sono abitudinari, perciò i vari cibi vanno introdotti con gradualità, perciò un po’ alla volta
-    i cibi, di qualunque tipo, devono essere sempre ben mescolati senza granulosità, infatti spesso i bambini li rifiutano anche se graditi, solo perché si accorgono che ci sono delle parti solide e così sputano tutto non sapendo ancora masticare
-    non si deve insistere. Se un bambino rifiuta un tipo di cibo non gli va dato. Se rifiuta le prime pappe o le prime minestre, si dovrà continuare per altri 15 giorni con il latte e poi riprovare.
Ecco la prima minestra
All’inizio si sostituisce un pasto di latte con la minestra ed ecco come si prepara: in una pentola si mettono due litri d’acqua (va bene anche quella del rubinetto) e 200 gr di fagioli secchi, 200 gr di verdura di stagione, 200 gr di patate. Non si deve aggiungere il sale. Si fa bollire per due ore a fuoco lento, finché l’acqua si è ridotta a metà. Per il primo mese si versa l’intero contenuto nel colapasta, raccogliendo il liquido e successivamente schiacciando le verdure che restano. Questo brodo può essere conservato, in un contenitore di vetro, in frigorifero per due giorni
ad ogni pasto se ne prendono 250 gr e ci si aggiunge un cucchiaio da minestra di olio extravergine di oliva, un cucchiaio da minestra di parmigiano grattugiato, infine due cucchiai da minestra rasi di semolino o crema di riso che si acquista in farmacia e (vanno bene i tipi istantanei che non devono bollire con il brodo). All’inizio non è consigliabile usare la pastina, proprio perché tende a rendere un po’ granulosa la minestra, con il rischio, come ho detto, che venga rifiutata. Per tre giorni si sostituirà una sola poppata, in genere quella fra le 12 e le 15, che corrisponde al pranzo, con questa minestra. Solo dopo che sono trascorsi tre giorni da quando la minestra viene accettata volentieri e mangiata quasi tutta, vi si aggiungerà la carne.
La carne
È preferibile prepararla in casa: si deve prendere 50 gr di  carne di manzo, vitello o pollo, che andrà cotta al vapore e poi, mischiata a 2 o 3 cucchiai di brodo vegetale, che la rende più morbida, andrà omogeneizzata con l’appositi elettrodomestico poi andrà mischiato accuratamente con il brodo vegetale preparato come descritto in precedenza.
Dopo tre giorni che il bambino ha accettato, cioè in pratica mangia senza problemi, la minestra con la carne, gli si potrà sostituire un altro pasto: la cena.
La cena
Il pasto è simile a quello del pranzo, ma va esclusa la carne; ecco come fare.
Si prendono 250 gr di brodo vegetale un cucchiaio da minestra di olio extravergine di oliva e due cucchiai di semolino o crema di riso, non si mette la carne e, anziché un cucchiaio da minestra di parmigiano o di grana grattugiato, se ne mettono tre, oppure 50 gr di ricotta o certosino.
La frutta
Come gli adulti, alla fine del pasto, anche il bambino inizierà a prendere un po’ di frutta grattugiata, in genere ¼ di pera, ¼ di mela, a cui, dopo una settimana, si potrà aggiungere anche banana schiacciata. Per gli agrumi si deve attendere che abbia compiuto 8 mesi.
Deve bere
La bevanda ideale è l’acqua non gassata, conservata nelle bottiglie di vetro; da evitare, invece succhi di frutta e bevande zuccherate, perché fanno “ingrassare” e favoriscono la carie dentale. I genitori devono offrire l’acqua, ma non insistere, perché il bambino ne deve bere a volontà (poca o molta che sia), cioè secondo la sete.
Un menù sempre più “grande”
Dopo un mese che il bambino mangia il brodo vegetale o, comunque a sette mesi, gli si può dare anche il passato di verdura (perciò non più solo il brodo di cottura), la minestra di fagioli. A 8 mesi un’altra concessione: la pastasciutta: si acquista in farmacia, se ne lessano 30 gr e si condisce con olio e parmigiano.
L’uovo
Il rosso si può iniziare a far mangiare a 7 mesi, mentre per il bianco, che può dare allergia, si deve attendere che il bambino abbia compiuto un anno. Il rosso lo si può dare anche crudo, andrà introdotto gradualmente, iniziando a darne mezzo cucchiaino da caffè al giorno, fino ad arrivare a due tuorli interi alla settimana. Lo si darà a cena in sostituzione del formaggio.
Il pesce
Anche per questo cibo si deve attendere che il bambino abbia compiuto sette mesi: all’inizio so potrà usare trota, sogliola o platessa, cotte al vapore, al forno o al cartoccio. Ne andranno dati 50 gr a pasto, tre volte alla settimana in sostituzione della carne. Si dovrà fare attenzione che non contengano assolutamente lische e andranno conditi con olio extravergine di oliva.
Il latte
Se il bambino è allattato al seno potrà continuare a prenderlo, anche dopo il divezzamento, due o tre volte il giorno fino all’età di un anno. Se allattato artificialmente, per i primi 4 mesi dovrà usare un latte adattato, e da 4 a 6 mesi dovrà iniziare ad usare il latte di proseguimento, più “nutriente” di quello della mamma, ma non ancora come quello della mucca che potrebbe creare un eccessivo “lavoro” per l’organismo, in particolare per i reni. A 6 mesi potrà lasciare il latte artificiale e passare a quello della mucca. Ecco come si prepara:
si prende il latte fresco intero; non va bollito, ma solo scaldato e va diluito: 2/3 di latte e 1/3 acqua o tè o camomilla o caffè d’orzo, per esempio 140 gr di latte e 70 gr di un liquido a scelta fra quelli che abbiamo indicato. Al latte andranno aggiunti, per esempio in 200 gr, un cucchiaio da  minestra di zucchero, oppure sei biscotti.

Miti che cadono

Gli studi più recenti hanno dimostrato che sono inutili alcuni comportamenti molto diffusi. Ecco quali:
-     non è più necessario attendere che il bambino abbia compiuto 5 mesi per introdurre i cibi con il glutine, infatti un simile comportamento non previene la comparsa della celiachia (è l’intolleranza al glutine, che è una componente del grano), perciò è inutile acquistare i prodotti senza glutine
-     oggi si preferisce usare il brodo vegetale o il passato di verdura anziché il brodo di carne, che, contrariamente a quanto si pensava, ha un bassissimo valore nutritivo
-     il parmigiano non è più ritenuto un formaggio superiore agli altri, infatti può essere sostituito con altri tipi, per esempio ricotta, certosino, groviera
-     gli omogeneizzati e i liofilizzati del commercio sono già pronti, perciò più “veloci” e vanno usati solo quando “manca il tempo”, ma i prodotti preparati in casa sono i migliori.

SVILUPPO PSICOMOTORIO.
Ecco le varie fasi durante il 1° anno.
1° mese:

    • Sorregge il capo anche per pochi secondi.
    • In posizione prona riesce a sollevare la testa se pure vacillando.
    • Comincia a fissare in volto gli sta vicino.

2° mese:

    • Sorregge il capo per un certo tempo.
    • Se è in posizione prona su una superficie sufficientemente rigida, solleva leggermente il tronco, puntando gli avambracci come sostegno.
    • Comincia a seguire con lo sguardo i movimenti delle persone che si spostano lentamente attorno alla sua culla.
    • Compaiono i primi sorrisi.

4° mese:

    • Sorregge bene il capo.
    • Comincia a mantenere con sostegno e appoggio la posizione seduta.
    • Compare il sorriso sonoro.

6° mese:

    • Si regge seduto da solo sul seggiolone.
    • Sorride spesso riconoscendo i familiari e mostra preferenza per la madre.
    • Raggiunge e afferra i grossi oggetti, passa gli oggetti da una mano all’altra.
    • Porta spesso gli oggetti alla bocca.

9° mese:

    • Sta in piedi con appoggio.
    • Dalla posizione supina passa da solo alla posizione seduta, rimanendovi a lungo senza sostegno.
    • Comincia la prensione tipo pinza superiore, cioè utilizzando pollice e indice.
    • Rilascia volontariamente gli oggetti.

1° anno:

    • Cammina tenuto per mano.
    • Compie i primi passi anche se stentati e rari senza sostegno.
    • Pronuncia 3 o 4 bisillabi.
    • Si adatta con atteggiamento del corpo a farsi vestire.

I terribili due anni
A 2 anni il bambino è particolarmente irritabile. È più autonomo perché inizia a parlare e a controllare gli sfinteri e fa i capricci perché presenta il conflitto tra desiderio di indipendenza e bisogno di sicurezza, per questo si arrabbia.

 

 
 
Download
 
  • Prof.Italo Farnetani

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Kenya 2016

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Papa Francesco

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Papa Francesco

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Papa Francesco

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Papa Benedetto XVI

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Papa Benedetto XVI

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Gatunga 2017 Missione delle Suore del Cottolengo

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani - Celebrazioni per i 150 anni dell' Unità d'Italia 2010.

    Prof.Italo Farnetani
  • Prof.Italo Farnetani, all' Accademia Nazionale di Modena.

    Prof.Italo Farnetani

 
I miei libri