CALCIO.
Attenzione all’introduzione giornaliera di calcio, soprattutto nelle femmine prima dei 15 anni e nei maschi prima dei 18, infatti fino a questa età si forma la gran parte della massa ossea, cioè del tessuto osseo, che formerà lo scheletro, cioè l’“impalcatura” che sorreggerà l’organismo e si è notato che chi, durante l’adolescenza assume poco calcio, da anziano presenterà con maggior facilità l’osteoporosi, una malattia che crea dei “buchi” nelle ossa più fragili, perché prive di minerali, e che perciò saranno il punto in cui potrebbero fratturarsi. Per questo è sempre bene tenere d’occhio la quantità di calcio da assumere e controllare dove la si possa trovare.
Ecco la quantità di calcio da assumere ogni giorno
|
Età in anni |
Fabbisogno giornaliero (mg) |
0,5-1 |
500 |
1-6 |
800 |
7-10 |
1000 |
11-17 |
1200 |
18-29 |
1000 |
30-49 |
800 |
Maschi |
50-59 |
800 |
da 60 in poi |
1000 |
Femmine |
da 50 in poi |
1200-1500 |
Ecco dove si trova il calcio (i valori sono riferiti a 100 gr di alimento commestibile).
Alimento (100 g) |
Calcio (mg) |
Latte e latticini |
|
Grana Padano o Parmigiano |
1290 |
Emmental |
1002 |
Groviera |
1000 |
Provolone |
881 |
Formaggio Bel Paese |
604 |
Formaggio fuso |
547 |
Mozzarella |
403 |
Formaggio Brie |
400 |
Ricotta |
274 |
Yogurt arricchito in calcio |
205 |
Yogurt magro (0,3%) |
143 |
Latte vaccino intero |
120 |
Yogurt intero (3,5%) |
120 |
Latte vaccino magro |
118 |
Burro di panna |
109 |
Formaggio bianco fresco |
79 |
Pesci |
|
Sardina |
85 |
Tonno |
40 |
Verdura legumi frutta |
|
Spinaci |
126 |
Sedano |
80 |
Lenticchie |
74 |
Fagiolini verdi |
57 |
Fichi |
54 |
Cavolo bianco |
46 |
Arance |
42 |
Kiwi |
38 |
Lattuga |
37 |
Mandarino |
33 |
Una tazza contiene circa 250 gr di latte. Un vasetto di yogurt ne contiene circa 125 gr, mentre una porzione di formaggio è circa 50 gr. In aggiunta alla tabella che abbiamo preparato ci sono poi molti tipi di acqua minerale ad alto contenuto in calcio (ne va controllato il contenuto nell’etichetta).
Fabbisogno giornaliero di calcio (Quanto calcio serve ogni giorno)
Età (in anni) |
Quantità di calcio da assumere ogni giorno (espressa in mg) |
0,5 – 1 |
500 |
1 – 6 |
800 |
7 – 10 |
1000 |
11 – 17 |
1200 |
18 – 29 |
1000 |
Male con il latte, ancora peggio con i formaggi: gli adolescenti ne mangiano poco e così il calcio è insufficiente e aumenta il rischio di fratture e osteoporosi, fra ragazzi di 12-13 anni è emerso che solo il 68% dei maschi e il 64% delle femmine mangia regolarmente il latte, e la percentuale si abbassa a proposito del formaggio, usato solo del 34% dei maschi e dal 16% delle femmine.
Il latte e i formaggi sono gli alimenti che contengono più calcio, infatti per introdurne la stessa quantità presente in 200 gr di latte intero (è il contenuto di una tazza) o in 30 gr di groviera o emmenthal si dovrebbero mangiare 2 kg di carne.
Durante l’adolescenza il calcio è ancora più importante, perché in questo periodo si ha un rapido aumento della statura ed entro i 18 anni si formano tutte le ossa. Se il calcio è scarso, si rischia l’osteopenia (far “costruire” e “ingrandire” uno scheletro “poco cementato”, che in età adulta sarà più “fragile” e avrà un’usura precoce), determinando quel fenomeno di invecchiamento delle ossa, che prende il nome di osteoporosi, più frequente nelle donne dopo la menopausa. Purtroppo, come risulta dalla ricerca, si vede che sono proprio le femmine a mangiare meno latte e formaggi.
I consigli
La conclusione è scontata, ma per ottenere che bambini e adolescenti mangino più latte e formaggi, l’unico sistema è che lo facciano anche i genitori, invece troppo spesso avviene il contrario: i buoni consigli vengono imposti ai figli, mentre gli adulti “mangiano male e in fretta”. In più non si devono imporre mai i cibi scelti dai genitori, perché ritengo o che siano i migliori, ma si dovrà cercare di capire i gusti di bambini e adolescenti e scegliere i tipi più graditi.
Ecco alcune regole da seguire.
Il latte è l’alimento base della prima colazione, che dovrà essere integrato con i cereali, cioè pane, biscotti, cereali secchi. Spesso i bambini al mattino non fanno colazione perché non c’è tempo sufficiente, per questo bisogna che tutta la famiglia si alzi un po’ prima e, compatibilmente con gli orari di lavoro e di scuola, si mettano a tavola e facciano colazione in modo tranquillo, tenendo il televisore spento e non fumando.
Lo yogurt è un cibo molto gradito a bambini e adolescenti, è un’ottima idea per la prima colazione e la merenda: vanno bene anche quelli alla frutta.
Il formaggio: è un secondo piatto e lo si dovrebbe mangiare da 2 a 3 volte alla settimana o a pranzo o a cena. Tra i formaggi c’è notevole diversità di contenuto in calorie. La ricotta ne contiene la minor quantità (188 kcal in 100 gr, la scamorza 209 kcal e la mozzarella 243 kcal): questi formaggi sono adatti per le persone sovrappeso. Il parmigiano (374 kcal), la groviera (388 kcal), l’emmenthal (403 kcal) sono fra i più ricchi in calcio e sono da preferire per chi è sottopeso. Comunque, ripetiamo, vanno scelti i tipi graditi ai bambini e agli adolescenti.
CALO FISIOLOGICO.
Il peso del neonato diminuisce nelle prime 24 h molto e continua fino al 5° giorno, al massimo equivale al 10% del peso iniziale, recupera in genere entro il 10° giorno.
Cause: è dovuto a 1) ipoalimentazione (montata lattea)
2) emissione del meconio (entro le prime 24 ore)
3) asportazione vernice caseosa
4) disseccamento cordone ombelicale.
CALORIE.
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CANALE NASO-LACRIMALE.
Nelle prime settimane di vita molti bambini hanno spesso la congiuntivite,cioè al mattino hanno gli occhi “appiccicati” e un’abbondante lacrimazione durante il giorno. Il motivo va ricercato nella ristrettezza del canale naso-lacrimale, un piccolo dotto (“tubo di scarico”)che collega l’occhio con il naso, attraverso cui le lacrime vengono raccolte dall’occhio e drenate (“scaricate”) nel naso: è il motivo per cui quando si piange ci si soffia il naso. Il bambino, avendo tutto di dimensioni ridotte avrà una testa piccola e di conseguenza anche il canale naso-lacrimale avrà dimensioni ridotte, tali che spesso non riesce a raccogliere tutte le lacrime che, restando nell’occhio si infetteranno provocando la congiuntivite. Anche in questo caso aspettiamo che il bambino cresca e, aumentando tutte le dimensioni ci sarà anche una maggior capacità di questo condotto di raccogliere tutte le lacrime.
Che cosa fare
Se il bambino, durante i primi sei mesi di vita, presenta spesso la congiuntivite, non è necessario dilatare chirurgicamente tale dotto, infatti tutto si risolverà in pochissimi mesi con la crescita della testa e l’aumento delle dimensioni anche del canale fra occhio e naso, che così sarà in grado di raccogliere tutte le lacrime.
CANDIDOSI OROFARINGEA.
Il bambino è stato infettato dalla
Candida albicans passando durante il parto attraverso la vagina della madre, ove il fungo vi è presente abitualmente senza provocare malattia. È la candidosi orofaringea (infezione provocata dal fungo
Candida albicans all’interno della bocca).
I sintomi
Si vedono all’interno della bocca, soprattutto sulle guance, la lingua e il palato placche biancastre a fiocco, in alcuni casi sono isolate, in altri tendono a confluire fra loro. Danno dolore solo se sono fissurate. Restano saldamente attaccate alla mucosa e non si staccano. Se venissero staccate, la zona che ricoprivano sarebbe arrossata e questi sono i principali elementi che le differenziano dai coaguli di latte che al contrario si staccano con facilità e la zona che ricoprivano ha lo stesso colore e aspetto delle altre parti della bocca.
La cura
Gel (soluzioni) contenenti miconazolo 25 mg, da applicare all’interno della bocca quattro volte il giorno per 5 giorni o nistatina sospensione orale (sciroppo da assumere per bocca) 100.000 UI in 4 somministrazioni al giorno da continuare per 1 o 2 settimane.
È una malattia innocua se si presenta durante il primo anno di vita.
CANE.
Oggi, soprattutto i bambini, ma anche gli adolescenti, vivono sempre più chiusi in casa, isolati dagli altri, circondati da presenze inanimate, perciò è importantissimo che vivano con un animale e il cane è il più amato e desiderato. Infatti una presenza viva offre vantaggi affettivi e psicologici, ma anche educativi, perché i bambini devono imparare a convivere e rispettare gli animali, anche per evitare quei piccoli incidenti di cui i morsi sono i più frequenti.
Fra i motivi per cui i genitori spesso non vogliono adottare un cane è quello, giustificato, dell’impegno quotidiano che richiede, ma un cane è così utile ai figli che si tratta comunque di un sacrificio che in realtà è un investimento per il futuro. Ingiustificato invece il terrore che il cane possa trasmettere le malattie.
Un cane che fa il bagno in mezzo a uomini e donne rappresenta per la salute un rischio minore di quanto lo siano gli “umani”: infatti, se “ospita” qualche agente infettivo, lo può trasmettere agli altri, mentre, se come avviene nella maggior parte dei casi, è sano, non succede nulla. Però, per ignoranza o pregiudizio, si pensa subito a tutti i parassiti che può trasmettere un cane, ma non si ricordano tutte le malattie che si possono contrarre dai nostri simili: verruche, micosi, congiuntivite, otite, ma c’è anche un’infinità di altri agenti infettivi che si possono trasmettere da uomo a uomo, soprattutto quando le acque sono “stagnanti”, anche solo per poco, come quelle delle piscine. Oggi questa differenza è ancora più accentuata, perché da un lato i cani sono più seguiti dai veterinari e perciò sono più in salute, mentre in campo umano il rischio di contagio è maggiore, perché certe infezioni, come quelle trasmesse attraverso la via sessuale, sono in continuo aumento.
l Quando e dove: il periodo dell’anno che va da aprile a settembre è quello in cui si ha il maggior numero di casi di pazienti morsi dai cani perciò quello in cui i cani mordono di più. Nel 35-40% dei casi l’incidente avviene nelle immediate vicinanze della casa, nel 15-20% all’interno. In genere avviene nella propria casa o in quella di amici. I cani sono nel 40% dei vicini di casa, nel 20% addirittura della famiglia accanto, nel 15% quelli dei genitori. È raro che a mordere sia un cane randagio dimostrando perciò che i rischi maggiori si corrono proprio quando si sorvegliano di meno i bambini. Infatti nel 50% dei casi quando il cane ha morso gli adulti erano disattenti.
l Chi viene morso di più: la metà di tutti gli incidenti dovuti al morso del cane riguarda pazienti di meno di 18 anni all’interno di questa fascia di età il maggior numero dei casi è concentrato fra le età di 1-4 anni e 10-13 anni. I maschi vengono morsicati di più (nel 60% dei casi) rispetto alle femmine.
l I cani più mordaci: il pastore tedesco è responsabile di circa la metà di tutti gli incidenti, ma vengono coinvolte anche altre razze: terrier, cocker, barboncini, labrador. I cani ritenuti più feroci, dobermann, rottweiller, pittbull, rappresentano meno del 2% di tutti i casi. In genere sono i cuccioli maschi che mordono di più.
l Le lesioni: possono presentarsi in qualunque zona, nessuna esclusa, ma soprattutto sono al volto (dal 70 all’85%).
l Le cause: il cane morde in risposta a un’eccessiva confidenza e disinvoltura del bambino. In genere, infatti, il cane morde per paura o per difendersi, per esempio quando il bambino gioca con il cane in modo eccessivo o fastidioso, oppure se il cane si senta immobilizzato. Mordere, perciò, è una difesa o un modo di liberarsi.
In altri casi mordere è il sistema del cane per riconquistare il proprio territorio, per esempio quando gli viene toccata la ciotola del mangiare o gli viene occupata la cuccia. Per lo stesso motivo il cane che già viveva in casa, può mordere il neonato di cui è geloso perché teme che gli occupi il proprio posto nel “cuore” dei padroni.
Che cosa fare
Ecco gli otto interventi da fare quando si viene morsi da un cane:
1) Rassicurare e tranquillizzare il bambino
2) Sciacquare abbondantemente con acqua corrente la ferita: basta questo per ridurre di 2/3 il rischio di infezione, infatti si allontanano le gocce di saliva del cane che contengono i batteri
3) Subito dopo cospargerla con un disinfettante: i migliori sono i derivati dell’ammonio quaternario
4) Se ha dolore somministrare ogni 4 ore un farmaco che contenga paracetamolo (è lo stesso che si usa per abbassare la febbre)
5) Dopo una prima visita si deve ritornare dal medico se si nota che la zona intorno alla ferita diventa rossa, si gonfia o produce liquido oppure quando il bambino ha dolore o gli viene la febbre. Questi segni indicano che è sopraggiunta una infezione e in questo caso sicuramente vanno somministrati gli
6) antibiotici, mentre è inutile iniziare a prenderli appena il bambino sia stato morsicato perché questi farmaci non sono in grado di prevenire le infezioni.
7) Non è dimostrato che sia utile chiudere la ferita con i punti di sutura, perciò vi si ricorre solo in caso di lesioni estese
8) Se, come avviene nella quasi totalità dei casi, si conosce il cane cha ha dato il morso, non è necessario eseguire nessun trattamento preventivo per la rabbia, perché, ormai da anni, non si riscontra più in Italia, mentre per il tetano tutti i bambini sono protetti fino a 15 anni. Solo in caso di ferita molto profonda dovranno effettuare una dose di richiamo i bambini che hanno da 10 a 15 anni o quelli di 5, se non l’hanno ancora effettuato. Per i più grandi: non devono eseguire nessun trattamento se il vaccino è stato eseguito da meno di cinque anni; se sono trascorsi più di cinque anni e meno di dieci andrà eseguita una dose di richiamo del vaccino. Se sono trascorsi più di dieci anni, andranno eseguite le immunoglobuline contro il tetano.
Le dieci regole per una coabitazione senza rischi
1) Rispettare il cane, ricordando che è un essere vivente e non un giocattolo
2) Non occupare mai, né mettere in disordine il territorio del cane, come la cuccia, il tappeto o la poltrona dove normalmente sta
3) Non toccare cani sconosciuti
4) Non fare mai ingelosire il cane: attenzione soprattutto quando arriva in casa il nuovo nato per questo
5) non lasciare solo un bambino piccolo con il cane anche se è docile
6) Non disturbare il cane quando mangia o
7) riposa o dorme
8) Non immobilizzare mai completamente, nemmeno per gioco, il cane, ma lasciargli sempre la possibilità di divincolarsi e di poter scappare
9) Insegnare al bambino a non interporsi fra due cani quando giocano o lottano insieme
10) Non disturbare mai una cagna quando sta con i suoi cuccioli
CAPELLI.
Anche se alla nascita il bambino ne ha molti, sono destinati a cadere e quelli nuovi potranno avere anche un colore diverso. Inizieranno a “cadere” verso i due mesi e mezzo. All’inizio “cadranno” quelli alla nuca (non si pensi che sia l’ “usura” provocata dal cuscino) poi anche quelli delle altre zone. Inizieranno a “rinascere” verso i 6 mesi e mezzo. I primi a “nascere” sono quelli alla fronte, poi ai lati, per ultimi nella zona posteriore.
Questo cambiamento dei capelli è dovuto a una ragione ben precisa: quelli della nascita sono capelli nati tutti insieme che perciò non possono corrispondere alle caratteristiche dei capelli che già si formano dal secondo semestre di vita. Infatti i capelli che ognuno di noi “ha in testa” sono format come la popolazione: ci sono quelli giovani o appena nati, perciò in fase di crescita, quelli adulti che sono la maggioranza, quelli vecchi che progressivamente tendono a cadere e saranno sostituiti dai giovani. Una “popolazione” di capelli nati tutti insieme “moriranno” contemporaneamente e uno resterebbe a “testa pelata”, ecco perché è necessario questo cambiamento.
Anche se i capelli “forniti di serie” alla nascita, sono destinati a cadere, possono ugualmente fornire un’utile indicazione. Si deve osservare che siano presenti uniformemente su tutto il capo, infatti se dovessero esser presenti zone prive di capelli, in questo caso si deve consultare il pediatra. La causa potrebbe essere duplice, o una mancanza dei bulbi piliferi, cioè le “radici” del capello oppure una eccessiva secrezione di sebo che occlude queste radici. È una situazione rara, ma i genitori devono comunque tenerla presente.
CARIE BIBERON (vedi Carie dentale).
CARIE DENTALE.
È una lesione del dente provocata dai batteri presenti nella placca batterica e che determinano la lesione iniziale nello smalto del dente. Quest'azione lesiva viene favorita da tutte le sostanze che indeboliscono lo smalto, per esempio gli zuccheri e l'acidità presente nel cavo orale che è favorita dall'assunzione di alcuni cibi e contrastata da altri. Un valido sistema di prevenire la carie è l'igiene orale e la cura delle lezioni cariose, anche se a carico dei denti da latte.
I denti iniziano a cariarsi già entro il 1° anno di vita (il primo dente nasce verso i 5-6 mesi): questa malattia si chiama “carie da biberon” o “sindrome da biberon”.
È preoccupante perché mentre la carie dentale, che si manifesta soprattutto dai 4 agli 8 anni, è in netta diminuzione, la “sindrome da biberon” è restata costante.
Le caratteristiche.
Non tutti i bambini che succhiano il ciuccio o il biberon con zucchero o tisane dolci, svilupperanno la carie oppure la presenteranno con la stessa estensione e gravità. Infatti oltre al contatto con gli zuccheri sono necessarie 8 caratteristiche individuali:
- lo smalto deve avere un minor spessore o
- essere difettoso,
- la saliva deve essere meno efficiente nel “detergere” i denti,
- la durata del contatto è naturalmente importante perché più a lungo lo zucchero resta depositato sul dente, maggiore sarà l’attività lesiva,
- la notte è il periodo a maggior rischio, non solo perché il bambino resta più a lungo a succhiare il ciuccio o il biberon, ma anche perché di notte rallentano tutti i processi dell’organismo, pertanto la saliva che ha una funzione detergente, viene prodotta in minor quantità ,inoltre si deglutisce meno frequentemente, perciò i liquidi verranno rimossi con più lentezza, potendo prolungare perciò l’attività lesiva,
- il saccarosio è lo zucchero che ha la maggior capacità cariogena e le tisane liofilizzate del commercio ne contengono un’alta concentrazione,
- serve anche la predisposizione alla carie: come è noto i membri di alcune famiglie hanno i denti cariati più di altri,
- determinante anche il livello scio-economico dei genitori: generalmente è basso nei genitori che hanno figli con “sindrome da biberon”.
Le conseguenze.
I più colpiti sono gli incisivi superiori e successivamente incisivi inferiori, molari e canini sia superiori che inferiori. È ormai noto che i denti decidui, quelli che sono conosciuti come “denti da latte” sono indispensabili per poter avere una normale eruzione di quelli permanenti. Per questo è particolarmente dannosa la carie dei denti decidui (da latte). È provocata da un’infezione determinata dallo Streptococco mutans che può danneggiare la gemma (è “l’embrione”) dei denti permanenti e ne può favorire l’eruzione in un “posto” o direzione sbagliata, anticipandola o ritardandola.
Nel caso dei denti decidui (da latte) è ancora più vero il detto che “prevenire è meglio che curare” infatti i bambini spesso non collaborano con il dentista, piangono, chiudono la bocca o “mordono” le mani del dentista, per cui è arduo eseguire una cura conservativa. Se il dente viene tolto si avranno dei danni, infatti si altera il normale assetto della bocca e il conseguente corretto sviluppo. Si ha un’alterazione della deglutizione, della masticazione e anche dell’articolazione delle parole.
Se il bambino perde gli incisivi superiori (quelli che più frequentemente vengono attaccati dalla “carie da biberon”)) è inutile dire ai bambini che hanno “una finestrina” o che “è stato un topino a rubargli i denti” perché le conseguenze non sono trascurabili: la lingua non verrà più arrestata dai denti e avrà la tendenza a protrudere cioè a spingersi in avanti, determinando una deglutizione anormale e altererà la formazione del palato, tendendo a far sviluppare i denti permanenti con un assetto definito “morso aperto” cioè con le arcate dentarie che non si toccano tra loro. La mandibola tenderà a scivolare in avanti in modo che quando il bambino stringe la bocca gli inferiori si trovano in avanti rispetto all’arcata superiore.
Che cosa fare
Il paradosso è che per evitarla basterebbe far dormire di notte il bambino, se lo vuole con il succhiotto senza zucchero e una maggiore igiene dentale.
Questionario per i genitori
Per valutare il rischio che al bambino si carino i denti decidui (da latte) entro i 18 mesi, rispondete alle 10 domande, sommate i punteggi ottenuti e leggete la risposta accanto al risultato.
Domanda n. 1: Per quanto tempo ha dormito succhiando un biberon pieno di liquido zuccherato.
Risposta: conteggiare 1 punto per ogni mese solare, durante il quale il bambino ha succhiato il biberon (considerare un mese anche se ha succhiato per una sola notte)
Domanda n. 2: Ha preso il succhiotto intinto in zucchero e miele almeno per 3 volte alla settimana.
Risposta: se per più di 4 settimane, punti 18
da 1 a 4 settimane, punti 8
meno di 1 settimana, punti 3
Domanda n. 3: I genitori sono separati?
Risposta: se lo sono, punti 2
Domanda n.4: I genitori non hanno mai pulito i denti al bambino?.
Risposta: Se la risposta è positiva, punti 4.
Domanda n. 5: Dopo aver compiuto un anno, beve (o ha bevuto) ancora il biberon.
Risposta: fino a 15 mesi, punti 8
fino a 18 mesi, punti 10
Domanda n. 6: Ha mangiato le pappe dolci?
Risposta: non oltre il 6° mese, punti 0
fino a 8 mesi, punti 3
fino a 1 anno, punti 8
Domanda n.7: Quando ha sete, gli si danno succhi di frutta, tisane, tè, camomilla, anziché acqua.
Risposta: se la risposta è positiva, punti 5
Domanda n. 8: I genitori hanno più di 35 anni?
Risposta: se la risposta è positiva, punti 1.
Domanda n. 9: Il bambino è nato prematuro?
Risposta: se la risposta è positiva, 1 punto.
Domanda n. 10: Il bambino ha avuto una malattia di durata superiore a 1 mese.
Risposta: se la risposta è positiva, 3 punti.
Il risultato
Il rischio che al bambino si carino i denti è:
l basso, se il risultato ottenuto è inferiore a 20
l medio, se il risultato ottenuto è da 20 a 25
l alto, se il risultato ottenuto è da 26 a 35
l altissimo, se il risultato ottenuto è superiore a 36.
Il decalogo dell'alimentazione salutare
un decalogo che è utile sia per la salute del cavo orale, sia per la salute complessiva del bambino e dell'adolescente. I primi cinque punti sono divieti utili per combattere l'obesità e ridurre il rischio di carie dentale. I secondi cinque punti rappresentano la promozione di dieci alimenti. Alcuni alimenti come latte e latticini sono indispensabili per garantire sia la mineralizzazione del dente e dello scheletro, perciò è necessario incrementare un maggior consumo di latte e latticini. I formaggi consigliati dall'odontoiatra sono quelli stagionati con pasta non appiccicosa, pertanto si può scegliere il parmigiano e il grana, molto gradito ai bambini. Le verdure, soprattutto se crude, e le fibre, attraverso la funzione masticatoria, determinano una stimolazione salivare e una determinazione del cavo orale, ma sono indispensabili per la corretta funzionalità intestinale. Il pesce che i bambini dovrebbero assumere tre volte alla settimana, è importante per mantenere il pH della placca al di sopra di 5,5. I bambini gradiscono il pesce purché ne possano riconoscere la forma, pertanto evitare piatti con salse che potrebbero nascondere il contenuto e assolutamente senza lische. Possono essere scelti gamberi e calamari che piacciono ai bambini e sono ricchi in calcio. Il ferro è importante sia per la formazione delle cellule del sangue sia per la formazione delle cellule del sangue, sia per aumentare le capacità di concentrazione mentale, sia per combattere la carie. Oltre che nella carne il ferro si trova anche nei fagioli e ceci. Per la frutta si può scegliere quella a più basso contenuto di zuccheri, per esempio anguria, melone e fragole che sono fra i frutti più graditi.
Ecco i cibi da usare e quelli da evitare
5 NO _ i cibi da evitare
- NO: Ridurre l'assunzione di zuccheri semplici: modificare le abitudini, ridurre l'uso di zucchero.
- NO: Ridurre l'assunzione di dolci: evitare le merendine e privilegiare i dolci fatti in casa, tipo "dolci della nonna"
- NO: Ridurre l'assunzione di bevande zuccherate: promuovere l'uso dell'acqua come bevanda. Ricordarsi che ai bambini piace l'acqua gassata fresca ed è bene accetta se conservate nelle bottigliette che loro ritengono come cosa propria e facilmente identificabile.
- NO: Ridurre l'assunzione di frutta secca: ha un'elevata densità zuccherina e adesività che ha pertanto un'alta capacità adesiva sul dente, ma ha un altissimo contenuto calorico che favorisce l'obesità.
- NO: Bandire i fuori pasto: entro i primi 10 minuti dall'assunzione di cibo, soprattutto se dolci, il pH si riduce notevolmente, arrivando a un valore di 5 dove lo smalto inizia a dissolversi. Tornerà nella norma entro 30 minuti. I fuori pasto fanno introdurre una quantità eccessiva di calorie favorendo l'obesità.
5 SÌ : i cibi da usare
- SÌ: Latte e latticini: scegliere fra parmigiano e grana.
- SÌ: Verdure e fibre: scegliere fra spinaci e sedano.
- SÌ: Pesce: scegliere fra gamberi e calamari.
- SÌ: Cibi ricchi in ferro: scegliere fra fagioli e ceci.
- SÌ: Frutta: scegliere fra anguria, melone, fragole.
CARNE.
Che la carne sia importante nell'alimentazione è cosa più che scontata: è ricca di proteine, e di molti minerali fra i quali, importantissimo, il ferro. Quando, come spesso accade per esempio d'estate, il bambino ha meno “attrazione” per la carne, è bene lasciar perdere. Sarà un bene per il bambino ma anche per i genitori che avranno qualche problema in meno!
Se il bambino rifiuta ormai la carne di vitello, se proprio ci si tiene a fargli introdurre proteine animali, gli si potrà dare uova, formaggi, latte, ricotta, pesce.
Prima di arrabbiarsi con i bambini per lo scarso "consumo" di carne è bene ricordarne il fabbisogno giornaliero, che è peraltro più basso di quanto normalmente si ritenga: 20-30 grammi il giorno per la fascia di età da 6 a 12 mesi per arrivare a 60-70 grammi quando il bambino avrà raggiunto i 2 anni di età.
I salumi possono essere concessi al bambino all'età di 4-5 anni.
Il rapporto tra i bambini e la carne è tutto sbagliato: i genitori vogliono che i figli la mangino, ma se non piace, un po’ alla volta si disgustano di tutti i cibi e diventano inappetenti. Dalle statistiche risulta invece che ne viene consumata troppo determinando un’assunzione eccessiva di proteine.
Per non sbagliare si devono seguire dieci regole:
- L’unico vantaggio della carne, rispetto agli altri alimenti, è che contiene il ferro, ma questo elemento si trova anche nel pesce, uova, fagioli, piselli e verdure, con cui la si potrà sostituire se al bambino non piace.
- La carne non va mangiata tutti i giorni, ma solo 3 o 4 volte, massimo 5, la settimana.
- Evitare la paillard e la bistecca alla fiorentina perché, soprattutto quando la carne è “dura”, i bambini la mangiano svogliatamente, masticandola a lungo come fosse un chewing-gum (i più la rifiutano o la sputano).
- La coscia del pollo arrosto è una delle pietanze preferite perché i bambini vogliono sempre capire e riconoscere quello che mangiano.
- Per lo stesso motivo non vanno mai preparati piatti troppo elaborati o pasticciati in cui le varie componenti siano mischiate fra loro.
- Il fegato, se piace, può essere dato una volta alla settimana.
- La carne deve essere sempre cotta bene e a lungo.
- Il barbecue non va bene: la cottura è insufficiente e determina la formazione di sostanze cancerogene.
- Usate poco sale per evitare che nell’età adulta si abbiano malattie del cuore e della circolazione, ci si deve abituare, fin da bambini, ai cibi poco salati.
- A tavola tutti devono mangiare lo stesso tipo di carne: è frustrante per i bambini veder mangiare ai grandi cibi diversi soprattutto se, come spesso accade, sono più appetitosi.
- Le idee sbagliate sulla carne non finiscono più: si ritiene che quella rossa sia da preferire alla bianca e che alcune parti della bestia siano da preferire alle altre. È tutto sbagliato infatti la carne è tutta uguale.
- Non va sottovalutata l’eccessiva introduzione di proteine. Innanzitutto crea un disequilibrio nell’alimentazione (le proteine dovrebbero essere il 10%, gli zuccheri il 60-65% e i grassi il 25-30%). Troppe proteine potrebbero però danneggiare anche importanti organi dell’organismo come i reni.
- Si pensa che la carne sia indispensabile perché sia l’unico alimento che fa introdurre il ferro. È un errore anche questo, infatti fagioli e ceci ne contengono di più.
- È sottovalutato anche il rischio che la carne possa trasmettere delle infezioni. L’eventuale presenza di agenti infettivi viene distrutta dal calore, perciò le alte temperature che si raggiungono con il forno o la cottura in padella distruggono quasi tutti gli agenti infettivi. La cottura al barbecue oltre che determinare la formazione di sostanze cancerogene dà una cottura insufficiente che lascia indenni molti agenti infettivi. Per gli hamburger, che è carne lavorata, in cui, toccata con le mani, vi potrebbero essere presenti gli agenti infettivi. è sconsigliata la cottura al barbecue. Per lo stesso motivo non andrebbe mangiata la carne cruda.
- Infine i bambini. Alla maggioranza la carne non piace e a molti gli viene fatta mangiare per forza. La conseguenza è che il bambino interpreta il momento del mangiare come una punizione. All’inizio “odierà” solo la carne, quella che gli viene data per forza, poi la “guerra” si estenderà a tutto il cibo.
Le domande più frequenti.
Ecco in 10 domande tutte le informazioni per fare buon uso della carne per bambini e adolescenti.
- Quante volte alla settimana? L’ideale sarebbe 3 o 4 volte, ma non si deve mai superare le 5 volte, infatti la carne è ricca di proteine e un eccessivo apporto determina difficoltà digestiva e sovraccarico per il rene, inoltre il sodio di cui è ricca interferisce con l’assorbimento del calcio che è importante per bambini e adolescenti per avere ossa forti.
- Rossa o bianca? Non ci sono sostanziali differenze né per il valore nutritivo né per il contenuto di sali minerali fra carni bianche e rosse e fra le varie specie, perciò non è vero che le carni che costano meno hanno un minor valore nutritivo.
- Ci sono differenze fra i tagli di carne e fra parte anteriore e posteriore dell’animale? No. L’apporto nutrizionale è sostanzialmente identico.
- Qual è la migliore cottura? La migliore è con il forno elettrico, ma va bene anche con quello a microonde e al tegame. Sconsigliata invece la cottura al vapore e al barbecue perché non si raggiungono mai alte temperature e così la carne non viene sterilizzata a sufficienza. Attenzione alla bollitura: elimina gli agenti infettivi, ma distrugge anche molti principi nutritivi che la carne contiene e il brodo che si ottiene, contrariamente a quello che si pensa, ha un bassissimo valore nutritivo perché molte sostanze che contiene sono state distrutte con l’ebollizione. Per fare un paragone il brodo di carne ha un valore nutritivo inferiore al passato di verdura.
- Qual è l’infezione da temere maggiormente? Attenzione particolare agli hamburger cotti alla piastra perché la carne triturata e manipolata potrebbe essere stata infettata dalla Escherichia coli. Questa informazione è utile per ricordarsi di cuocere nel tegame e a lungo gli hamburger.
- Che fare se bambini e adolescenti non mangiano la carne? Non gli va fatta mangiare per forza perché si rischia di fargli “odiare” prima la carne e poi tutto il cibo. La carne può essere sostituita da pesce, uova, formaggi e legumi.
- Quali sono i tipi di carne meno graditi? La paillard e la bistecca in generale, inoltre tutti i tipi ricoperti da salse perché i bambini vogliono riconoscere cosa mangiano. Per lo stesso motivo in genere non sono bene accettate le pietanze troppo elaborate.
- I tipi più graditi? L’hamburger e il polpettone in generale perché non devono essere masticati troppo, inoltre, soprattutto ai più piccoli, il pollo arrosto, in particolare la coscia perché possono riconoscere bene ciò che mangiano. In particolare si deve ricordare che è bene proporre anche ai più piccoli gli stessi tipi di carne che mangiano gli adulti, meglio se sono ricette che ricalcano la tradizione regionale: andranno offerti i cibi che gradiscono ed evitati quelli che non piacciono. Ricordare sempre che ai bambini piacciono i cibi saporiti e appetitosi. L’unica accortezza di usare poco sale.
- Si possono usare le carni surgelate? La surgelazione provoca cambiamenti limitati dal punto di vista nutrizionale, ma per la carne determina un vantaggio perché rende le proteine (di cui è particolarmente ricca) più facilmente assimilabili da parte dell’organismo. Questo fenomeno aumenta progressivamente dalla surgelazione e raggiunge il massimo in 8-10 mesi dopo decresce. Per questo non è mai opportuno conservare la carne surgelata per più di 12 mesi.
- Quanto tempo si può conservare la carne in frigorifero? Se è cruda va tenuta nella parte più fredda del frigorifero e conservata in contenitori a chiusura ermetica o nelle confezioni del supermercato. Se è tritata può essere conservata al massimo per 2 giorni, a fette per 3 giorni, a pezzi per 7 giorni. Se è cotta, può essere conservata per 2 giorni nei ripiani centrali e posta in frigorifero entro 2 ore dalla cottura. Va tenuta in contenitori a chiusura ermetica.
CARNEVALE.
Il carnevale fa bene alla salute dei bambini, soprattutto perché stimola la fantasia e, attraverso i travestimenti permette di sviluppare le operazioni mentali. È anche un'occasione di stare in mezzo ai coetanei e oggi si sa che il rischio dell'attuale società è per bambini e adolescenti quello di stare sempre più soli con pochi amici e poco tempo passato con i genitori.
CEFALEA (mal di testa).
Il mal di testa è uno dei disturbi più frequenti nei bambini: spesso non lo sanno riferire bene, ma è mal di testa anche quando dicono che “gli gira la testa”, oppure, specialmente i più grandi, riferiscono di avere “pesantezza” alla testa o sensazione di “testa vuota”. Ne soffre un bambino ogni 4, che aumenta fino a uno ogni 3 nei periodi di maggiore stress come ora che la scuola sta per terminare per cui si ha il maggior impegno, la “paura” di compiti e interrogazioni, infatti il mal di testa è provocato quasi sempre da problemi psicologici e difficilmente da malattie dell’organismo, perciò è raro che sia dovuto, come al contrario pensano subito i genitori, alla sinusite o ad un disturbo della vista.
Per capire il tipo e l’origine del mal di testa, si deve osservare dove il bambino lo avverta.
l Se è alla nuca
Il mal di testa è avvertito alla nuca, talvolta solo come sensazione di “pesantezza” alla testa. È più frequente al pomeriggio e alla sera. Questo tipo di mal di testa ha un’origine psicologica: può essere provocato dalle “preoccupazioni” per la scuola o dai problemi in famiglia: i bambini sanno che i genitori si attendono dei buoni risultati scolastici ed hanno paura di deluderli: in questo caso il mal di testa non lo hanno mai il sabato sera, quando il giorno dopo è vacanza, ma dalla domenica al venerdì, cioè prima della scuola.
Quando il mal di testa non è legato alle “preoccupazioni” per la scuola, è indipendente dai giorni di vacanza: in questo caso la principale causa che lo provoca è la famiglia, soprattutto quando i genitori sono autoritari o non riescono a dare affetto e serenità ai bambini, per questo i figli dei separati hanno più mal di testa degli altri. È importante perciò che, se il bambino presenta questo tipo di mal di testa, i genitori capiscano i motivi del disagio.
l Se è alla fronte
In questo caso il dolore, oltre che alla fronte, può estendersi anche alla zona dell’occhio. Spesso il dolore è avvertito da un solo lato della testa. È più frequente al mattino. L’ipotesi più probabile è che si tratti di emicrania, una forma particolare di mal di testa, che si presenta di più in alcune famiglie, infatti ne soffre almeno uno dei due genitori del bambino. Quando c’è l’attacco di mal di testa, il bambino spesso ha anche vomito, nausea, vertigini, è pallido, gli dà noia la luce e i rumori, per cui sta meglio, in silenzio, in una stanza al buio. Questi attacchi di emicrania tendono a presentarsi periodicamente da più di una volta alla settimana a più di tre volte l’anno.
Che cosa fare
Si deve far visitare il bambino dal proprio medico. In tutti i casi il mal di testa è scatenato dallo stress: per il bambino è una richiesta di attenzione e perciò basta i genitori si interessino a lui perché il mal di testa regredisca: per questo “coccole”, bacini e carezze vanno sempre bene.
Emicrania
Le cause
riporto le cause che possono scatenare l’attacco di emicrania in ordine decrescente di importanza.
- stanchezza, emozioni stress.
- rumori, confusione nell’ambiente.
- stimoli visivi.
- tragitti in automobile.
- infezioni.
- digiuno.
- fattori climatici: soprattutto il caldo.
- traumi cranici banali;
- mestruazioni;
- alcuni tipi di farmaci;
- alcuni cibi;
- bevante alcoliche.
I dieci sintomi dell’emicrania.
L’attacco di emicrania si presenta in modo caratteristico.
Può durare da trenta minuti ad alcune ore.
In genere si verifica a scuola o durante il pomeriggio, meno durante le vacanze scolastiche o il sabato sera e questo conferma il ruolo della tensione emotiva e lo stress in generale.
Anche il numero degli attacchi durante un anno e l’intensità è variabile da bambino a bambino.
Ecco, in ordine di frequenza, i 10 sintomi che sono presenti:
- dolore alla testa: spesso alla fronte.
- pallore, nausea, vomito, dolori addominali.
- fotofobia (dà noia la luce).
- danno noia i rumori.
- gira la testa.
- disturbi alla vista: può essere annebbiata; si può vedere meno . Possono apparire anche a occhi chiusi, lampi luminosi :questo disturbo scientificamente si chiama scotoma.
- difficoltà a concentrarsi e senso di confusione.
- disturbi dell’umore.
- formicolii, soprattutto alle mani e alla bocca.
- disturbi del linguaggio.
Equivalenti emicranici (simili al mal di testa)
Ci sono disturbi che si presentano periodicamente e che hanno in comune di essere provocati dalla tensione psicologica ed essere una richiesta di affetto. Oltre al mal di testa sono dolori addominali (“mal di pancia”), i dolori agli arti, quelli che una volta venivano chiamati “dolori di crescita” e il vomito che si presenta periodicamente. In comune hanno anche la diagnosi e la cura, infatti si deve escludere con la visita del pediatra e gli esami, la presenza di malattie e, se non ci sono, si cureranno solo con “coccole”, bacini e carezze.
Il ruolo dei genitori nel determinare questi sintomi è dimostrato anche dal fatto che il mal di testa è più probabile che lo abbiano i bambini che si impegnano molto a scuola e i figli delle mamme che lavorano fuori casa.
Le madri dei bambini che hanno “mal di pancia”, in genere, sono casalinghe, hanno poca cultura, ma hanno delle persone, soprattutto il marito o i genitori con cui parlare e dividere la responsabilità dell’educazione dei figli.
Le mamme casalinghe, poco colte, sole o senza nessuno con cui poter esporre i propri problemi avranno figli sia con mal di testa sia “mal di pancia”.
La cura
È importante capire le cause del mal di testa e in caso di emicrania eliminare i fattori scatenanti, ma, quando dà noia al bambino, è importante anche farlo passare subito e la medicina giusta, quasi sempre senza che i genitori lo sappiano, c’è in tutte le case ed è quella che si usa per abbassare la febbre, cioè i farmaci che contengono il paracetamolo, di cui tutti i genitori conoscono almeno uno o due nomi commerciali. Quando c’è mal di testa, questo farmaco va usato agli stessi dosaggi di quando il bambino ha la febbre. Assunto per bocca, ha il massimo effetto da dieci minuti fino a un’ora dopo e ne può essere somministrata una nuova dose se dopo quattro ore il bambino ha sempre il mal di testa. Il farmaco si può acquistare in farmacia senza dover presentare la ricetta ed è disponibile in sciroppo, supposte, gocce, bustine e compresse, quando è possibile è preferibile usarlo per bocca.
Da ricordare:
Cefalea
- Inizia fra i 6 e i 9 anni
- L’incidenza è del 2,5% a 7 anni e del 5% (come gli adulti) a 11 anni
- Le femmine sono più colpite dei maschi in rapporto di 2 a 1.
- Familiarità dell’85-90% dei casi.
- Nell’85% dei casi il dolore è localizzato alla fronte e agli occhi.
Cefalea da tensione
- È presente nei giorni di scuola, o comunque in rapporto a essa.
- È più frequente il pomeriggio e la sera.
- È riferito come mal di testa, pesantezza alla testa o come sensazione di “girare la testa.
- Il dolore è riferito alla nuca.
Cefalea nell’adolescente
La depressione negli adolescenti è causata in modo prevalente dal mutamento dei rapporti interpersonali, in particolare dall’abbandono dell’oggetto genitoriale il quale, per molto tempo, è stato un modello di identificazione.
Sono in relazione sempre tre elementi:
- ansia,
- cefalea,
- depressione.
CELIACHIA.
È l’intolleranza al glutine, che è il principale complesso proteico presente nel grano, orzo, avena e segale. I pazienti che ne sono affetti non riescono a trasformare (“digerire”) i cibi che lo contengono.
La trasformazione della gliadina che è un componente del glutine, porta alla formazione di sostanze tossiche, capaci di danneggiare le cellule dell’intestino; il meccanismo sembra che sia autoimmunitario: infatti la gliadina contiene in abbondanza un amminoacido, la glutamina, che per essere elaborato ha bisogno di un enzima, la transglutaminasi umana tissutale, ma nei soggetti celiaci l’organismo fabbrica anticorpi contro questo enzima, che, però, si possono legare anche alle cellule intestinali e danneggiarle. Il risultato è che il rivestimento interno dell’intestino, cioè la mucosa, si appiattisce (diminuiscono le ondulazioni presenti, cioè i villi intestinali, che servono per aumentare la superficie interna dell’intestino e permettere così un maggior assorbimento delle sostanze).
L’organismo cerca di reagire al danno producendo sempre nuove cellule, ma, essendo giovani, non “sanno lavorare bene” e così non si riesce più ad assorbire le sostanze nutritive si determina il fenomeno più conosciuto della celiachia, che è il malassorbimento.
Fino a pochi anni fa si riteneva che la celiachia fosse una malattia rara, perché presente in una persona ogni 4.500 e che determinasse solo sintomi legati all’apparato digerente. Oggi si è scoperto invece che la celiachia può dare molti altri sintomi, anche impensabili come sul piano della sessualità, perciò la presenta una persona ogni 90, molti potrebbero essere celiaci anche senza saperlo.
I sintomi:
il binomio classico che fa pensare alla celiachia si ha quando un bambino ha diarrea prolungata e perde peso, ma sono tipici anche altri sintomi:
- vomito,
- meteorismo addominale (aria nell’intestino e addome gonfio),
- irrequietezza o, al contrario,
- apatia,
- inappetenza.
Altri sintomi sono meno tipici:
- diminuzione dell’accrescimento in altezza,
- dermatite herpetiforme,
- diabete mellito,
- anemia che non si risolve con la somministrazione del ferro.
I sintomi dei giovani e degli adulti sono legati all’anemia che è responsabile di un minor rendimento scolastico e di una diminuzione di concentrazione e a facile affaticabilità.
Altri disturbi sono crampi e debolezza muscolare, formicolii.
Il malassorbimento determina anche una minor disponibilità di calcio e perciò ossa meno “forti”,osteoporosi e tendenza alle fratture.
Sul piano sessuale si possono avere prestazioni sessuali ridotte, ma la celiachia potrebbe essere anche una causa di sterilità di coppia (incapacità di avere figli) o poliabortività (presentare aborti frequenti).
La diagnosi (che cosa fare)
Chi presenta questi sintomi o ha qualche parente celiaco deve eseguire un semplice esame del sangue per ricercare la presenza di anticorpi antitransglutaminasi umana tissutale.
Nei casi in cui si sospetti la malattia, si ricercano gli anticorpi anti endomisio (sono indicati con EMA o AEA), che sarebbero autoanticorpi diretti sia contro la transglutaminasi umana tissutale sia contro l’endomisio (è il rivestimento delle cellule o delle fibre muscolari) dell’intestino.
La diagnosi certa della celiachia si ha quando, dopo aver prelevato, attraverso una biopsia intestinale, dei piccoli frammenti di mucosa, che poi verrà esaminata al microscopio., si vede che la mucosa intestinale è piatta. Il secondo elemento importante per la diagnosi si ha quando si assiste al netto miglioramento, dei sintomi quando venga sospesa l’introduzione degli alimenti contenenti glutine.
La cura:
si devono escludere i cibi contenenti glutine, che sono quelli preparati da farina di frumento, avena, segale, orzo, triticale, o che contengono malto o amido di frumento. Privi di glutine e perciò concessi sono: le farine di riso, mais, soia, grano saraceno, castagne, miglio, tapioca, midollo di palma, carrube, fecola di patate. Fra i prodotti del commercio privi di glutine ci sono farine e lieviti per pane, pizza e dolci, pasta, fette biscottate, crackers e pane confezionato.
Se la diagnosi di celiachia è stata effettuata presso una clinica universitaria o un ospedale, presentando una domanda alla propria A.S.L., questi prodotti vengono concessi gratuitamente al paziente e potranno essere ritirati periodicamente presso le farmacie.
CELLULARE.
Il cellulare è utile ,perciò può essere usato anche dai bambini dell’asilo. A 3 ani un bambino ha bisogno di socializzare, cioè stare in mezzo agli altri bambini, perciò andare all’asilo non è un parcheggio ma un esigenza educativa,ed è una fase di un cammino progressivo che porterà alla formazione della persona adulta. Questo cammino prevede un progressivo distacco dai genitori e una contestuale acquisizione dell’autonomia. I bambini, per i primi 12-13 anni di vita sono estremamente metodici, abitudinari e ripetitivi, si direbbe che sono dei “conservatori” e lasciare la propria casa, con i propri punti di riferimento è sempre uno sforzo che provoca stress. Sono piccoli momenti di crisi che non certo interrompono il cammino verso l’acquisizione dell’età adulta. Avere in tasca la possibilità di sentire la voce della mamma, è un elemento di conforto. Allora non facciamo i rigidi nei confronti dei piccoli e i tolleranti con gli adulti, veniamo incontro ai bambini e agli adolescenti, perché per crescere non è necessario soffrire. La sofferenza, la solitudine, non hanno mai una valenza educativa. Con la stessa logica il cellulare e la “libertà di telefonata” va lasciata anche ai bambini delle elementari e agli adolescenti. Oggi bambini e adolescenti vivono sempre più soli, circondati da presenze inanimate come il computer, la televisione, i videogiochi, per cui consiglio sempre di tenere in casa un cane o un gatto perché sono pur sempre una presenza animata. Allora perché favorire la solitudine di questi bambini e adolescenti quando può essere rotta da un contatto umano attraverso una telefonata. Il genitore autorevole sarà quello che insegna ai figli a usare con intelligenza il cellulare, spiegandogli canoni e tariffe, ma non va vietato, perché si tratta pur sempre di una scelta autoritaria. All’inizio dicevo che il cellulare non serve per togliere l’ansia alle mamme, ma nemmeno deve essere un modo per non portare a passeggio i figli. Il cellulare e il telefono in generale è come le medicine: fa bene alla dose giusta, ma fa male in eccesso. Lasciare libertà di telefonata non significa che i bambini non vadano portati fuori a prendere aria o a passeggio, anzi la cosa fondamentale del genitore autorevole è quello di parlare con i figli, condividere le esperienze, le vacanze, i fine settimana. Il telefonino non esclude tutte queste cose, ugualmente le coccole, i bacini e le carezze sono fondamentali e l’essenza del ruolo dei genitori e non sono certo influenzate o sminuite dall’uso del cellulare.
CEROTTI.
Ci sono i cerotti e i cerottini: i primi, servono per le medicazioni, i secondi, sono anche una “coccola”. Fino ai primi decenni del secolo scorso cerotto era sinonimo di empiastro che deriva dal greco emplasso che significa “spalmare”: era un unguento a base di piombo ed acidi grassi, oppure olio di oliva, protossido di piombo, acqua e trementina, con aggiunta, in alcuni tipi, di acido salicilico o, per la cura delle malattie cutanee dovute alla sifilide, con mercurio. Questo unguento veniva spalmato su cuoio o tela e, applicata sulla pelle, la temperatura corporea lo faceva rammollire e così aderiva di più alla pelle. Empiastro in tedesco si diceva Pflaster, termine che era usato anche in Italia per riferirsi al prodotto in cui veniva usata la tela impermeabile. Il taffetàadesivo era un’altra variante: c’era la colla di pesce, benzoino e balsamo peruviano spalmati su fine tessuto di seta che, in caso di piccole lesioni, serviva a coprire e far riparare la pelle. Negli anni i cerotti sono divenuti più “belli”, pratici, veloci da applicare, servono anche per mantenere un farmaco a lungo sulla pelle, in modo da poter essere liberato lentamente e a lungo, per esempio in caso di menopausa, di malattie di cuore…
I cerottini: il bambino si fa male e dice alla mamma “mettimi un cerottino”
Servono a proteggere la pelle dalle infezioni, da nuovi traumi o da lesioni prodotte dalle unghie, ma la loro funzione insostituibile è quella di sostegno affettivo: il bambino caccia la paura, anzi si sente rassicurato quando un adulto si occupa di lui e gli mette il famoso cerottino, segno che gli vuole bene e anzi, ogni volta che lo rivedrà, si ricorderà del gesto di premura e affetto dell'adulto, infatti nei cartoni animati, dopo la pur minima lesione, i personaggi appaiono sempre con due vistosi cerottini applicati a X sulla pelle.
CERUME.
(vedi Tappo di cerume,)
CHECK UP o CHECKUP.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: controllo (medico) generale.
CIANOSI.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: colorazione bluastra della pelle.