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SALUTE.

Non è l’assenza di malattia, ma lo stato di benessere psico-fisico del soggetto.

Ecco un decalogo essenziale per promuovere la salute nei bambini e negli adolescenti.

  • Accrescimento: se fra i 4 e i 10 anni la statura non aumenta almeno di 4 cm all’anno, si deve eseguire una visita presso un centro di auxologia per studiare i ritmi di crescita. Non si deve fare nulla, invece, se cresce almeno di 4 cm.
  • Alimentazione: dall’età di 1 anno in poi ogni settimana si deve mangiare: carne 3-4 volte; pesce 3 volte; formaggi 1-3 volte; salumi 1-3 volte; uova 1-3 volte. Piatto unico di cereali e legumi (per esempio pasta e fagioli, riso e piselli) 1-2 volte. Verdura e frutta due volte al giorno.
  • Controlli dal pediatra: una volta al mese fino a 1 anno, a 15, 18 e 24 mesi, poi una volta all’anno, da 3 a 6 anni, poi da 7 a18 una volta ogni 2 anni.
  • Denti: la prima visita dal dentista va eseguita a 3 anni. L’ortodonzia, cioè la “correzione dei denti” non va eseguita prima degli 11 anni, ma  per i casi lievi si può attendere anche a 13 anni.
  • Occhi: a 8 mesi non deve più “storcere gli occhi”, in caso contrario consultare il pediatra. Una visita oculistica è comunque consigliabile per tutti ed è bene eseguirla prima dei 6 anni di età.
  • Ore di sonno: da 0 a 1 anno: 16-18 ore; da 1 a 2 anni: 12-15 ore; da 2 a 6 anni: 11-12 ore; da 7 a 12 anni: 10-11 ore; da 13 a 18 anni: 8 ore; dopo i 18 anni: 7 ore.
  • Ore di televisione consentite: non più di 2 ore al giorno.
  • Pressione arteriosa: va misurata dai 3 anni in poi in occasione delle visite pediatriche che abbiamo indicato in precedenza.
  • Sport: dopo i 5 anni 5 ore alla settimana e prima solo gioco.
  • Vaccinazioni: a 2, 4, 10-11 mesi vanno eseguite le vaccinazioni contro: polio, difterite-tetano-pertosse, epatite B, Haemophilus influenzae tipo B (meningite) ed eventualmente anche quelle contro pneumococco e meningococco C

12-15 mesi: vaccinazione contro morbillo-rosolia-parotite
2- 3 anni: quarto e ultimo richiamo contro la polio
5 anni: richiamo contro difterite-tetano-pertosse,  e morbillo-rosolia-parotite
15 anni: richiamo contro tetano e difterite.

SANGUE.

Vedi le singole voci:esami; ferite :feci;epistassi (se esce sangue dal naso).

SCABBIA.
È provocata da un parassita della pelle, l’acaro Sarcoptes scabini, sottospecie  hominis.
La tipica lesione  è costituita da un rigo rosso, lungo circa 5-10 cm, con una vescicola a una delle estremità. Ancora prima di vedere questa manifestazione sulla pelle  si sospetta la presenza della scabbia  perché il soggetto si gratta in continuazione, soprattutto la notte.  Il prurito è la causa di  abrasioni, cutanee ove e infezioni che si presentano sotto forma di pustole e croste di colore giallo-miele; L’infezione della pelle è frequente nel 1° anno di vita ed è preferibilmente localizzata al palmo della mano e alla pianta dei piedi.
In genere ha una localizzazione simmetrica e si riscontra: alle mani (spazi fra le dita); ai polsi (superficie flessoria) agli arti (superficie estensoria); alle ascelle; intorno all’ombelico; alle mammelle; ai genitali (nel maschio).
La cura
Applicare sulle zone colpite e sotto le unghie una lozione a base di permetrina al 5% da lasciare sulla pelle per un tempo che varia da 8 a 14 ore:dopo andrà eliminata con un bagno, usando il sapone solo dopo che sia stata completamente allontanata. La cura va continuata per una settimana e  va effettuata anche da tutti i membri della famiglia e dai contatti. Il paziente deve restare isolato, e perciò non può ritornare a scuola, per ventiquattro ore dall’inizio della cura. Per disinfestare la biancheria: è sufficiente un normale lavaggio ad alta temperatura (60°C).

SCAPOLE ALATE.

Vedi dorso

SCARLATTINA.

La scarlattina è provocata da un batterio, lo Streptococco betaemolitico di gruppo A, più pesante di un virus, e che perciò si trasmette con maggior difficoltà perché serve un contatto prolungato e ravvicinato con la persona malata: infatti la scarlattina, di cui vengono notificati 20.000 casi all’anno, è 5 volte meno frequente della varicella, che è provocata da un virus ed è la malattia esantematica più diffusa. Ma c’è di più: contro lo Streptococco disponiamo di antibiotici molto efficaci, perciò oggi la scarlattina, come tutte le malattie streptococciche, è in  netto calo

Attenti agli errori

A sentire i racconti dei genitori, sembrerebbe, invece, che la scarlattina fosse una malattia piuttosto diffusa, ma spesso si commettono degli errori e si scambiano banali arrossamenti per l’esantema della scarlattina, infatti l’eruzione della malattia è costituita da puntini rossi ravvicinati, che non confluiscono mai fra loro, ma che, visti da lontano, danno l’idea di una colorazione uniformemente rossa, per questo la si può confondere con altri arrossamenti, per esempio dovuti a un’allergia, al contatto con un’erba urticante o anche alla semplice irritazione dovuta al sudore. È perciò importante sapere esattamente come sia la scarlattina, in modo da riconoscerla quando c’è e non vederla quando non c’è.
È più probabile contrarre la scarlattina fra i 3 e i 10 anni di età.
È più frequente in autunno e inverno.
Incubazione: da 3 a 4 giorni dopo il contagio.
I sintomi
Improvvisamente appare febbre, vomito, cefalea (mal di testa), dolore addominale (mal “di pancia”), faringodinia (mal di gola).

  • L’esantema. Dopo 12 o 48 ore si vede comparire l’esantema, cioè i puntini, in media di 1 mm di diametro, rossi, uno accanto all’altro. All’inizio è alle ascelle, al collo e all’inguine, poi si estende a tutto il corpo, ad eccezione, ed è un segno tipico, del mento, la zona intorno alla bocca e il naso. L’esantema dura per un periodo che varia da 3 a 7 giorni. Quando scompare la pelle si desquama perdendo delle minuscole scaglie che ricordano la forfora dei capelli.

Già questi elementi orientano fortemente verso la scarlattina, ma questo esantema per riconoscerlo offre altre due caratteristiche interessanti: se si appoggia una mano sulla pelle, l’arrossamento scomparirà e, se si guarda la pelle in controluce, si vedranno in rilievo tutti i puntini rossi e perciò ricorderà l’aspetto della carta vetrata.

  • La febbre: compare ancora prima dell’esantema, è alta e va da 38 a 40°C e raggiunge valori più alti nella seconda giornata di malattia. Scompare, diminuendo progressivamente, dopo un periodo che varia da 3 a 7 giorni.
  • La lingua. All’inizio si ha la lingua a fragola bianca (la lingua è biancastra). Dopo alcuni giorni la patina si desquama per cui la base della lingua diventa rossa, ma restano le papille sempre rosse e ricordano proprio la superficie mammellonata di una fragola, per questo il nome scientifico è lingua a fragola rossa o a lampone.
  • Il contagio: non si è più contagianti dopo 2 giorni che si assumono gli antibiotici.

      Come si trasmette: attraverso l’apparato respiratorio.
Diagnosi
per essere certi che si tratti di scarlattina, prima di tutto l’esantema si deve essere presentato con l’aspetto e la sequenza che abbiamo descritto, ci deve essere stata febbre e si deve dimostrare che lo Streptococco betaemolitico di gruppo A, cioè il batterio che causa la scarlattina, fosse effettivamente presente durante la malattia e questo lo si può fare o eseguendo il tampone faringeo o ricercando la presenza degli anticorpi nel sangue contro questo batterio, che si rileva con la determinazione del titolo antistreptolisinico O, conosciuto come TASLO (titolo).
La cura
Si deve assumere un antibiotico per bocca, l’amoxicillina, 50 mg/kg/die, suddivise in 3 somministrazioni al giorno, per 10 giorni, o eritromicina per chi è allergico.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Dopo 48 ore dall’inizio dell’assunzione degli antibiotici e un giorno dopo la scomparsa delle febbre.

 

SCHISTOSOMIASI
à Parassiti intestinali

SCORFANO.
(vedi Pesci velenosi)

SCREENING.  
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: analisi di massa.

 

SCROTO ACUTO.

Lo scroto acuto si può verificare dai 2 ai 16 anni ed è dovuto alla torsione delle idatidi, (sono piccole appendici, residui di strutture anatomiche dell’embrione) o del testicolo talvolta “attaccato” in posizione anomala.

I sintomi che si determinano sono:

  • Il dolore: inizia in modo lieve, spesso durante il sonno (per cui ce se ne accorge solo al mattino) o durante l’attività sportiva. È vero che se viene avvertito come un colpo di pugnale, si pensa subito alla torsione del testicolo, ma in alcuni casi il dolore può essere presente solo quando viene palpato il testicolo.
  • Rigonfiamento: se c’è la torsione del testicolo o delle idatidi, lo scroto è quasi sempre ingrossato, ma non ci si deve basare troppo su questo segno, perché in 1/5 dei casi può essere tutto normale.
  • Arrossamento: nei 2/3 di pazienti con scroto acuto, la cute è localmente arrossata.

La cura
In questi casi è necessario intervenire precocemente per evitare una prolungata sofferenza del testicolo, che potrebbe causarne anche la distruzione.

SCUOLA.
La scuola è un aspetto importante nella vita di un bambino e di un adolescente, in cui ha un coinvolgimento emotivo e ove incontra i coetanei. I problemi scolastici, dallo scarso rendimento all’insuccesso, al rifiuto e all’abbandono scolastico, hanno un’origine non tanto all’interno della struttura scolastica, ma nella famiglia.
Alla famiglia la maggior responsabilità.
L’insuccesso scolastico, durante il periodo delle elementari e delle medie inferiori, può essere determinato da disturbi di relazione, da fenomeni depressivi o da una causa organica (per esempio ipoacusia, deficit oculari), che però, prima del termine della scuola dell’obbligo (14 anni) ha dato segni di sé e perciò è già stata diagnosticata. Alle scuole superiori la causa di insuccesso scolastico è quasi esclusivamente la depressione. Escluse le cause organiche, che hanno una necessaria risoluzione medica, i motivi del disagio, responsabili del cattivo rendimento scolastico, fino al rifiuto e alla fobia scolare, non vanno ricercati all’interno della scuola, perché sono determinati dalla famiglia, che non ha fornito al figlio un ambiente sereno, in grado di essere un punto di riferimento e perciò non ha saputo aiutarlo in modo valido.
L’origine della depressione
Questo meccanismo si manifesta in tre passaggi:
a) compare un elemento di disturbo e al primo posto c’è sempre un problema nell’ambito della famiglia: la perdita di un genitore (prima fra tutti la separazione), la mancanza di dialogo con i genitori… o turbamenti interni, spesso legati al passaggio fra le varie fasi del proprio sviluppo psicologico, per esempio  verso i sette anni, quando passa dal periodo preoperatorio a quello delle operazioni concrete, oppure verso i 12-14 anni, quando entra  nello stadio delle operazioni formali, oppure vive le fasi dei cambiamenti puberali.
b) Il bambino o l’adolescente si trova di fronte a questi problemi che deve risolvere: chiede aiuto ai genitori e, se questi hanno un buon rapporto con il figlio e abitudine al dialogo e alla confidenza, sicuramente lo aiuteranno a superare la fase depressiva, come, peraltro, avviene nella maggior parte dei casi. Se, invece, il bambino o l’adolescente non trovano una risposta all’interno della famiglia o da parte degli altri adulti significativi, per esempio nonni, insegnanti, animatori, dovranno impegnare tutte le loro energie per attivare i meccanismi antidepressivi, che possano far superare la crisi.
c) È chiaro che tutte le energie del bambino e dell’adolescente sono impegnate in questa direzione e perciò non si potrà dedicare in modo sufficiente alla scuola, perciò avverrà il decadimento del rendimento scolastico, che potrà sfociare anche nel rifiuto della scuola (è un modo per eludere il problema dell’insuccesso e del confronto con i coetanei), fino ad arrivare alla forma più grave, che è la fobia scolare e all’abbandono scolastico. Questo meccanismo è così preciso che di fronte a un bambino con intelligenza normale, ma con rendimento scolastico scadente, si deve pensare sempre alla depressione, oppure, invertendo la frase, si capisce ancora più chiaramente il  concetto: quando un bambino o un adolescente hanno un  rendimento scolastico scadente, prima di dargli l’insufficienza, o ancora peggio, di respingerlo (è l’eufemismo che indica la tradizionale “bocciatura”) si deve ricercare la presenza di eventuali situazioni, che possano disturbare il bambino, determinandogli la depressione
Il ruolo della scuola.
La depressione, perciò, ha un’origine all’interno della famiglia e la scuola ne “paga” solo le conseguenze, cioè ha un alunno distratto, che pensa ad altro, perché ha problemi più grandi da risolvere, la scuola da sola non è mai in grado di provocare la depressione, ma può solo accentuare i fattori di rischio, cioè far precipitare una situazione già compromessa e al limite dell’equilibrio, quando stigmatizza l’insuccesso scolastico, (4) per esempio quando, di fronte ai primi insuccessi o risultati negativi, anziché cercare di capire i motivi del disagio, si ostina nella normale attività scolastica, con interrogazioni, compiti in classe, in modo che, anziché aiutare l’alunno, lo considera ormai perso, oppure, di fronte all’alunno che presenta una fobia scolare, perciò non va a scuola, la struttura scolastica (direttori scolastici, presidi, maestri e insegnanti) si ostina, spesso adducendo motivi burocratici, perché l’alunno torni a scuola, per frequentare, essere interrogato e svolgere i compiti in classe, perché, altrimenti, sostengono, non può essere classificato agli scrutini.
Quando la scuola fa bene
Al di là di questa situazione la scuola può “far solo bene”, principalmente attraverso quattro situazioni:
l   è un luogo dove sono presenti i coetanei importanti in ogni fase dell’età evolutiva, dai tre anni, quando inizia il gioco collettivo, all’adolescenza, quando è importante l’identificazione con il gruppo dei pari. In più gli insegnanti sono degli adulti significativi, perciò
l   la scuola può divenire un luogo affettivamente caldo e forte. In effetti, quando la scuola “funziona”, può aiutare il ragazzo: è stato notato come i ragazzi con dolori addominali ricorrenti, se a scuola vengono gratificati, ricevono maggiori attenzioni dagli insegnanti, anche gli episodi dolorosi diventano meno frequenti. (5)

  • per un bambino e un adolescente dopo la famiglia la scuola è il principale contesto sociale, perciò ne può rappresentare una continuità storica che lega le varie fasi dell’età evolutiva: pensiamo all’adolescenza, quando si deve costruire una nuova identità. Per questo sono importanti tutte le iniziative che possano far identificare l’alunno nella propria scuola (dall’apertura pomeridiana e serale nei quartieri dove non esistono altri luoghi “sani” di incontro per i giovani, alle iniziative come gli annuari, purtroppo fatti quasi esclusivamente nei licei classici).

Scuola a cinque anni. Non c'è nessuna motivazione scientifica per mandare i bambini in prima elementare a sei anni. La scelta fu fatta più di 140 anni fa dall'allora Ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna Gabrio Casati che fissò l'inizio della prima elementare a sei anni non in seguito a motivazioni psico pedagogiche, ma solo per motivi amministrativi. La data fu mantenuta anche dagli altri Ministri, in particolare Michele Coppino  che con la Legge del 15 Agosto 1877  rendeva obbligatorio il primo biennio delle elementari mantenne invariato la data dei sei anni. La scelta fu fatta solo perché il giovane Stato Italiano non aveva le risorse umane ed economiche per anticipare l'inizio dell'istruzione elementare. In particolare c'era anche una mediazione con la chiesa appena  privata dello Stato Pontificio. Infatti le scuole materne venivano allora gestite da preti e  suore e in questo ambito si insegnava anche a leggere e scrivere.
Prima elementare a 5 anni. E’ stato bene abbattere il "tabù" della prima elementare a sei anni infatti quest'età è la più inadatta e sbagliata che ci potesse essere. Infatti l'età che va dai cinque ai sette anni è un periodo unitario in cui il soggetto smette di essere "bambino piccolo" per crescere progressivamente fino ad arrivare ai sette anni che è il momento in cui si attuano le prime operazioni mentali autonome. E' la fase, definita da Piaget   delle "operazioni concrete" il bambino inizia a fare dei ragionamenti elaborando le cose che vede, per esempio i numeri di aritmetica. Si perfeziona il linguaggio e la capacità di usare la memoria. Interrompere questa fase di transito che va dai cinque ai sette anni è un errore, infatti anche nei vari Paesi del mondo generalmente l'istruzione elementare inizia o a cinque o a sette anni. Una scuola che inizi a cinque anni permette di non interrompere questa fase di transizione, ma di agevolarla.
(vedi anche i singoli lemmi: insuccesso scolastico; mal di scuola; studiare; apprendimento; )

SECULAR TREND.
Si traduce in italiano come: tendenza secolare (vedi a pag. 00 ).

SEPARAZIONE DEI GENITORI.
La separazione e il divorzio sono divenuto ormai un fenomeno estremamente diffuso, ma per i figli è un’esperienza indesiderata, subita, e difficile da affrontare che provoca:
-          ansia
-          depressione
-          angoscia da abbandono
-          angoscia di colpa e vergogna
Durante l’adolescenza, rispetto alle altre fasce di età, i figli reagiscono alla separazione con una rabbia maggiore
I periodi più a rischio sono quelli che precedono (caratterizzati da litigi e, qualche volta anche scene di violenza) o seguono (accettazione della nuova situazione, cambiamento delle proprie abitudini e, talora, problemi economici) il momento della separazione
Il risultato di questa situazione è che:
Il figlio dei genitori separati ha meno stima in se stesso
La lotta contro la depressione assorbe la maggior parte delle energie, che perciò non possono essere impiegate per le acquisizioni scolastiche e la vita sociale. Per questo si possono avere:
-     turbe del comportamento
-     rifiuto scolastico
-     difficoltà nell’inserimento sociale
-     difficoltà nelle relazioni affettive
Esaminiamo singolarmente ognuno di questi problemi.
Turbe del comportamento
Sono rappresentate da:

  • aggressività
  • assenze ingiustificate
  • tendenza a lasciare la casa dopo un litigio e a
  • sperperare il denaro
  • abuso di alcool e di droga

Rifiuto scolastico
provoca un

  • maggiore abbandono scolastico (tre volte superiore agli altri) e la separazione dei genitori è un motivo di:
  • insuccesso scolastico

Per gli stessi motivi che determinano il rifiuto della scuola, in seguito, si avrà anche

Difficoltà nel lavoro
e per questo

  • Si legano ad un lavoro in modo meno stabile e
  • lo cambiano spesso

Difficoltà nell’inserimento sociale
Ricordiamo che
Il figlio dei genitori separati ha meno stima in se stesso, inoltre

  • Il confronto con le famiglie intatte è perdente e
  • anche per questo ha difficoltà ad identificarsi nel gruppo dei pari (coetanei)
  • Può avere difficoltà ad identificarsi nel genitore assente

I rapporti con i genitori
I figli devono essere sempre

  • informati delle nuove situazioni e
  • rassicurati sulla continuità affettiva con i genitori
  • ambedue i genitori devono partecipare alle scelte educative e a tutte le decisioni che riguardano i figli (di solito l’effettivo potere decisionale lo ha il genitore con il quale il figlio vive)

L’adolescente:

  • non accetta la nuova vita sessuale dei genitori
  • non sopporta di incontrare il genitore assente in compagnia di una terza persona
  • vuole gestire da solo gli incontri con il genitore assente

Se si ricompone una nuova famiglia le femmine si adattano meno dei maschi
Difficoltà nelle relazioni affettive
La paura di perdere la relazione intima spinge gli adolescenti a suggellarla attraverso il rapporto sessuale
Questo provoca che:
-    hanno un numero maggiore di partners sessuali
-    il comportamento affettivo delle femmine diviene simile a quello dei maschi
-    scelgono un partner anche se lo ritengono inaffidabile, ma da cui si aspettano una risposta ai loro bisogni emotivi
-    hanno figli prima del matrimonio
-    si sposano più precipitosamente
-    temono di ricevere un danno dal partner
-    ritengono che la sicurezza del matrimonio non dipenda da loro stessi, ma dalla capacità del partner
-    divorziano più rapidamente
Un risultato è comune a tutti:
L’adolescente, figlio di separati, presenta sempre un livello maggiore di maturità ed entra prima nella vita adulta

Da ricordare:
1)   I bambini di età inferiore a 8 anni si sentono in colpa e perciò responsabili della separazione dei genitori, un po' come se loro fossero stati "cattivi".
2)   I periodi più a rischio in cui perciò si possono avere maggiori sintomi depressivi sono quelli che precedono e seguono la separazione, perché prima il bambino o l'adolescente assistono a litigi, talvolta anche a scene di violenza fra i genitori, poi deve adattarsi alla nuova situazione familiare, spesso caratterizzata anche da cambiamenti di abitudini, di casa, talvolta di scuola o anche problemi economici.
3)   Nei confronti della scuola le femmine tendono a impegnarsi maggiormente, con il rischio che, dopo aver investito molto sulla scuola, i risultati non sono pari alle aspettative. I maschi, al contrario, tutti presi a vincere e a superare la propria depressione, si disinteressano alla scuola, anzi diventano più aggressivi.
4)   Per il rendimento scolastico: si distraggono con facilità, hanno difficoltà nella lettura e nella scrittura, e soprattutto nel campo matematico, dove per la risoluzione dei problemi e dei quesiti, è indispensabile l’autostima.
5)   Quando si ricompone una nuova famiglia, dopo qualche anno, i maschi si sono abituati alla nuova situazione e non presentano sostanziali differenze rispetto ai figli che vivono con i genitori, mentre le femmine non si adattano mai.
6)   In alcune scuole, per esempio in quelle tipo semi-convitto, si può arrivare, in ciascuna classe, anche al 50% di alunni con genitori separati e questo incide negativamente sul gruppo dei pari, in quanto si sommano i problemi dei singoli.

SESSO.
L’età del primo rapporto sessuale
In media il primo rapporto sessuale si ha a 17 anni e mezzo, con alcune variazioni regionali, a dimostrazione che i comportamenti degli adolescenti non sono uniformi in tutto il territorio nazionale: per il nord-est e il nord-ovest l'età è compresa fra i 17 e i 18 anni per ambo i sessi;per il centro 18 anni per i maschi e 17-18 anni per le femmine, mentre al sud e isole l'età è anticipata: 17 anni per i maschi, 16-17 anni per le femmine.
Si può fare una valutazione numerica della situazione usando come base di calcolo la fascia di età dei soggetti di 18 anni.  Su un totale di 295.248 soggetti maschi , si stima che abbiano rapporti sessuali completi 147.624 soggetti; per le femmine che abbiano rapporti sessuali completi 138.945 soggetti su un totale di 277.890.
La contraccezione
. Tra la popolazione sessualmente attiva le femmine che usano la pillola sono il 26.25%, mentre il 30%, dei maschi  fa uso del preservativo :si stima pertanto che tra la popolazione sessualmente attiva usino il preservativo 44.287 soggetti, mentre più di 100.000 non fanno nessuna protezione. Fra le 138.945 femmine sessualmente attive a 18 anni, che 36.473 usino la pillola e più di 100.000 non attuino nessuna prevenzione.
Gli adolescenti che hanno rapporti sessuali devono ricordarsi che la “pillola” assicura solo la contraccezione, ma per evitare di contrarre le malattie che possono essere trasmesse attraverso la via sessuale, è indispensabile usare il preservativo. (vedi Malattie trasmesse sessualmente).

SESTA MALATTIA.
La sesta malattia è conosciuta anche come esantema critico, exantema subitum, pseudorosolia, febbre esantematica dei tre giorni, ma il termine scientificamente più corretto è roseola infantum.
È più frequente da febbraio a maggio e a ottobre.
È provocata nel 95% dei casi dall’Herpes Virus 6 (HHV6) e nel restante 5% dei casi dall’Herpes Virus 7 (HHV7).
Il 90% di tutti i casi si riscontrano fra i 6 e 24 mesi di età, ma il maggior numero si presenta fra i 7 e i 13 mesi di vita. C’è una spiegazione a un simile andamento: infatti i virus responsabile della malattia sono molto diffusi e vengono con facilità trasmessi dalla madre al figlio, però nei primi 6 mesi di vita il bambino è protetto dagli anticorpi ricevuti durante la gravidanza mentre nei 18 mesi successivi ha un’alta probabilità di incontrare questi virus e, non essendo protetto, è inevitabile che si ammali.
Il contagio avviene per via respiratoria.
Il periodo di incubazione in media è di 10 giorni, ma può variare da 5 a 15.
I sintomi:
la malattia si presenta in due tempi: prima la febbre alta senza una spiegazione clinica apparente e successivamente la comparsa dell’esantema.
l   la febbre: è alta, in genere dai 39 ai 40,5°C, dura da 3 a 5 giorni, ma in alcuni casi si prolunga anche fino a 9.
Dopo la scomparsa della febbre si manifesta subito dopo, al massimo con un intervallo di due giorni un
l   esantema, che si presenta con chiazze di colorito roseo, che hanno un diametro che varia da 2 a 5 mm e talvolta sono circondati da un alone biancastro, che non confluiscono mai fra loro.
In genere si trovano al collo e al tronco, possono rimanere solo qualche ora o perdurano da 1 a 2 giorni. Sembra che l’esantema si presenti perché i virus sono neutralizzati, cioè “uccisi”, proprio nella cute e l’eruzione è proprio il segno della “battaglia”.
Le complicanze più frequenti sono le convulsioni febbrili (vedi).
In genere non è necessaria alcuna terapia, salvo il paracetamolo per la febbre.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Un giorno dopo la scomparsa della febbre.

SETE. 
Non è la richiesta dei liquidi da parte dell’organismo, ma è un segnale di disidratazione, un po’ come la spia rossa dell’olio del motore della macchina. Meglio perciò  bere con regolarità,soprattutto quando è molto caldo,con regolarità senza attendere di avere sete.
Ecco le 10 regole per dissetarsi .

  • La miglior bevanda? È sicuramente l’acqua: reintegra i liquidi persi senza interferire con altre funzioni dell’organismo, né far “ingrassare”.
  • Acqua corrente o in bottiglia? Vanno bene entrambe con una differenza: l’acqua proveniente dall’acquedotto è sempre potabile, anche se spesso ha un sapore cattivo. Quella in bottiglia in alcuni casi può non essere potabile, cioè contenere germi. Ecco perchè non c’è un’acqua ottimale e vanno bene entrambe.
  • Liscia o gasata? Quella che piace. Anche in questo caso la scienza lascia piena libertà. Erroneamente si ritiene che l’acqua gassata faccia male, ma non è vero. Anzi le “bollicine” di anidride carbonica funzionano come un disinfettante, pur se leggero, però garantiscono maggiormente la potabilità dell’acqua proprio ostacolando la moltiplicazione dei batteri eventualmente presenti. È chiaro che con l’acqua si introduce anche del gas nell’apparato digerente, ma può essere facilmente espulso “da sopra o da sotto”. Senza dubbio a chi piace l’acqua gassata è più invitante, perciò se ne beve di più e, come abbiamo visto, è un enorme vantaggio, anzi una necessità dell’organismo.
  • Fresca, ghiacciata o a temperatura ambiente? Anche in questo caso secondo i gusti, ma a temperatura ambiente, soprattutto quando fa molto caldo non è certo invitante a bersi e si rischia perciò di non introdurre acqua a sufficienza e far disidratare l’organismo. Quando è ghiacciata non si riesce a berla perché provoca dolore. È inevitabile perciò che l’acqua venga riscaldata un po’ in bocca ma si può comunque stare tranquilli perché quando si riesce a inghiottire, comunque si riscalda lungo l’apparato digerente. Resta l’acqua fresca (tendente più al freddo che al caldo!) che è la più invitante. La credenza che l’acqua dei pozzi sia buona è dovuta alla freschezza più che al sapore.
  • Quanti litri al giorno? È l’organismo che ci indica la quantità necessaria per questo abbiamo detto che si può bere a volontà. Indicativamente per le temperature medie del mese di giugno si deve bere circa 2 litri al giorno, ma nel periodo del solleone, cioè da metà luglio a metà agosto, si può arrivare nelle giornate più calde fino a 7 litri al giorno.
  • Ogni quanto tempo si deve bere? In condizioni normali quando se ne ha voglia, ma se è molto caldo, quando si superano i 40°, o si suda molto, o si fa un’attività fisica o sportiva, per esempio si gioca a calcio, si corre o anche solo si fa una passeggiata in montagna è opportuno bere ogni 20 minuti.
  • Bottiglia di plastica o di vetro? Il vetro è una sostanza inerte che perciò non libera sostanze nell’acqua, mentre la plastica anche se perfezionata e per gli alimenti, immette sempre alcune sostanze, anche se in quantità tollerabili per l’organismo. L’ideale sarebbe perciò la bottiglia in vetro, che però talvolta è poco pratica e anzi può creare infortuni. Il consiglio è di usare le bottiglie di vetro in casa, fuori quelle in plastica, i bambini che vogliono bere da soli vanno bene le bottigline da mezzo litro in plastica, mentre chi ha l’abitudine di bere alla bottiglia usi quelle in plastica perché quelle in vetro potrebbero, in caso di caduta creare un trauma ai denti e alle gengive.
  • Si può usare il ghiaccio? Sì. Il ghiaccio è un sistema rapido per raffreddare l’acqua, ma attenzione alle norme igieniche: non va mai toccato con le mani.
  • Qual è il miglior tipo di acqua minerale? È l’oligominerale a cui appartiene circa la metà delle acque in commercio. Questo tipo di acqua contiene da 50 a 499 mg/l di residuo secco che rappresenta il contenuto di minerali dell’acqua. Si ottiene facendo evaporare completamente un litro di acqua, riscaldando ciò che resta  a 180°C e pesando il residuo. In commercio si trovano anche quelle mediominerali (hanno un residuo secco compreso tra 500 e 1500 mg/l), vanno bene ma per l’uso quotidiano sono da preferire le oligominerali. Se il residuo secco supera i 1500 mg/l si tratta di un’acqua ricca di sali minerali, ma ha un sapore spesso sgradevole con il rischio che sia poco invitante e se ne beva in quantità insufficiente.
  • Con quali altre bevande si può sostituire l’acqua? Con nessuna. La bevanda migliore resta l’acqua. Attenzione in particolare alle bibite del commercio perché contengono una certa quantità di calorie (una lattina mediamente ne contiene circa 125) si rischia di aumentare il peso bevendo.                          

SHUNT.

Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: passaggio (che consente la deviazione di un flusso organico (sangue, impulso nervoso….) che può avvenire per  una malattia o per un intervento chirurgico).

SIDS

(vedi  Sindrome della morte improvvisa del lattante)

SINDROME BOCCA-MANI-PIEDI.

È provocata generalmente dal Coxsackievirus A16, oppure l’Enterovirus 71, è più frequente nei bambini di meno di 10 anni. La sindrome bocca-mani-piedi inizia, in genere, con febbre bassa, sui 38°C, il bambino ha malessere, inappetenza, dolore addominale, raffreddore, mal di gola e talvolta dolore all’interno della bocca.

Dopo 1-2 giorni, all’interno della bocca e sulla lingua si vedono piccole ulcere e lasciano una piccola ulcerazione con un diametro che varia da 4 a 8 mm.
Poiché le ulcere all’interno della bocca sono la manifestazione più frequente e, in alcuni casi, è l’unica a presentarsi, spesso questa sindrome, quando non compaiono le vescicole nelle mani, nei piedi o nelle altre parti della pelle, viene erroneamente scambiata per altre forme di stomatite.
Sulla pelle si ha l’esantema che (vedi tabella) si presenta soprattutto alle mani, seguite dai piedi; sulla pelle si notano soprattutto delle vescicole (sono raccolte di liquido) dalle dimensioni che variano da 3 a 7 mm  (all’interno è contenuto il virus). Sulla mani e sui piedi è più frequente riscontrarle sul dorso, ma, talvolta, compaiono anche alle palme e alle piante. Il liquido delle vescicole si riassorbe all’incirca in una settimana. Sulla pelle si vedono, oltre alle vescicole, anche dei piccoli «puntini» rossi che spiccano rispetto alle vescicole chiare e tutte e due queste lesioni sono circondate da un alone rosso. È una malattia molto contagiosa che durante l’estate, provoca periodicamente, circa ogni 3 anni, delle epidemie, soprattutto fra i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia e che può interessare anche gli adulti, perciò diffondersi con facilità all’interno delle singole famiglie.

La cura

Si ha guarigione spontanea (senza assumere farmaci) e le complicanze sono estremamente rare. Si potrà usare paracetamolo per dolore alla bocca, o gli anestetici locali, anche se spesso sono difficilmente accettati dal bambino. Inutili gli antibiotici, perché è provocata da un virus, e le pomate da applicare sulla pelle.
Ecco in quale percentuale si presentano i vari sintomi e segni clinici della sindrome bocca-mani-piedi


Sintomi e segni clinici

Percentuale

Enantema (sono le vescicole e le ulcere all’interno della bocca di dimensioni da 2 a 8 mm)

 

100

All’interno della bocca le lesioni si trovano ripartite secondo il seguente ordine

 

All’interno delle guance e delle labbra

60%

Lingua

45%

Palato

35%

Gengive

15%

Dolore alla bocca e alla gola

67%

Esantema (sono le lesioni sulla pelle)                                                       

età inferiore a 6 anni
età superiore a 6 anni

 

100%
64%

Sulla pelle le lesioni si trovano ripartite secondo il seguente ordine

 

Mani soprattutto al dorso di tipo vescicola o ulcera

52%

Piedi soprattutto al dorso di tipo vescicola o ulcera

30%

Glutei di tipo maculo-papuloso (chiazze rosse)

30%

Gambe di tipo maculo-papuloso (chiazze rosse)

13%

Braccia di tipo maculo-papuloso (chiazze rosse)

10%

Volto di tipo maculo-papuloso (chiazze rosse)

5%

 

 

Malessere

60%

Diminuzione dell’appetito

50%

Febbre inferiore a 38,5°C

45%

Linfonodi («ghiandoline») ingrossate e dolenti

20%

Tosse

10%

Raffreddore

10%

Diarrea

10%

SINDROME DELLA MORTE IMPROVVISA DEL LATTANTE (SIDS).

La SIDS è una malattia rara, che si presenta in un bambino ogni 1000 nati.

Il rischio diminuisce nei bambini che alla nascita pesavano più di 2 kg (sono la stragrande maggioranza, circa 98 ogni 100 nati).
La SIDS  è più frequente in alcune famiglie, perciò il rischio diminuisce se non si è mai verificata fra i propri parenti.
Talvolta la SIDS si fa “annunciare”, infatti alcuni bambini che successivamente presenteranno la SIDS, avevano avuto in precedenza un episodio di ALTE (è una sigla che deriva dalla locuzione inglese Apparent Life Threatening Event), situazione in cui il bambino smette di respirare, diventa pallido o cianotico (bluastro) in viso e “perde la forza” nei muscoli, che, cioè, diventano ipotonici. I bambini che hanno presentato un episodio di ALTE hanno 7 probabilità in più di presentare la SIDS, cioè gli altri corrono meno rischi.
In alcuni casi la SIDS può essere dovuta anche a maltrattamento, cioè essere un infanticidio.
Purtroppo negli ultimi anni, come è avvenuto in molti paesi industrializzati, si è verificato un aumento dei casi di violenza o maltrattamento dei minori e questa perciò è un’evenienza da tener presente in caso di morte improvvisa e infatti le indagini medico legali, che vengono eseguite in questi bambini, prevedono anche di effettuare una radiografia per escludere che la morte sia stata provocata da maltrattamenti o sia stata procurata (cioè si tratti di infanticidio).

Le ipotesi

Non se ne conosce la causa: si sono fatte così tante ipotesi che la SIDS viene chiamata la “malattia delle teorie”: alcune sono state ritenute valide solo per pochi anni, altre hanno resistito.
Riassumendole si può ritenere che la SIDS sia un difetto di “montaggio” o “funzionamento” dell’organismo del bambino che, ancora piccolo, non è in grado di funzionare perfettamente, infatti si verifica in bambini di più di 2 settimane e meno di 6 mesi (soprattutto fra i 2 e i 3 mesi).
Secondo alcune teorie potrebbe essere l’apparato respiratorio, che ad un certo punto smette di funzionare o perché il sistema nervoso non invia più i “comandi ai polmoni”, oppure perché la trachea o i bronchi si restringano chiudendosi completamente perché nel bambino piccolo hanno un piccolo diametro, come peraltro, minuscolo è tutto l’organismo e questo potrebbe spiegare che la SIDS si presenti solo la notte fra mezzanotte e le 9 del mattino, quando le vie respiratorie sono sempre più ristrette rispetto al giorno.
Oppure potrebbe essere il cuore che, non ancora sviluppato completamente, non abbia ben formate le vie che trasportano l’impulso elettrico e, di conseguenza, il cuore smetterebbe di battere perché non gli arriva lo stimolo (corrente).
In altri casi potrebbe essere dovuta ad una alterazione del metabolismo La SIDS perciò non è una fatalità, ma ci sono una o più spiegazioni e si può fare qualcosa per prevenirla, soprattutto d’inverno, quando è più importante mantenere controllare l’ambiente.


Ecco le 10 regole per prevenire la SIDS
1)   Non far dormire bocconi o di fianco il bambino: in questa maniera si dimezza il rischio
2)   Non fumare in gravidanza e dopo il parto: in questa maniera si riduce il rischio di 3 volte
3)   Non tenere una temperatura in camera dove dorme il bambino superiore a 20°C
4)   Non farlo dormire in camera con i genitori
5)   Non farlo dormire in stanze troppo piccole o troppo “affollate”
6)   Non vestirlo troppo
7)   Evitare sempre il caldo eccessivo e il surriscaldamento
8)   Dare il succhiotto
9)   La mamma non deve bere alcolici in gravidanza e durante l’allattamento
10) Non deve assumere droghe: si riduce il rischio di 20 volte.

SINDROME NEFROSICA.
(Vedi Nefrosi).

SINECHIE DELLE PICCOLE LABBRA.
Non si deve fare nulla. Si tratta di un evento quasi fisiologico (normale) che serve a proteggere l’interno da traumi o infezioni. È una situazione analoga alla fimosi. Solo se ci sono infezioni ricorrenti o disturbi a urinare si può applicare una pomata a base di estrogeni. Mai ricorrere all’intervento chirurgico o  cercare di rimuovere le aderenze con le mani. (Vedi anche Vagina).

SINGHIOZZO.
Il singhiozzo è di riscontro abbastanza frequente nel lattante e si può presentare durante o dopo il pasto, è provocato da una contrazione del diaframma. Nel lattante la causa del singhiozzo può essere data da un riempimento troppo rapido dello stomaco o da un reflusso di contenuto gastrico nell'esofago.

Un metodo empirico per far cessare il singhiozzo, che però non è sempre efficace in tutti i bambini, è quello di dare un cucchiaino di acqua con alcune gocce di limone.  In caso di singhiozzo incoercibile, associato a sofferenza del bambino, si può ricorrere a metodi più drastici e perciò da riservare solo a casi di effettiva necessità: si può far piangere il lattantino, o anche, gli si può impedire di respirare per qualche secondo, tappandogli il naso e la bocca.

SINUSITE.

È l’infiammazione di uno o più dei seni paranasali che sono piccole cavità che si trovano vicino e in comunicazione con il naso. Alcuni sono presenti già alla nascita, altri si sviluppano successivamente; e come vediamo in tabella è del secondo anno che

seni paranasali

Età in cui hanno raggiunto un sufficiente grado di sviluppo per cui possono infiammarsi e dare sinusite

Etmoidali

Dal secondo anno

Sfenoidali

Tre - cinque anni

Mascellari

Cinque - sei anni

Frontali

Sei - dieci anni

iniziano a raggiungere un sufficiente grado di sviluppo perché vi possono entrare i batteri e, riproducendosi, produrre l’infiammazione, ed è verso i cinque-sei anni che si ha il maggior numero di casi di sinusite, età in cui i seni paranasali sono tutti sviluppati.
La sinusite si determina perché ogni volta che c’è il raffreddore, poiché naso e seni paranasali sono in comunicazione tra loro, l’infiammazione con facilità passa da una struttura all’altra, e infatti ogni volta che si ha rinite (è l’infiammazione del naso) si ha sempre sinusite e, quando regredisce (guarisce) la rinite (l’infiammazione del naso), lo stesso avviene per la sinusite.
Non sempre avviene così, perché talvolta i batteri, soprattutto Hæmophilus Influenzæ di tipo B e Streptococcus Pneumoniæ, possono restare intrappolati all’interno dei seni paranasali e determinare un nuovo episodio di sinusite, indipendente dal raffreddore, che perciò non guarirà simultaneamente a questo, ma si potrà protrarre nel tempo.
La proliferazione di questi batteri è facilitata quando, per vari motivi, viene chiusa o comunque ristretta la comunicazione fra seni paranasali e naso, come avviene quando c’è l’ipertrofia delle adenoidi, che, occupando spazio, rendono difficoltosa la comunicazione, oppure, nel caso del bambino allergico il quale ha la sinusite con maggiore frequenza perché c’è una infiammazione prolungata, spesso costante, di varie mucose dell’apparato respiratorio.
Diagnosi
Per porre con certezza la diagnosi di sinusite è la presenza del “segno dei 10 giorni”, cioè quando il raffreddore non passa e dura più di dieci giorni. 
I sintomi che la fanno sospettare con una certa probabilità sono la tosse secca (soprattutto notturna) e otite, alitosi (respiro maleodorante), la presenza di febbre superiore a 38,3°C e occhi gonfi.
La presenza di  mal di testa nei bambini è fonte di errore perché, a differenza che negli adulti, nei soggetti di meno di 18 anni è un sintomo poco frequente, infatti lo presenta solo un paziente ogni 7-8 ammalati.
Per la cura servono gli antibiotici, perché la sinusite è provocata dai batteri; utili anche lavaggi nasali con la soluzione fisiologica e, come decongestionanti, gocce  o spray nasali, se necessario anche con corticosteroidi.
I sintomi


Sintomi

Percentuale in cui si presentano in caso di sinusite acuta

Raffreddore

100%

Otalgia (Dolore alle orecchie)

68%

Tosse secca soprattutto notturna

50%

Febbre

50%

Edema periorbitale (occhi gonfi)

30%

Gola secca e/o dolore alla gola

20%

Vomito

20%

Alitosi (Alito maleodorante)

20%

Dolore e/o gonfiore al volto

13%

Mal di testa

13%

Una diagnosi facile
Il bambino ha la sinusite quando il raffreddore o la tosse durano ininterrottamente più di 10 giorni. Questo è il sistema più semplice, sicuro e meno dannoso per il bambino, che permette di fare la diagnosi di sinusite .
Attenti a questi errori
I sintomi che presenta il bambino quando ha la sinusite sono diversi da quelli dell’adulto. Nel bambino, come abbiamo detto, il sintomo principale è il raffreddore e la tosse che durano più di dieci giorni. Altri sintomi sono poco importanti. Ci possono essere delle secrezioni giallo-verdastre, miste al muco che fuoriesce dal naso, anche in caso di semplice raffreddore, perciò è un elemento che di per sé non indica sinusite. Il mal di testa è un sintomo comune nell’adulto, ma che lo presenta solo 1 bambino su 6 quando ha la sinusite. Sono rari anche altri due sintomi che, al contrario, sono indicativi nell’adulto, infatti il dolore al volto difficilmente viene riferito dal bambino, come pure è poco utile pigiare con un dito la metà interna del sopracciglio, perché, in caso di sinusite dell’adulto, questa manovra provocherà del dolore, ma non nel bambino.
La cura
La sinusite è provocata da batteri, perciò si dovranno usare gli antibiotici, che dovranno essere somministrati, secondo i casi, per un periodo che varia da 3 a 21 giorni.
Gli antibiotici più usati sono amoxicillina ad alto dosaggio 80-100 mg/kg/die per 10-14 giorni (da assumere 2 o 3 volte il giorno), oppure Cotrimossazolo 48 mg/kg/die o Amoxicillina-Ac Clavulanico 62.5 mg/kg/die o Cefaclor 20-40 mg/kg/die x 10-14 gg. Anche se questi farmaci vanno presi per un lungo periodo non è necessario prendere vitamine né fermenti lattici. È inutile anche far eseguire l’aerosol.

Questionario per i genitori: Chi ha la sinusite?

Rispondi alle domande, scrivi il punteggio e leggi le risposte per sapere se il bambino ha la sinusite.
Ha raffreddore che dura ininterrottamente da più di 10 giorni               + 5
(se con secrezione giallo-verdastra aggiungere 2)
Ha naso chiuso che dura ininterrottamente da più di 10 giorni               + 4
Ha tosse secca, più insistente di notte, che dura ininterrottamente
da più di 10 giorni                                                                                          + 4
Ha otite che dura ininterrottamente da più di
10 giorni                                                                                                        + 4
È allergico                                                                                                                  + 2
Ha alitosi (alito maleodorante)                                                                        + 1
Ha mal di testa                                                                                                  0
Ha febbre superiore a 38,3 gradi                                                                                + 1
Età                                          da 3 a 6 anni                                                               + 2
da 7 a 9 anni                                                                                          + 1
Mesi in cui ci sono i sintomi:  O N D   G F M A                                              + 1
Se il punteggio ottenuto è

  • Superiore a 7: 7 probabilità su 10 si tratta di sinusite
  • Inferiore a 6: non si tratta di sinusite

SMAGLIATURE
(vedi striae distensae)

SOFFIO CARDIACO.
Il soffio è un rumore prodotto dal cuore. Se il medico riscontra un soffio sistolico in un bambino di meno di tre mesi, deve fargli eseguire una visita cardiologia. Il soffio che più frequentemente viene riscontrato nel bambino si chiama “soffio innocente”. Per i genitori è un fantasma di malattia (vedi) perché fa sospettare ai genitori e temere la presenza di una malattia del cuore. È importante invece che i genitori capiscano che il soffio innocente è un rumore, cioè un suono senza nessun significato patologico perché è prodotto dal sangue che “cade” nel cuore, producendo un rumore simile a quello delle cascate o anche all’acqua che esce da un rubinetto. Il soffio innocente è presente soprattutto dal 3° al 7° anno di vita, comunque scompare verso i 12 anni. Il rumore si verifica perché nel bambino il cuore è in una posizione più trasversale rispetto all’adulto cioè è “appoggiato” in parte sul diaframma e il sangue non cadrà nel modo giusto all’interno del cuore, ma urtando contro le pareti determinerà un dolore che viene avvertito come soffio. Al momento dell’accrescimento il cuore si sposterà nella giusta posizione e il rumore scomparirà. È importante che i genitori capiscano esattamente questo meccanismo ed è indispensabile che il medico chiarisca loro il meccanismo con cui si determina tale soffio.  Un elemento di tranquillità è di sapere che 1 bambino su 3 presenta il soffio innocente, che comunque andrà via entro i 12 anni e che non è necessario eseguire nessun esame di laboratorio né tipo di accertamento. Per rinforzare il messaggio tranquillizzante e rassicurante per i genitori si deve dire loro che il bambino può condurre una vita normale e fare qualunque tipo di sport e di attività, perché non presenta nessuna patologia.

SOLE.
Il sole fa bene
È vero che una lunga esposizione al sole può danneggiare la pelle, però, se si applicano anche dopo le “prime volte” le creme protettive, si può stare tranquillamente al sole. La luce del sole d’estate contiene una quantità sufficiente di raggi ultravioletti, che permettono alla vitamina D di essere trasformata nella forma che può essere utilizzata dall’organismo e anzi ne viene accumulata una parte per il prossimo inverno. I raggi solari, infatti, hanno un effetto positivo sulla formazione e funzionalità delle ossa, perché stimolano la sintesi della vitamina D, che favorisce l’assorbimento del calcio dall’intestino e il suo utilizzo da parte delle ossa. Questo effetto  è utile per i bambini piccoli come prevenzione del rachitismo, nell’adolescente per la perfetta formazione delle ossa in un periodo in cui l’accrescimento è notevole.
I raggi solari sono efficaci nella trasformazione della vitamina D da aprile poi   dalla fine di luglio alle prime settimane di settembre si ha una progressiva e rapida caduta della concentrazione dei raggi ultravioletti di tipo B, che sono quelli che possono trasformare la vitamina D presente nell’organismo nella forma inattiva nel composto che può essere utilizzato Si accumulerà soprattutto nel tessuto adiposo dell’organismo e  potrà essere utilizzata durante l’inverno.
Il sole ha un’azione anche antidepressiva attraverso la secrezione della melatonina.


Il sole fa bene a tre malattie
Ci sono tre malattie della pelle che d’estate migliorano e perciò chi le ha non solo può prendere il sole, ma ne trarrà giovamento:
       I primi dieci anni: la dermatite atopica, nella maggioranza dei casi, migliora
       I secondi dieci anni: questo è il periodo dell’adolescenza, spesso contrassegnato dagli odiati brufoli, cioè l’acne
       Nei primi vent’anni: c’è la psoriasi, altra malattia che migliora d’estate con il sole.

 (Vedi  anche Eritema solare)

SOLSTIZIO d’ inverno 
Avviene,secondo gli anni,il 21 o il 22 dicembre.   Con il  solstizio  inizia l’inverno. Non si pensi che si tratti di una stagione negativa per la salute perché per la crescita è il periodo più propizio. La spiegazione sta nel fotoperiodo, cioè il rapporto tra la luce del giorno e il buio della notte. Le giornate iniziano ad allungarsi perciò l’organismo riceverà una quantità maggiore di luce. Se si pensa che il rapporto luce/buio è il più importante sincronizzatore di tutti i fenomeni degli esseri viventi si capirà quanto sia importante che da oggi la luce del giorno, anziché diminuire, ricomincia ad aumentare. Per il corpo umano queste influenze sono massime nei periodi di rapido accrescimento: iniziano al momento del concepimento e si esplicano in modo evidente fino al raggiungimento della maturità sessuale, cioè dell’intero arco dell’età evolutiva.

  • Il momento del concepimento. Dal  solstizio  alla fine di marzo, l’aumento della luce diurna stimola la funzionalità ormonale della donna, mentre le temperature basse non danneggiano gli spermatozoi, pertanto si hanno le migliori possibilità per praticare la fecondazione assistita e si hanno le maggiori probabilità di avere il “bambino in braccio”.
  • Gravidanza. Dal  solstizio  fino a giugno i neonati nasceranno alcuni millimetri più lunghi rispetto a coloro che sono nati da luglio fino al solstizio di dicembre. La differenza massima si avrà ad aprile quando ci sarà una differenza di 6 mm in più rispetto ai bambini nati a ottobre. Questo pugno di millimetri in più resterà un vantaggio rispetto agli altri per tutta la vita.
  • Parto. Molti studi, condotti anche sugli animali, hanno permesso di dimostrare che l’inizio del travaglio che precede il parto è condizionato proprio dalla luce del giorno. Un gran numero di parti avviene durante la notte solo perché c’è stato in precedenza un lungo travaglio che è durato alcune ore e che si è concluso di notte, anche se era iniziato di giorno. Un’ulteriore conferma dell’importanza della luce naturale sul momento del parto è l’influenza delle fasi lunari. Quando c’è la luna piena, già nei due giorni precedenti il raggiungimento del culmine della fase lunare, il numero dei parti triplica.
  • La statura. Sino all’età di 17 anni e mezzo per i maschi e 15 anni e mezzo per le femmine, da ora a luglio si cresce più velocemente in altezza rispetto al peso. L’aumento può essere fino a 3 volte superiore rispetto al periodo agosto-novembre. All’interno di questi 7 mesi c’è un ulteriore periodo in cui la crescita è particolarmente rapida. Può avvenire da ora alla fine di marzo o dagli inizi di maggio alla fine di luglio. Questo esprime una diversa recettività dello stimolo della luce. Chi risponde subito e crescerà più rapidamente all’inizio dell’allungamento del fotoperiodo, chi invece, più “pigro”, avrà bisogno di una maggiore stimolazione.
  • Mestruazioni. Proprio le modificazioni del fotoperiodo sono la spiegazione scientifica del fatto che  gennaio è il mese  dell’anno in cui c’è una maggiore probabilità che alle ragazze si verifichi il menarca, cioè che compaia la prima mestruazione.Avviene in genere verso i 12 anni di età.:è  fortemente influenzato dalla luce del giorno,molto poco dalle condizioni climatiche e della temperatura ambientale e affatto dalle  aree  geografiche.

Luce, energia e cervello.
L’influenza della luce che giustifica il ruolo del fotoperiodismo sui processi biologici dell’organismo, si esplica attraverso due meccanismi. La luce è energia che viene trasmessa alle cellule e questo può giustificare in parte il periodo di più rapido accrescimento,mentre è comune a tutti i fenomeni l’intervento dell’epifisi. Si tratta di una minuscola ghiandola endocrina presente all’interno del cervello:pesa mezzo grammo, è  lunga 1 centimetro e larga mezzo. E’  “l’occhio dentro il cervello”,infatti raccoglie gli stimoli luminosi provenienti dall’occhio “vero”.La principale sostanza prodotta dall’epifisi è la melatonina che regola la quantità  di vari ormoni sessuali che a loro volta influenzano molte funzioni dell’organismo anche non direttamente legate alla sfera sessuale  .La melatonina ,non agisce direttamente,ma regola l’attività dell’ipotalamo che, a sua volta, stimola l’ipofisi,che è un’altra ghiandola endocrina, presente all’interno del cervello, regola direttamente  la produzione degli ormoni che sono sostanze diverse ognuna delle quali stimola una funzione dell’organismo, dall’accrescimento alla sfera  sessuale, alla gravidanza, ai meccanismi del parto.

SONNAMBULISMO.
Cinque persone su cento, dall’età di 5 e fino a 12 anni, hanno avuto fenomeni di sonnambulismo cioè comportamenti effettuati in modo automatico come alzarsi dal letto e camminare per la stanza, pur continuando a dormire e senza che al mattino si ricordino nulla. Durano, in genere, meno di un minuto, si possono verificare una volta ogni tanto, ma anche tutti i giorni: sono fenomeni “benigni”, non sono una malattia e non si deve fare nulla; per il bambino non è un problema, ma può dare noia agli altri membri della famiglia, soprattutto a chi dorme nella stessa camera.
Si manifesta in genere un paio di ore dopo che il bambino si è addormentato, comunque sempre nella prima parte della notte. Pur avendo gli occhi aperti continua a dormire, si mette a sedere sul letto, si sposta le coperte, si alza in piedi e fa alcuni passi, in genere ritorna subito a letto, ma alcune volte può anche girare per casa per alcuni minuti. Se viene svegliato resta a lungo confuso. In alcuni casi, anche se rari il bambino può urtare contro pareti od oggetti di arredamento. I genitori perciò devono fare particolare attenzione a rendere l'ambiente sicuro, togliendo soprammobili, rivestendo gli angoli di sedie e tavoli e togliendo le piantane. Nessun problema se si presenta fino all'età di 20 anni, dopo si deve avvertire il medico.

Che cosa fare

I genitori non devono svegliare il bambino, si tratta di un fenomeno che non richiede alcun trattamento.
Tale disturbo non ha nessun significato patologico e scompare durante l’adolescenza, perciò non c’è da preoccuparsi. Non servono farmaci.

SONNELLINO POMERIDIANO.
Il sonnellino pomeridiano non è più richiesto superati i 4 anni. Ma spesso non serve più anche prima. Il pomeriggio deve andare a dormire solo chi ha sonno, cioè si addormenta subito appena si corica, perché, abituarsi a stare svegli a letto, può favorire la comparsa dell’insonnia, che è il disturbo del sonno più diffuso. È opportuno anche non farlo dormire troppo al pomeriggio per evitare di non aver sonno alla sera e perciò aver difficoltà ad addormentarsi.

SONNILOQUIO.
Improvvisamente il bambino farfuglia alcune parole, in genere per periodi brevi, pochi secondi e compie lievi movimenti con le mani.
Nessun problema perché, infatti, prima e dopo il bambino dorme tranquillamente.

Che cosa fare

I genitori non devono svegliare il bambino, si tratta di un fenomeno che non richiede alcun trattamento.

SONNO.
Il sonno è una delle prime funzioni dell’organismo a risentire della mancanza di tranquillità, infatti per addormentarsi bisogna essere rilassati e non temere di fare brutti sogni: ecco perché quando ci sono situazioni stressanti o, comunque, di tensione, si tende ad avere difficoltà ad addormentarsi la sera, a svegliarsi durante la notte o presto al mattino.
L’ora giusta per andare a letto
Per un buon sonno, prima di tutto, si deve curare l’igiene del sonno (vedi box n.1): garantito l’ambiente più idoneo perché possa dormire in tranquillità, poi valutare se il bambino sia un piccolo o un grande dormitore. Le ore di sonno che ho riportato nel box n. 2 indicano il tempo che dorme la maggioranza dei soggetti a quella determinata età, ma, come ci sono gli alti o i bassi di statura, ci sono quelli che hanno bisogno di dormire un maggior numero di ore e sono i grandi dormitori, mentre altri necessitano di un tempo minore e sono i piccoli dormitori. Sarebbe sbagliato mandare a letto troppo presto un grande dormitore, perché si rischierebbe di fargli acquisire l’abitudine di stare sveglio a letto, che è il primo passo verso l’insonnia, il disturbo del sonno più frequente fra i bambini. Ecco, allora, come ogni genitore può capire quale sia l’ora giusta per mandare a dormire il proprio figlio. Deve essere quella in cui, appena messo sul letto, gli “si chiudono gli occhi”, cioè non troppo presto, in modo che così si possa addormentare subito. Per capire che, al contrario, non sia troppo tardi, basta osservare quello che succede il giorno dopo: se il bambino sta bene, non ha sonnolenza, non sbadiglia, non è “nervoso”, vuol dire che quella è l’ora giusta. Se, invece, presenta simili disturbi, bisogna mandarlo a letto prima.
Se si sveglia durante la notte
-    Nei primi 6 mesi: in questo periodo il bambino deve abituarsi a dormire la notte e stare sveglio il giorno: impara a farlo verso i 2 mesi e mezzo. È normale perciò che in questo periodo si svegli o pianga durante la notte.
-    Dai 6 ai 12 mesi il bambino può svegliarsi durante la notte perché si è accorto che non è più una sola cosa con la mamma, ma è un individuo autonomo e talvolta può svegliarsi per verificare se la mamma c’è sempre. In questo caso vorrà prendere il latte, non per fame, ma, succhiando una cosa conosciuta e gradevole per avre un’ulteriore conferma che tutto è in ordine.
-    Dopo il primo anno di vita i bambini spesso si svegliano durante la notte anche con i pretesti più banali, “ho sete”, “mi scappa la pipì”: quasi sempre sono dei pretesti perché il bambino si sveglia e ha bisogno di essere rassicurato, perciò i genitori dovranno, prima di tutto esaudire la richiesta, poi coccolarlo e rassicurarlo, tranquillizzarlo se sarà necessario. In alcuni casi il bambino si sveglia durante la notte impaurito e racconta un sogno terrificante: in questo caso i genitori dovranno rassicurarlo a lungo, talvolta anche per alcune decine di minuti e non dovranno cercare di farlo riaddormentare se non quando il bambino si sia calmato completamente. Se non riesce a riprendere sonno, sarà utile anche fargli vedere una videocassetta di un cartone animato o un film che a lui piace particolarmente. In alcuni casi il bambino si alza sul letto, impaurito, ha gli occhi aperti, ma continua a dormire: servono bacini, carezze e coccole, ma il bambino non va svegliato, infatti, dopo alcuni minuti, si ristenderà sul letto e continuerà a dormire e al mattino non ricorderà nulla di ciò che è accaduto durante la notte.
Farmaci: no, grazie!
Come si vede, se un bambino non dorme è perché ci sono degli elementi in famiglia o nell’ambiente circostante, che gli impediscono di farlo: bene, perciò si deve agire all’origine del problema e non cercare di nasconderlo o camuffarlo, ricorrendo ai farmaci, che, in pratica, sono dei sonniferi.

Le dieci regole per l’igiene del sonno (un sonno tranquillo)

Ecco come far addormentare bene i bambini senza errori e con l’atmosfera giusta:

1) mandarli a letto sempre alla stessa ora (d’estate un po’ più tardi)
2)   nelle due ore che precedono il momento di andare a letto l’ambiente deve essere il più rilassato e sereno possibile; d’estate è ottima l’abitudine della passeggiata dopo la cena
3)   non fargli vedere spettacoli, film o altri programmi televisivi paurosi, di tipo avventuroso o poliziesco: il coinvolgimento emotivo che ne deriverebbe renderebbe difficile addormentarsi
4)   non rimproverarlo né
5)   sfruttare l’ora che precede il momento di andare a letto per pretendere di insegnargli nuove cose e soprattutto
6)   non rendergli particolarmente laboriosi i preparativi per andare a dormire
7)   fare in modo che la camera sia il più silenziosa possibile e che
8)   il bambino non deve addormentarsi in nessun altro posto al di fuori del proprio letto, nemmeno nello sdraio delle terrazze con la scusa che c’è fresco
9)   a letto ci si va per dormire, perciò non ci si deve mai stare né durante il giorno, né prima di addormentarsi, nemmeno a guardare la televisione o a giocare con il computer
10) sia fresca: d’estate chi ha l’aria condizionata la usi, va bene una temperatura di 20°C; gli altri possono dormire con la finestra aperta.

Sonno: quante ore secondo l’età

Età in ani

Ore di sonno necessarie

0-1

passano da 18 a 16

1-2

passano da 15 a 12

2-6

passano da 12 a 11

7-12

passano da 11 a 10

13-18

              8

Sonno  con sogno.

Il sonno riposa il corpo,mentre il sogno la mente.
I neonati sognano la metà del tempo che dormono,ma da  due anni in poi  si sogna meno dal 20 al 25% del tempo che si dorme. Il sonno con i sogni si chiama REM che sono le iniziali di una frase inglese che significa “con rapidi movimenti degli occhi”,infatti quando si sogna si muovono gli occhi (sotto le palpebre) si muovono gli arti,spesso tutto il corpo,si digrignano i  denti e i maschi possono presentare anche erezioni.

Ecco quante ore sogna un bambino


Età del bambino

Ore di sonno complessive
          da                          a

e, di queste, per quante ore sogna
          da                          a

Nella 1ª settimana

16,5

20

8

10

A 1 mese

15,5

18

7,5

9

A 3 mesi

15

17

7

8,5

A 6 mesi

14

16

6

7

A 8 mesi

13

14

4

5

Da 12 a 23 mesi

12

14

3

3,5

Da 2 a 6 anni

10

12

2,5

3

Da 7 a 10 anni

10

11

2

2,5

Come si vede, con la crescita, si deve dormire sempre meno e si riduce ancora di più il tempo in cui si sogna.

Il sonno pomeridiano

Età in anni

Durata del sonno pomeridiano in ore

1

2

2

1

3

1

4

0

5

0

6

0

 

Iactatio capitis (vedi), SonniloquioPavor nocturnus (vedi), Movimenti notturni (vedi), Sonnambulismo (vedi), Crampi e movimenti ricorrenti nel sonno (vedi), Le gambe senza riposo (vedi), Digrignamento dei denti (vedi), Incubo (vedi), distonia parossistica notturna (vedi).

Da ricordare: I disturbi del sonno
Insonnia
È provocata da

  • mancanza di regolarità nell’ora di andare a letto
  • “sonnellino” pomeridiano troppo lungo
  • scene paurose o con troppo coinvolgimento emotivo viste alla televisione
  • procedure inopportune al momento di andare a dormire

Sonnolenza diurna
Attenzione agli errori di interpretazione perché, in genere, è provocata da un numero insufficiente di ore dedicate al sonno.
Insonnia
* Distinguere tra:

  • Pseudo insonnie

Il ritmo sonno-veglia è modificato volontariamente dall’adolescente.

    • L’addormentamento è tardivo.
    • La durata del sonno è normale o il tempo è recuperato il giorno dopo.
  • Insonnie vere
    • Difficoltà di addormentamento.
    • Risvegli notturni.
    • La durata del sonno è diminuita.
  • Insonnie secondarie all’abuso di sostanze (droghe)

La cura

  • Spiegare, aiutare e rassicurare i genitori.
  • Igiene del sonno.
  • Evitare situazioni emotive, paurose… prima di dormire.
  • Regolarità nell’andare a dormire la sera.
  • Il trattamento farmacologico è sempre un insuccesso e può dare effetti collaterali e disturbi del comportamento.

Sonnambulismo

  • comportamenti automatici senza risveglio
  • si presenta da 5 a 12 anni, con un’incidenza fino al 5%
  • si verifica nella prima parte della notte
  • Hanno una frequenza da sporadica a quotidiana.
  • durata: meno di un minuto
  • amnesia (non ricorda) al risveglio.

Ipersonnie (sonno che dura troppo)

Narcolessia

  • Tendenza ad addormentarsi di giorno, durante fasi di rilassamento o di manovre "automatiche".
  • Accessi di sonno diurni spesso di breve durata (10-15 minuti) ma talora anche più lunghi.

Sindrome di Kleine Levin o ipersonnia-bulimia

  • E' caratterizzata da episodi di addormentamento che possono durare anche giorni.
  • Sono presenti turbe del comportamento.

Risvegli notturni

° Pavor nocturnus

  • Il bambino si sveglia, si mette a sedere sul letto, piange strilla, è impaurito, ha lo sguardo fisso, i genitori non riescono a consolarlo.
  • Si presenta da 4 a 12 anni, con un’incidenza fino al 5%.
  • Si verifica nella prima parte della notte.
  • Durata: da 15 a 20 minuti.
  • Amnesia (non ricorda) al risveglio.

° Incubi notturni

  • È un sogno con paura.

Il bambino si sveglia, per qualche istante ancora continua a vivere il sogno, riesce a raccontarne alcune scene, si lascia consolare dai genitori e poi si riaddormenta.

  • Si presenta da 1 a 12 anni. Si verifica nella seconda parte della notte ricca di sonno REM (quando si sogna).
  • È di breve durata.
  • Al mattino il bambino si ricorda dell’incubo.

 

 

 
 
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